Un brusco risveglio per l'Europa
il terrorismo colpisce Madrid
Testata: Corriere della Sera
Data: 12/03/2004
Pagina: 6
Autore: Magdi Allam
Titolo: Un patto del terrore Eta-Islam. In Iraq anche le brigate basche
La notizia dell'attentato di Madrid monopolizza la stampa italiana; la cronaca al momento prevale sulle speculazioni, ma un dato è certo: è impensabile imputare la strage esclusivamente all'Eta. Scene come quelle viste a Madrid sono strazianti, ma non differiscono molto da quelle che si sono viste in Israele nel corso degli ultimi tre anni e indicano che la situazione è grave. Lo ha capito fin troppo bene Israele, lo hanno capito gli Stati Uniti. In Europa dopo una fase iniziale di coesione dinnanzi al lutto americano si è passati alla fase dei distinguo, illusi dalla falsa speranza di essere immuni dal terrorismo islamico perchè in fondo "non gli abbiamo fatto niente" e alla ricerca di una giustificazione, di una ragione per le stragi dell'11 settembre e di quelle successive ci si è riversati nelle piazze a gridare contro Bush, artefice di tutte le ingiustizie del mondo. Troppo facile, troppo bello e poco efficace. Se un'Europa esiste deve dimostrarlo ora, agendo politicamente per contrastare con decisione chi ne vuole minare i valori fondamentali con il più subdolo degli strumenti: il terrorismo.
Tra gli articoli dei giornali di oggi spicca l'analisi di Magdi Allam sul Corriere della Sera sulle tante connessioni che inducono a pensare che dietro la strage ci sia Al Qaeda. Lo pubblichiamo integralmente.

Tra le centinaia di combattenti stranieri, perlopiù islamici, che affluirono in Iraq alla vigilia dell’attacco americano il 20 marzo 2003, c’erano anche un’ottantina di militanti baschi dell’Eta. Alvaro Gorka Vidal e Badillo Izkur erano due di loro.
Lo scorso 29 febbraio furono arrestati a bordo di una camionetta diretta a Madrid imbottita di 500 kg di esplosivo. Purtroppo gli inquirenti spagnoli non erano a conoscenza del loro passato. Un passato che fa emergere un’alleanza del terrore tra i giovani attivisti dell’Eta, una fazione della sedicente « resistenza irachena » che controlla le località di Falluja e Al Ramadi e il circuito del Campo Antimperialista spagnolo. E che forse ieri ha inaugurato, con la più sanguinosa strage terroristica in Europa, un’inedita stagione di violenza all’insegna del massacro indiscriminato dei civili.
La Brigata Euskal Herria, Territorio basco, partecipò alle operazioni di contrasto all’attacco delle forze americane a Bagdad. Era composta da giovani militanti dell’Eta disposti all’estremo sacrificio della vita. Erano stati accuratamente selezionati dal Campo Antimperialista spagnolo. Sulla base di una inflessibile fede nella causa araba e un acceso odio nei confronti di Israele. Si diressero prima in aereo ad Amman o a Damasco. Da lì proseguirono via terra verso la capitale irachena. Molti di loro sono rientrati in patria. Alcuni sono rimasti in Iraq simulandosi come operatori umanitari.
Si deve probabilmente a loro l’agguato costato la vita a sette agenti dei servizi segreti spagnoli lo scorso 29 novembre a Swaira, una località a 45 km a sud di Bagdad.
Il sodalizio del terrore tra l’Eta e la « resistenza irachena » è avvenuto in Europa. Grazie all’opera di agenti dei servizi segreti di Saddam Hussein che sono riusciti a infiltrare il Campo Antimperialista attivo in Spagna e in Francia. Questi personaggi sono rientrati in Iraq alla vigilia della guerra.
E sono riusciti a prendere il controllo dell’attività terroristica a Falluja e Al Ramadi, le due località più calde all’interno del c o s i d d e t t o « Triangolo della morte » sunnita. Da lì sono partiti gli attentati più sanguinosi contro gli americani e i « collaborazionisti » iracheni. Il sito del Campo Antimperialista è il principale canale mediatico di diffusione dei comunicati della « resistenza irachena » . Che ufficialmente afferma di non avere a che fare con Osama Bin Laden. Ma di fatto è impegnata direttamente nel reclutamento in territorio europeo e all’invio in Iraq di aspiranti combattenti e kamikaze islamici e laici. Collaborando strettamente con Al Qaeda al successo della medesima strategia del terrore che mira alla destabilizzazione dell’Iraq e all’evacuazione delle forze americane.
La Spagna, al pari dell’Italia, della Francia e della Gran Bretagna, ospita cellule attive e dormienti di Al Qaeda. Finora impegnate principalmente nell’attività di sostegno logistico. Il piano, sfociato nei tragici attentati dell’ 11 settembre 2001 a New York e Washington, fu elaborato anche in territorio spagnolo dove si recò Mohammad Atta, il capo del commando dei 19 dirottatori kamikaze. Ugualmente la Spagna è diventata uno dei principali bersagli di Bin Laden per il suo forte appoggio alla guerra in Iraq e alla sua presenza con proprie forze nel sud del Paese. Che la Spagna fosse un nemico giurato di Al Qaeda non era un mistero. Ciò che si ignorava era l’alleanza del terrore che univa l’Eta alla « resistenza irachena » e, indirettamente, a Bin Laden.
Di fatto la strage di Madrid rappresenta la binladizzazione del terrorismo in Europa. Essenzialmente sul piano ideologico.
Ciò che deve veramente preoccupare è il cambio della percezione del « nemico » . Colpendo indiscriminatamente dei civili, l’Eta ha abbandonato il principio della responsabilità soggettiva che in passato l’aveva portata ad attaccare singoli esponenti delle istituzioni. Per adottare il principio binladiano della responsabilità oggettiva. Tutti coloro che, a vario titolo, stanno dalla parte del « nemico » meritano la morte. E’ legittimo ucciderli. Bin Laden lo fa sulla base del takfir, la condanna di apostasia dell’insieme della società che accetta di vivere sotto un potere « empio » o « ateo » . Ieri colpendo nel mucchio a Madrid si è dichiarato la guerra totale all’insieme della società spagnola.
E’ evidente che il salto di qualità del terrorismo in Spagna, l’emergere di una holding del terrore, che coniuga elementi eversivi autoctoni e gruppi estremisti arabi e islamici, preoccupano anche l’Italia. Il Sismi, il nostro controspionaggio militare, ha segnalato questo rischio nel recente rapporto trasmesso al Parlamento. E finora l’opera di prevenzione e di contrasto ha avuto successo. Ma è evidente che ci troviamo a fronteggiare la più insidiosa guerra del terrore globalizzato in grado di mobilitare i nemici interni e esterni all’Occidente.
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