Dopo l'attentato terroristico nel cuore dell'Europa
cosa cambierà: due analisi sul Foglio
Testata: Il Foglio
Data: 15/03/2004
Pagina: 1
Autore: Ernesto Galli Della Loggia - André Glucksmann
Titolo: Il pacifismo ora non può più porsi come forma portante dell'identità europea - Nessuno è al sicuro. L'Europa si unisca contro il terrorismo, non contro l'America
Riportiamo dalla prima pagina del Foglio due interviste intorno alla situazione europea dopo l'attentato di Madrid.

Intervista a Ernesto Galli Della Loggia: "Il pacifismo ora non può più porsi come forma portante dell'identità europea"

Roma. E’ stata al Qaida a rivendicare gli attentati di Madrid. Questo fatto, rivelato alla vigilia del voto dal ministro dell’Interno spagnolo Angel Acebes, pur con le indagini ancora in corso, rafforza o no le posizioni di quanti si ostinano a recriminare sulla guerra in Iraq, invocando "verdad y paz" come fa
Barbara Spinelli? E con quali conseguenze per la difesa della democrazia, problema numero uno secondo Ezio Mauro? "Noi forse non abbiamo ancora tematizzato a sufficienza quello che è successo l’11 settembre", risponde Ernesto Galli della Loggia. "Chi insiste a collegare gli attentati di Madrid all’intervento spagnolo in Iraq omette di ricordare che, l’11 settembre, l’America non era impegnata in alcuna guerra. L’attacco alle Torri e al Pentagono è stato un atto iniziale, non una risposta dettata da ragioni di autodifesa o di rappresaglia. Era un attacco contro l’esistenza stessa di un paese libero, di una democrazia che si batte in difesa dei diritti civili. Mirava a un simbolo, il simbolo del nostro modo di vivere". Da allora il terrorismo islamico ha colpito Bali, Djerba, Casablanca e Istanbul. "Al Qaida opera a largo raggio. Colpisce Stati islamici che considera vicini all’Occidente, come il Marocco e la Turchia, simboli dell’Occidente come
Bali, simboli dell’ebraismo, come a Djerba. E oggi l’Europa, a cominciare da quella che si è più palesemente schierata dalla parte degli Stati Uniti. Ma ripeto, oggi la guerra in Iraq è solo un pretesto propagandistico. Il terrorismo
non ha altra linea politica che terrorizzare. Distruggere il potere dell’avversario. Disintegrare e umiliare la sua statura politica attraverso
il terrore. Cancellarne l’influenza all’esterno, in particolare nel mondo arabo,
e umiliarlo. I crociati di cui parla Al Qaida
siamo noi". Che cosa cambia per l’Unione europea, ora che sembra essere il nuovo bersaglio del terrorismo? "Potrebbe assolvere la stessa funzione che ebbe l’Urss dal 1945 in poi. Una delle principali ragion d’essere della costruzione europea fu la presenza in Europa dell’Urss. Gli americani guardarono con favore all’Europa come a un baluardo contro l’Urss. Dissolta l’Urss, nell’alleanza tra Stati Uniti ed Europa sono iniziati i problemi. La presenza del terrorismo in Europa può cambiare le cose. Sinora molti hanno pensato che quella del terrorismo fosse una partita tra Stati Uniti e Islam. Adesso si potrebbe cominciare a scoprire che non può non influenzare i nostri rapporti con gli
Usa. La guerra al terrorismo sottolinea le debolezze strategiche dell’Europa, perché si può vincere solo disponendo di un knowhow, di un’intelligence e di una capacità strategico-militare che l’Europa, oggi, è lungi dal possedere. Il terrorismo, dunque, potrebbe rafforzare l’autonomia europea o rinsaldare i legami di alleanza-dipendenza nei confronti degli Stati Uniti. Ma può anche
aprire il problema del pacifismo, che
per la sinistra europea era diventato un nuova forma portante di identità. Essere l’obiettivo del terrorismo islamico, infatti, mette in crisi l’ambigua centralità del concetto di pacifismo. Fa esplodere la contraddizione politica tra la sinistra ragionevole e la sinistra utopica".

