La barbarie di Hamas raccontata (o non raccontata)
da otto quotidiani italiani
Testata:
Data: 11/05/2004
Pagina: 11
Autore: giornalisti vari
Titolo: Resti di sei soldati israeliani come trionfo per Hamas
Tutti i quotidiani italiani parlano più o meno diffusamente della strage dei sei soldati israeliani, uccisi nella Striscia di Gaza, i cui cadaveri sono stati barbaramente oltraggiati dai terroristi palestinesi. L'episodio ricorda molto il linciaggio di due soldati avvenuto a Ramallah all'inizio dell seconda intifada e dimostra fino a che punto il culto della morte sia penetrato nella società palestinese. Un nichilismo senza prospettive di cui alcune anime belle cercano di trovare giustificazione morale.

IL MANIFESTO si dimentica di dare la notizia, soffermandosi più che altro sulla violenza dell'operazione israeliana, che ha causato la morte di due bambini palestinesi. Lo scempio dei cadaveri viene equiparato alle tanto vituperate torture di Abu Ghreib e inquadrato nella logica della risposta alle esecuzioni mirate di Yassin e Rantisi. Per il quotidiano comunista si tratta di normale amministrazione, non ci stupisce.

EUROPA dedica alla notizia lo spazio di un trafiletto, probabilmente il quotidiano della Margherita preferisce tacere sui misfatti dei palestinesi concentrandosi invece sui "misfatti" americani di Abu Ghreib.

IL MESSAGGERO dedica alla vicenda un articolo di Eric Salerno. Verso la fine dell'articolo, descrivendo gli avvenimenti della giornata, riporta la notizia della morte di un tredicenne palestinese come se quest'ultimo fosse stato ucciso a sangue freddo dagli israeliani durante gli scontri.

Anche su IL MATTINO Michele Giorgio segue questa stessa strada. La realtà è ben diversa e gli altri giornali lo confermano. Il giovane si trovava accanto ad un auto a bordo della quale terroristi palestinesi si stavano spostando, presumibilmente per andare a combattere, ed è stato colpito dalle schegge del missile che ha centrato l'auto. Il sistematico uso da parte dei terroristi palestinesi dei civili come scudo fa sì che fatti del genere possano accadere.

AVVENIRE, pur titolando in prima pagina "Orribile ricatto di Hamas sui cadaveri degli israeliani", si sofferma soprattutto nella descrizione della cruenta battaglia avvenuta nella striscia, omettendo i particolari sullo scempio dei cadaveri. La cronaca di Barbara Uglietti consente la comprensione di tutta la vicenda, tuttavia alcuni dettagli, come l'uso del termine resistenza per descrivere i combattenti palestinesi, sono fuorvianti per il lettore e tendenziosi.

REPUBBLICA pubblica in prima pagina la foto dei terroristi palestinesi che mostrano i resti dei soldati israeliani. Alla descrizione della vicenda contribuiscono gli articoli dell'inviato Carlo del Re ed un editoriale di David Grossman. La cronaca di del Re sembra essere corretta e comunque molto meno faziosa rispetto agli standard a cui il quotidiano dell'Ing. de Benedetti, con le cronache di Alberto Stabile, ci aveva abituato.

LA STAMPA pubblica una foto in prima pagina con il rimando alla cronaca di Claudia Ferrero che risulta corretta ed equilibrata. Notiamo con stupore la vignetta di Forattini, che stranamente non è antiisraeliana.La nota dolente è invece la descrizione della vicenda del linciaggio di Ramallah che mistifica la realtà. (vedere IC di oggi, mercoledì 12 maggio '04)

TELEVIDEO informa che sei soldati israeliani sono rimasti "uccisi" (una fatalità?) durante uno scontro con "attivisti" di Hamas. Hanno tralasciato di dire che il mezzo corazzato dell'IDf era saltato in aria su di una carica esplosiva (non esistono mine anticarro da 100 kg!) preparata dai terroristi palestinesi durante un'operazione antiterrorismo e che poi hanno oltraggiato i corpi di quei poveri soldati.

II CORRIERE DELLA SERA accomuna la vicenda dei sei soldati israeliani a quella dell'ostaggio americano decapitato ieri. Lo fa accuratamente con un interessante editoriale di Guido Olimpio che spiega la strategia del terrore e le sue varie connessioni. Allo scempio dei cadaveri dei soldati e alla descrizione della battaglia nella striscia è dedicato l'articolo di Elisabetta Rosaspina. Davide Frattini invece intervista un personaggio politico palestinese indipendente che si dichiara contraria a questo genere di atti. Sempre nella stessa pagina Guido Olimpio analizza la situazione di Hamas alla luce degli ultimi avvenimenti.

