Da alcuni giorni a questa parte si vocifera sull'imminenza di un incontro tra Abu Ala e Sharon, previsto per martedì prossimo, anche se la data non è finora stata ufficializzata. Alla maggior parte dei giornali italiani non si è lasciata sfuggire la notizia, tuttavia non riescono ad inquadrarla in maniera corretta fatta eccezione per il lodevole Graziano Motta su Avvenire. Ecco il suo pezzo.C’è un pressing senza precedenti della diplomazia americana, europea ed egiziana per sbloccare la stasi del dialogo israelo-palestinese nell’imminenza della divulgazione del piano del primo ministro Sharon di un ritiro unilaterale della striscia di Gaza.
Le sue grandi linee saranno rese note stamane a Gerusalemme dallo stesso Sharon alla delegazione degli Stati Uniti (composta dal sottosegretario William Burnus e dai funzionari della Casa Bianca, Steve Hadleye e Elliot Abrams); e al Cairo dal ministro degli Esteri Silvan Shalom che vi si reca appositamente per incontrare il presidente egiziano Mubarak. Quest’ultimo è molto attivo per scongiurare che il ritiro israeliano da Gaza, ove è preponderante la forza politica del fondamentalismo islamico, non crei scompiglio e destabilizzazione. Ma nello stesso tempo rifiuta l’assunzione di responsabilità di sicurezza nella striscia di Gaza (così vorrebbero gli Stati Uniti e Israele) considerandola, parole di suoi collaboratori, «una polveriera esposta all’anarchia».
Il suo desiderio è che il ritiro israeliano avvenga d’accordo con l’Autorità nazionale palestinese, possibilmente con il rilancio della Road map, e per questo sollecita un vertice tra i primi ministri Sharon e Abu Ala. Con questo intento ha inviato il suo consigliere per la sicurezza, generale, Omar Suleiman, da Sharon, il loro incontro è avvenuto lunedì nel Negev, nella fattoria del premier; e da ieri da Arafat a Ramallah.
Convinto, dall’assenso di Sharon, di aver fatto accettare per il vertice la data di martedì prossimo 16, non ha esitato a ufficializzarla al ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, recatosi al Cairo ieri mattina proprio per dare un seguito al recente incontro tra Mubarak e Berlusconi a Roma. E Frattini, nel rivelarla alla stampa, ha tenuto ad esprimere grande apprezzamento per il ruolo e l’impegno diplomatico del suo ospite «nell’organizzazione e nella persuasione esercitata su Sharon e Abu Ala ad incontrarsi» auspicando che al loro primo vertice, ne seguano «altri a livello tecnico e politico per esaminare punto per punto i capitoli della Road map». Questo, ha aggiunto, sarà il messaggio che porterà la settimana ventura, il 16 e il 17 marzo, in Israele; lo stesso peraltro che una quindicina di giorni fa aveva dato a Roma al premier palestinese. Solo che Abu Ala nel pomeriggio, da Oslo dove è in visita, ha negato che la data del vertice fosse stata fissata. Dipenderò, ha detto, dall’«esito positivo», ovvero per lui soddisfacente, di un incontro preparatorio previsto per la settimana ventura tra i capi di gabinetto suo e di Sharon. Egli, d’intesa con Arafat, vuol alzare il prezzo del suo assenso: chiede fra l’altro il ritiro israeliano da quanti più insediamenti possibile della Cisgiordania.
Qui ieri, nei pressi di Jenin, alcune Guardie di frontiera israeliane hanno intercettato un’auto con a bordo cinque palestinesi delle Brigate al-Aqsa. E in uno scontro a fuoco li hanno uccisi. Erano armati di kalashikov e M16 e, secondo informazioni dei servizi segreti, si apprestavano a compiere un attentato nell’insediamento di Kaddim.
In serata un altro palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani in scontri in un campo profughi vicino Betlemme. Le fonti hanno precisato che i militari hanno aperto il fuoco in risposta a sassaiole di dimostranti palestinesi nel campo profughi di Al-Arrub.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@avvenire.it