Riportiamo l'editoriale di Fiamma Nirenstein indirizzato al direttore di Panorama sul processo all'Aja.Caro direttore, il processo all’Aia dell’Alta corte di giustizia contro Israele per la costruzione della barriera di difesa è un evento che va al di là del conflitto arabo-israeliano e risulta assai angoscioso per la coscienza del nostro tempo. Prima di tutto sostituisce la vittima al colpevole, e viceversa: solo i terrorismo infatti è responsabile della scelta israeliana di costruire una separazione dai palestinesi per salvare vite umane.
Il terrore ha fatto mille morti sui bus e nei caffè in tre anni, la demonizzazione delle intenzioni di Israele (furto di terra, razzismo, apartheid) è a oggi pura manipolazione: chi non lo capisce non immagina cosa è lo sterminio di donne, bambini, intere famiglie. Ovunque, chiunque, in qualsiasi momento: l’intento appare genocida, slegato da eventi specifici solo uccidere gli ebrei conta.
Qualsiasi persona normale non ha potuto fare a meno di notare come i 15 giudici nominati dall’Onu abbiano iniziato il loro lavoro proprio nel giorno in cui scoppiava l’autobus numero 14 a Gerusalemme, otto morti e 60 feriti che avrebbero potuto essere evitati se la barriera fosse stata completata.
Il processo non fa un buon servizio all’eventuale ripresa di colloqui di pace, possibili solo se i palestinesi affronteranno la violenza del terrorismo. Perché è vero che il loro popolo soffre e si dispera, ma l’intera responsabilità ricade, specie da quando Ariel Sharon ha dichiarato di essere pronto ad abbandonare territori e a vedere sorgere lo stato palestinese, sui continui attentati mai condannati sul serio: basta vedere la televisione, i testi scolastici, i giornali, i discorsi di Yasser Arafat…
In secondo luogo, peccato che l’Onu, che ha accumulato biblioteche di risoluzioni che criminalizzano Israele, scenda di nuovo in campo contro lo stato ebraico: gli Usa, l’Arabia Saudita, la Corea del Sud e del Nord e altri stati hanno dispute di confini e relative barriere; solo Israele, con il solito doppio standard, è accusato.
In terzo luogo, poiché i territori su cui è costruita la barriera sono secondo i documenti dell’Onu «territori disputati» e non «territori occupati palestinesi», la Corte non ha giurisdizione: solo la trattativa politica deve risolvere il problema.
Sconcerta, infine, che all’Aja, in tempi di guerra mondiale al terrorismo, questo tema sia stato trattato in modo inconsistente: come fosse un fenomeno minore e il tema dell’autodeterminazione dovesse vincere su ogni altro. Eppure, non c’è alcuna autodeterminazione, né per gli stati né per la vita del singolo, senza sconfitta del terrore.
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