La rete di Al-Qaeda si estende in tutto il mondo
e la lotta contro il terrorismo è sempre più necessaria
Testata: Corriere della Sera
Data: 26/05/2004
Pagina: 5
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Al Qaeda, 18 mila pronti alla guerriglia
I terroristi di Al-Qaeda sono sparsi in tutto il mondo, dall'Iraq alle Filippine: Guido Olimpio, sul Corriere di oggi, illustra alcuni dati in merito.
DUBAI — Al Qaeda cambia pelle e nascono nuovi capi che imitano Osama. Un mutamento imposto dalle difficoltà operative emerse negli ultimi due anni. Una riorganizzazione che porta a sistemi di reclutamento diversi e ad accordi con gruppi minori. Messaggi in codice sono stati inviati agli operativi affinché seguano le indicazioni della leadership. Una nostra fonte ha ricostruito la mappa di Al Qaeda.
L’IRAQ — Deve diventare un altro Afghanistan, dove inviare volontari islamici e reclutare mujaheddin da impiegare nei paesi confinanti. Sul territorio iracheno Al Qaeda agirà in pool con il network di Abu Musab Al Zarkawi, terrorista giordano che è autonomo ma è disposto a collaborare. Il progetto ha quattro mete: affiancare la resistenza, contaminarla, stabilire alleanze con le fazioni esistenti, ( Al Ansar Al Sunna), eliminare figure che possono contribuire alla stabilizzazione ( membri del governo iracheno, il rappresentante Onu Brahimi). E’ interessante rilevare come molte cellule - sia in Europa che in Medio Oriente - dicano: « Siamo di Al Ansar » .
Quasi che questo marchio abbia sostituito quello di Al Qaeda.
SUDAN — E’ un ritorno alle origini. Fino al 1996 è stata una delle principali basi per Bin Laden e questo ha permesso di creare un tessuto di rapporti tribali. Grazie a questi vincoli, i qaedisti hanno creato un primo centro di reclutamento che sarà presto seguito da un secondo. In Sudan gli uomini di Osama hanno stabilito un asse operativo con l’Hezbollah libanese e con i rappresentanti di Hamas. Un altro punto di contatto verrà stabilito nello Yemen, terra d’asilo per i mujaheddin.
L’EUROPA — I dirigenti l’hanno inserita nel quadrante di tiro: la strage di Madrid ha rappresentato solo il primo colpo. Ma al tempo stesso la regione deve conservare la caratteristica di serbatoio di combattenti. Al Qaeda vuole coltivare l’area di reclutamento puntando sugli immigrati musulmani che hanno la nazionalità e un passaporto europei. Il mix ideale è quello che mette insieme il giovane arabo cresciuto a Parigi e il veterano tornato dalla guerra in Bosnia o Cecenia. A questi militanti dovranno aggiungersi - risvolto nuovo - elementi non- musulmani che però condividano « la lotta all’Impero » . Gli emissari dovranno creare gruppi sfruttando legami familiari e rapporti sociali mentre per i finanziamenti ricorreranno al traffico di droga.
L’ASIA — La rete di Osama ha investito denaro e uomini nelle Filippine, Indonesia, Malaysia, Thailandia e Australia. Oltre a scegliere militanti tra gli strati più poveri della popolazione, gli arruolatori sono riusciti ad ingaggiare cristiani convertiti all’Islam.
Il CONTAGIO — Consci che gli esponenti oltranzisti sono tenuti d’occhio, i responsabili di Al Qaeda hanno lanciato la campagna di seduzione nei confronti di figure moderate. Esponenti della Fratellanza musulmana in Europa - rivelano le nostre fonti - sono stati avvicinati da sedicenti sheikh pachistani che hanno chiesto di poter tenere lezioni a giovani musulmani. Al tempo stesso i misteriosi « pellegrini » si sono interessati alla preparazione religiosa degli immigrati e alle loro condizioni di vita nel paese ospitante. C’è il timore che si tratti di un tentativo di infiltrazione. In tutto il mondo - sostiene l’Istituto di studi strategici di Londra - vi sono 18 mila potenziali guerriglieri qaedisti.
I LEADER — Fino ad un anno fa, erano solo Osama e il suo vice Ayman Zawahiri a dettare la linea. Con il conflitto in Iraq sono nati i « piccoli » Bin Laden. Il più famoso è il giordano Al Zarkawi. Rivendica ogni azione, usa Internet per fare propaganda, sfrutta la resistenza anti- Usa per affermarsi come faro ideologico e militare. I media internazionali e le autorità lo aiutano. Parlano più di Al Zarkawi che di Osama. Dicono che si nasconda in Iraq, lo hanno persino segnalato nella città- simbolo Falluja.
Certamente punta a legare il suo nome a quello dei ribelli iracheni. Poco più a sud, in Arabia Saudita, agisce Al Mokrin, primo nella lista dei super- ricercati. Ha creato una « Accademia per mujaheddin » su Internet, minaccia, organizza attacchi. Entrambi hanno nel mirino il petrolio.
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