Alcuni quotidiani italiani riportano la notizia pubblicata da Maariv a proposito dell'affare Tennenbaum, l'uomo d'affari israeliano prigioniero degli Hezbollah che è stato scambiato con 400 prigionieri palestinesi. La figura di Tennenbaum è assai controversa e Maariv ha gridato allo scandalo avendo scoperto alcuni legami familiari con il premier Sharon. Il Foglio riporta correttamente la notizia soffermandosi su alcuni dettagli riguardanti la figura di Tennenbaum; Alberto Stabile su Repubblica invece non perde la ghiotta occasione di criticare Sharon. Di seguito pubblichiamo i due articoli.
Dal Foglio: "Misteri sporchi", in prima pagina:Gerusalemme. Più di un mese dopo lo scambio di prigionieri fra Israele e Hezbollah, emerge un misterioso caso, che ha tutti gli elementi di un thriller: rapimento, tradimento, spaccio di droga, spionaggio, e da ieri anche la politica. Il caso Tennenbaum scalda gli animi in Israele, soprattutto quello del premier Ariel Sharon. Nel 2000, ai primi d’ottobre, Sheikh Nasrallah, capo spirituale del movimento Hezbollah con sede a Beirut, dichiarò che la sua organizzazione aveva fatto prigioniero un colonnello israeliano, Elhanan Tennenbaum. L’annuncio arrivò pochi giorni dopo la caduta di tre soldati israeliani nelle mani del gruppo terrorista, in seguito a una battaglia sulla frontiera Nord-est di Israele. Il governo di Gerusalemme minimizzò il ruolo del colonnello, spiegando che in realtà si trattava di un privato cittadino, un uomo d’affari, probabilmente finito in una trappola. Le famiglie tentarono,
per oltre tre anni, di sensibilizzare l’opinione pubblica israeliana e internazionale, cercando di conoscere la sorte dei loro cari, organizzando incontri con molti leader, anche stranieri. Soltanto una volta in possesso d’informazioni certe, l’esercito israeliano annunciò alle famiglie dei tre
soldati che i loro figli erano morti e che i cadaveri erano nelle mani degli hezbollah. I servizi segreti d’Israele ricevettero però informazioni sbagliate sulle condizioni di Tennenbaum. Si parlava di un uomo malato che stava per morire, torturato quotidianamente nelle maniere più truci, in pericolo di
vita, con gli hezbollah che gli strappavano i denti. Dopo una lunga trattativa,
avvenuta grazie alla mediazione tedesca, lo Stato ebraico ha raggiunto un accordo con Hezbollah. Il 24 gennaio scorso il governo federale tedesco ha dichiarato che Israele si impegnava a liberare 23 cittadini libanesi, cinque siriani, tre marocchini, tre sudanesi e un libico. Poi Israele ha rilasciato 400
palestinesi e rimpatriato i resti di 59 caduti in Libano, ha dovuto consegnare informazioni segrete sulle mappe delle mine terrestri poste dall’esercito di Gerusalemme nel Sud del Libano, e infine ha affrontato il dilemma della liberazione di Sheikh Ubeid e Mustafa Dirani, le due carte che aveva in mano per ottenere informazioni riguardo al pilota israeliano, Ron Arad, scomparso in
Libano 17 anni fa. Il premier Sharon ha incontrato tutti i suoi ministri, prima del voto finale, e ha dichiarato che lo scambio con Hezbollah era una "decisione giusta, etica, e ragionevole". Vari opinionisti, sostenitori dell’accordo, hanno sottolineato che, nonostante la probabilità che Tennenbaum fosse caduto in trappola in quanto dedito a traffici illegali, l’uomo, membro dell’esercito, era anche a conoscenza d’informazioni top secret considerate fondamentali per la sicurezza dello Stato, ed era dunque più che mai vitale capire che cosa Tennenbaum avesse potuto rivelare ai peggiori nemici d’Israele. Ma questo non è accaduto fino a oggi. Quando le tre salme ed Elhanan Tennenbaum,
vivo ma in stato di shock per la mancanza d’informazione riguardo agli avvenimenti nazionali e internazionali, hanno raggiunto Israele il 29 gennaio, il colonnello è stato interrogato da un comitato congiunto formato da rappresentanti dello Shin Bet, della polizia e delle forze armate.
Il colonnello ritratta
Tennenbaum ha deciso di non collaborare, ha sostenuto in Israele le stesse cose che aveva dichiarato a Beirut poco prima di essere rilasciato: che era andato in Libano per cercare informazioni riguardo al pilota scomparso, Ron Arad, e per affari personali. Il 18 febbraio la commissione parlamentare per i servizi segreti ha spiegato che "si tratta di uno dei casi più gravi e preoccupanti nella storia dello Stato d’Israele". Meno di dieci giorni dopo, vista la mancanza di collaborazione, si è raggiunto un accordo tra gli avvocati di Tennenbaum e la procura generale dello Stato, in base al quale il colonnello non dovrà affrontare la giustizia nel caso in cui sia accusato di crimini civili, come il commercio di droga: i tre anni passati come prigioniero di Hezbollah sono considerati una pena sufficiente. Nel caso invece sia accusato di spionaggio, allora sarebbe processato. Una volta raggiunto l’accordo, Tennenbaum ha cambiato la sua versione dei fatti. Ha ammesso di essere andato a Dubai per un affare di droga e di essere stato rapito lì e poi trasferito a Beirut. Ma non è finita qui: ieri il quotidiano israeliano Maariv ha rivelato che Sharon e il suocero di Tennenbaum hanno avuto in passato rapporti personali e d’affari, che il primo ministro "ha preferito non rivelare". Maariv attribuisce a questo rapporto il personale interessamento di Sharon alla sorte di Tennenbaum. Le accuse contro Sharon hanno creato imbarazzo al premier. L’opposizione chiede le sue dimissioni, altri insistono per l’apertura di una commissione d’indagine sul rapporto fra Sharon e i Tennenbaum. Il premier ha rilasciato ieri un’intervista alle tre reti nazionali: "Tutte le mie considerazioni sono state oggettive", ha detto, aggiungendo che "non farebbe mai ciò che non corrisponde all’interesse nazionale".