Di seguito pubblichiamo la cronaca di Elisabetta Rosaspina e l'analisi di Guido Olimpio sul Corriere della Sera di oggi.

"Gaza, scempio sui resti dei soldati israeliani" di Elisabetta Rosaspina, pagina 11.

GERUSALEMME — Il giorno della barbarie tramonta su Gaza mentre i soldati stanno ancora frugando casa per casa alla ricerca della macabra refurtiva: brandelli umani. Cercano pezzi dei loro sei commilitoni, saltati al mattino su una bomba anticarro assieme al carico di esplosivo che trasportavano dopo un’operazione notturna nel quartiere periferico di Zeitun, il quartiere degli « Ulivi » .
I 50 chili di dinamite palestinese si sono sommati ai 130 stipati nel blindato israeliano, devastato assieme ai suoi sei passeggeri.
Nel raggio di decine di metri, in ostaggio al nemico, sono finiti resti umani come quelli che, subito dopo gli attentati agli autobus o ai locali di Gerusalemme e Tel Aviv, vengono religiosamente raccolti fino all’ultima goccia di sangue da squadre di specialisti ortodossi. Ieri la carne sanguinante degli avversari è stata esibita per le strade e davanti agli obiettivi fotografici da uomini mascherati di Hamas e, infine, è stata messa sul tavolo di una non inedita trattativa: i resti dei vostri soldati contro la liberazione dei nostri prigionieri. Per tutta Israele, e non soltanto per il primo ministro Ariel Sharon, riunito per ore con il capo di Stato Maggiore e i suoi consiglieri, è stato un flash back di quattro anni: l’epoca del ritiro dal Libano e dello scambio tra prede di guerra, vive o morte, che ancora adesso non si è concluso tra lo Stato ebraico e gli hezbollah.
Ieri tutto è cominciato come una delle tante giornate di battaglia nella Striscia di Gaza: i mezzi israeliani erano entrati in piena notte a Zeitun per distruggere alcuni laboratori che, secondo l’intelligence israeliana, nascondevano fabbriche di razzi Kassam e, nella versione palestinese, erano solo negozi di meccanica e ferramenta. I soldati della Brigata Givati avevano completato l’opera attorno alle sei. Dopo aver fatto saltare cinque officine, gli Apc, i corazzati israeliani, stavano lasciando la zona, quando uno di loro è finito su un ordigno piazzato lungo la strada. Il risultato è andato oltre le speranze di Hamas che, da più di un mese, aspettava l’occasione per vendicare gli omicidi mirati dei suoi due leader, il capo spirituale Ahmed Yassin e quello locale, il medico Abdel Rantisi, uccisi dagli elicotteri israeliani, rispettivamente, il 22 marzo e il 17 aprile.
Un fungo arancione si è materializzato nel cielo di Gaza. E come sempre accade nelle strade tormentate della Striscia, uomini e ragazzini festanti si sono affollati attorno al relitto in fiamme. Ahmed Bustan, 13 anni, sostiene di aver « raccolto la testa di un ebreo con ancora l’elmetto infilato. Gliel’ho tolto per colpirlo — racconta senza inorridire — , ma c’era cattivo odore. Ho dato tutto a qualcuno della resistenza » . Altri si sono accontentati di frammenti di lamiera nemica, da sventolare come cimeli di un trionfo illusorio.
Gli elicotteri israeliani sono entrati in azione quasi immediatamente, silurando un’automobile, mentre per i vicoli del quartiere infuriavano le sparatorie. In poche ore sono morti otto palestinesi, tra cui un ragazzo di 15 anni colpito dalle schegge del missile. Al termine del consiglio di sicurezza, il capo di Stato Maggiore, generale Moshè Yalon, ha escluso la possibilità di cedere a ricatti: « Resteremo sul terreno — ha annunciato il generale Dan Harel, comandante del fronte sud — , finché non avremo ritrovato tutti i resti dei nostri caduti » . Un’impresa per la quale Israele ha chiesto aiuto alla Croce Rossa. Anche l’Autorità palestinese ha sollecitato i gruppi armati a restituire senza condizioni l’atroce bottino; e, proprio ieri, il premier Abu Ala ha ricevuto una lettera dal presidente americano George Bush che lo esorta a sostenere il piano di ritiro israeliano da Gaza, presentato da Sharon, in cambio di un futuro Stato palestinese.