"Frutto ultimo di un’avversione all’Occidente"
Magari la lotta al terrorismo può portare a limitare le stesse libertà della democrazia, col ricorso alla forza. "Le democrazie possono restare tali anche ricorrendo alla forza. L’hanno fatto in Afghanistan. Certo, Guantanamo è un modo sbagliato di ricorrere alla forza. Ha un enorme impatto negativo e pochi
vantaggi. Ma prima della forza c’è la politica. La prima cosa da fare, in paesi con una tradizione politica come la nostra, è opporre al terrorismo un fronte unitario". Lei quindi è favorevole alla proposta di una manifestazione comune lanciata dall’Anci e raccolta dal segretario dei Ds Piero Fassino e da Silvio Berlusconi? "Sicuro. Anche se non si capisce che cosa voglia dire Bondi quando, secondo i giornali, sostiene: ‘A patto che sia contro il terrorismo ma anche contro ogni forma di violenza politica’. Prendere posizione insieme contro il terrorismo dimostra nel modo più evidente che nelle democrazie, per gli
schieramenti politici, sono più importanti le cose in comune di quelle che dividono. La lotta al terrorismo è l’occasione in cui potrebbe finalmente emergere nel nostro paese un terreno condiviso. E questa è la premessa essenziale per la reciproca legittimazione degli attori in campo e per il loro
tranquillo alternarsi al governo. Per questo la sinistra utopica la boicotta quando proclama: ‘In piazza con Forza Italia? Mai’. Sarebbe un grave errore se gli altri partiti del centro destra facessero altrettanto. La divergenza sia pure grave sulla guerra in Iraq riguarda i modi, non i principi. La sinistra che non intende scindere la protesta contro il terrorismo dalla protesta contro
gli americani in Iraq, come fa Alfonso Pecorario Scanio, dimostra di non aver capito la natura del terrorismo. L’attentato di Madrid non è una rappresaglia per la guerra in Iraq. E’ il frutto ultimo di un’avversione all’Occidente che nasce dalle frustrazioni storiche di una parte del mondo".
Intervista a André Glucksmann: "Nessuno è al sicuro. L'Europa si unisca contro il terrorismo, non contro l'America"
Parigi. "E’ del tutto inaccettabile, addirittura stupido, sostenere che proprio chi resiste al terrorismo gli darebbe motivi per agire". Il filosofo francese André Glucksmann spiega al Foglio perché va respinta la tesi secondo la quale la Spagna pagherebbe oggi, con il sangue di più di duecento innocenti, la sua partecipazione all’intervento in Iraq, e che quindi male avrebbe fatto ad assecondare l’alleato americano: "E se fosse responsabile l’Eta? Con stessa logica, bisognerebbe accusare la politica di Aznar contro il separatismo basco di aver provocato, da parte di quest’ultimo, una reazione senza precedenti. Tesi degna degli ‘utili idioti’ di cui parlava Lenin: utili alla sua rivoluzione, un tempo, e oggi utili al terrorismo, che sia basco o di al Qaida.
Gli attentati di Madrid provano piuttosto che avevano ragione coloro che si sono alleati con gli Stati Uniti contro Saddam Hussein e contro il terrorismo islamista". E’ in atto, secondo Glucksmann, molto più che un’offensiva tattica limitata di Qaida, e nessuno, nell’Occidente democratico, può sperare di chiamarsi fuori: "Basta leggere quello al Qaida proclama esplicitamente, quando dichiara guerra ai ‘crociati’, colpevoli di essere intervenuti non soltanto
in Iraq, ma anche in Afghanistan, dove combattere il terrorismo c’erano anche
Francia e la Germania. A chi s’illude che l’allarme suonato l’11 marzo riguardi solo le nazioni della coalizione anti-Saddam, dico che l’11 settembre europeo non prende di mira soltanto la Spagna, ma l’insieme tutti gli europei e delle loro tradizioni democratiche. Non si spiegherebbe, altrimenti, la scelta della data, a tre giorni dalle elezioni. I manifestanti spagnoli hanno ragione a gridare ‘Eta e al Qaida basta ya’, e gli utili idioti che vigliaccamente cercano, per motivi elettorali, di trasformare tutto questo in ‘Aznar basta ya’, dovrebbero pentirsene e vergognarsene. E’ offensivo, da parte di chi si dichiara democratico, contribuire al tentativo di terrorizzare la popolazione. Se Aznar perderà, dopo che tutti i sondaggi lo davano vincente, sarà la prova che gli attentati sono efficaci, e che basta far saltare i treni per cambiare le maggioranze".

Non sono invincibili
Oggi più che mai, non bisogna pensare che il terrorismo sia invincibile, "ma la situazione che si è aperta dopo gli attentati di Madrid richiede pensieri nuovi, nuove iniziative anche da parte della Francia, che da un anno a questa parte insiste su una strada sbagliata, perché continua a considerare gli Stati Uniti come il nemico principale. Con l’America si può discutere, si può non essere sempre d’accordo, ma la Francia deve convincersi che l’unione dell’Europa
non si farà contro gli Stati Uniti, ma contro il terrorismo. Oltretutto, le sue
posizioni non la salvano affatto dalle minacce islamiste, sia perché ha partecipato al conflitto in Afghanistan, sia a causa della legge sul velo. Gli islamisti, lo sappiamo, sono tutt’altro che riconoscenti verso chi si dimostra conciliante, e non hanno intenzione di moderare le loro ambizioni. Se si cede, chiederanno di più". E’ la debolezza, quindi, l’errore più grande di chi vuole
combattere il terrorismo? "Il primo errore è farsi terrorizzare dai terroristi", conclude Glucksmann, che vuole affidare al Foglio una puntualizzazione sulla questione cecena: "Io non credo affatto che i ceceni rischino di cadere in massa nel terrorismo. Al contrario. Sebbene vessato dal terrorismo dell’esercito russo, che ha raso al suolo Grozny così come i sicari di Osama bin Laden hanno raso al suolo le Torri gemelle, questo popolo conserva la tradizione tricentenaria di far la guerra ai militari e non ai civili, a chi è armato e non agli inermi. La prima cosa da constatare, quando dico che Putin è un pompiere piromane, è che per ora i ceceni si trattengono. Malgrado tutto, sono pochi, i folli che si fanno saltare in aria o che prendono in ostaggio gli spettatori di un teatro. I ceceni andrebbero ringraziati per non aver ‘palestinizzato’ la loro lotta, e perché non fanno saltare autobus e treni carichi di civili. Ancora, incredibilmente, non si sono ‘binladenizzati’, e non
puntano alla devastazione indiscriminata".
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