Dalla Repubblica, a pagina 19, di Alberto Stabile: "Israele, Sharon nella bufera: è suo amico l´ostaggio liberato"GERUSALEMME - «Cari concittadini, vogliamo liberare Tannenbaum. È un cittadino israeliano, il governo farà di tutto per liberarlo, e il fatto che la sua famiglia sia stata in relazione con la mia non fa che aggiungere dolore a questa trattativa...» Forse Ariel Sharon avrebbe potuto pronunciare questo discorso, o qualcosa del genere, quando venne annunciata la trattativa con gli Hezbollah per la liberazione di Elhanan Tannenbaum, il colonnello della riserva finito nelle segrete della milizia sciita e poi riportato in patria, assieme ai cadaveri di tre soldati israeliani. Fu uno scambio che fece gridare allo scandalo, un uomo contro 450 prigionieri politici palestinesi e arabi: ma oggi il premier di Israele non sarebbe al centro di una pericolosa bufera politica. Sharon invece ha preferito tacere su quel legame familiare e adesso che il giornale Maariv ha svelato il retroscena c´è chi, da destra e da sinistra, ne chiede a gran voce le dimissioni.
Il particolare destinato ad imbarazzare il premier è il seguente. Questo Tannenbaum, che oggi ha ammesso d´essere finito in Libano inseguendo un traffico di droga che avrebbe dovuto toglierlo dai guai economici in cui s´era cacciato, è stato per molti anni sposato (e tale è ancora, nonostante siano anche venute fuori due amanti fisse e un figlio illegittimo) con Esther Cohen da cui ha avuto due figli. Esther è la figlia di Shimon Cohen e Shimon Cohen è un caro amico di Sharon e della moglie, Lily, morta alcuni anni fa.
Per essere più esatti, Shimon Cohen, oggi ottantanovenne, è il «maestro» che insegnò al premier i fondamentali dell´agricoltura, quando gli Sharon, marito e moglie, decisero, nel ?71, di acquistare l´azienda agricola «Il sicomoro», nel Negev, oggi considerata una fattoria modello.
Di più: quando, nel 1977, Sharon diventò ministro dell´Agricoltura, sorse un conflitto d´interessi che venne risolto con un´operazione cosmetica. Venne, cioè, creata una società, la Shikmin Managment and Cultivation ltd, che rilevò la gestione della fattoria. Tra gli azionisti c´era Shimon Cohen, oltre alla moglie di Sharon ed altri.
Ecco allora spiegata, secondo Maariv, la determinazione con cui Ariel Sharon ha sin dall´inizio voluto la liberazione di Tannenbaum, nonostante fosse chiaro a molti che non c´era nulla di onorevole nei motivi che avevano portato in Libano il colonnello della riserva.
Contrariamente al suo predecessore, Ehud Barak, Sharon non si risparmia per raggiungere lo scopo di «riportare a casa» Tannenbaum. Per otto volte riceve la moglie e i figli dell´ostaggio, assicurando loro il suo appoggio. Dall´ufficio del primo ministro Tannenbaum viene trattato come un eroe. Viene fatta circolare la voce che gli Hezbollah l´hanno torturato, strappandogli denti e unghia (tutto falso) e che la sua salute si sta rapidamente deteriorando. A Esther viene concesso l´appannaggio previsto per le vittime del terrorismo.
Ma non è finita. Quando la trattativa con la guerriglia sciita è alla stretta finale, Sharon fa i salti mortali per ottenere il consenso del governo a uno scambio che appare iniquo e non debitamente motivato. Alla fine riesce a strappare una maggioranza risicata: 12 favorevoli, 11 contrari.
«Mi raccomando, trattatelo bene», interviene il premier quando Tannenbaum, appena liberato, viene preso in consegna dai servizi segreti che devono verificare i danni prodotti alla sicurezza dello Stato dalla sua prigionia durata tre anni. E, grazie alla macchina della verità, si scopre che Tannembaum mente spudoratamente sulle circostanze della sua cattura e sui veri motivi della sua missione in Libano.
Un´ultima anomalia. Tannenbaum promette che parlerà a condizione che gli sia concessa l´immunità per i reati da codice penale commessi e l´Avvocatura dello Stato corre a sottoscrivere il patto. Chi ha imposto un trattamento così sfacciatamente privilegiato? Lui, Ariel Sharon, il premier abituato a dominare le emozioni è parso per una volta turbato. Con voce alterata, ha affermato di non aver mai saputo che Tannenbaum era genero di Shimon Cohen e ha liquidato le accuse come un «attacco selvaggio».
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