Non è la prima grave imboscata in cui cadono le truppe di Sharon: nel novembre del 2002, nove soldati erano morti a Hebron, e nella primavera precedente, durante l’operazione « Scudo difensivo » , le forze armate avevano perso 13 uomini, dilaniati da una bomba nascosta in un cortile del campo profughi di Jenin. Ma la razzia di resti umani e il ricatto per la loro riconsegna aprono scenari da incubo per gli israeliani: la « libanizzazione » di Gaza, indifendibile Striscia di sangue.
"I terroristi islamici sono più deboli" di Guido Olimpio, pagina 11.
Israele ha tagliato due volte la testa ad Hamas e il movimento palestinese non è riuscito a vendicarsi come avrebbe voluto. Prima i missili di Tsahal hanno eliminato lo sceicco Ahmed Yassin, guida spirituale del partito, quindi il suo successore Abdel Aziz Rantisi. Un doppio blitz che non rappresenta la fine di Hamas, ma certamente ne evidenzia il momento di debolezza.
L’APPARATO POLITICO — Per proteggere la leadership da altri attacchi, Hamas ha designato un capo « segreto » . In realtà, tutti dicono si tratti di Mahmoud Zahar, figura di rilievo a Gaza. Ma il fatto stesso che non possa dichiararsi pubblicamente favorisce la dirigenza in esilio, capitanata da Khaled Mashal, anch’egli nella lista nera degli israeliani e ospite del regime siriano. L’esponente integralista ha il vantaggio di controllare buona parte dei finanziamenti che provengono dai Paesi del Golfo Persico.
L’APPARATO MILITARE — Le Brigate Ezzedine Al Kassam, responsabili delle azioni kamikaze, sono guidate da Mohammed Deif. Scampato a numerosi tentativi di omicidio mirato, deve badare a non farsi sorprendere dagli elicotteri israeliani e dalle spie seminate dallo Shin Bet a Gaza. Israele ha ammesso ( e Hamas confermato) che la realtà palestinese è infiltrata da centinaia di collaborazionisti al servizio di Gerusalemme. La facilità con la quale sono stati eliminati Yassin e Rantisi evidenzia l’abilità degli 007.
Dall’inizio dell’intifada i mujahidin hanno sparato da Gaza contro kibbutz e cittadine israeliane oltre 4.000 razzi. Prodotti in piccole officine a Gaza, poco precisi, con un raggio di una dozzina di chilometri, hanno causato, per fortuna, solo danni materiali. Gli « ingegneri » di Hamas hanno tentato di renderli più letali cercando l’assistenza, via Internet, di esperti arabi. Altri hanno provato a mettere a punto velivoli radiocomandati, armati con cariche esplosive. Esperimento fallito.
I KAMIKAZE — Hamas ha provato a lanciare i suoi attentatori suicidi, ma sono stati fermati prima che potessero fare gravi danni.
Le contromisure israeliane, unite alla chiusura ermetica di Gaza e ai controlli in Cisgiordania, non neutralizzano questa minaccia, però ne riducono la profondità. Inoltre il gruppo ha perso molti dei quadri più addestrati e capaci, finiti sotto il tiro delle squadre speciali dello Stato ebraico.
A Gerusalemme, però, non abbassano la guardia: i gruppi palestinesi possono avere in serbo una sorpresa o cercare l’assistenza di organizzazioni straniere ( Hezbollah, elementi qaedisti, fazioni estremiste marocchine, oltranzisti somali).
LA GUERRIGLIA — La trappola tesa al blindato a Gaza può essere il risultato di una collaborazione con i « Comitati popolari » , formazione che ha basi nella striscia e che ha sviluppato ordigni potenti, capaci di distruggere un tank.
Gli estremisti riempiono grandi serbatoi di esplosivo ( bidoni, bombole per il gas), li sotterrano e li attivano con un sistema collegato a una batteria d’auto. E’ possibile che Hamas abbia optato per tecniche guerrigliere. Tre i motivi: 1) E’ il nemico che cerca il contatto e dunque i gruppi di fuoco devono solo aspettarlo.
2) Non è semplice uscire da Gaza e andare a colpire nel territorio israeliano.
3) L’effetto Iraq: i successi della resistenza irachena contro la coalizione, usando tanto la guerriglia che le azioni suicide, possono aver prodotto un effetto di emulazione, spingendo i feddayn ad aumentare gli attacchi contro obiettivi militari e coloni.
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