Leggiamo dal sito web del Giornale di Vicenza e riproduciamo integralmente:Martedì 24 Febbraio 2004
Recoaro, caso shock all’Alberghiero
Il giovane non ha commemorato il Giorno della Memoria La delegata degli studenti: «Impuniti altri razzisti a scuola»
«L’Olocausto? Non m’interessa»
Sospeso un 19enne marocchino: «La mia religione mi insegna così»
di Marco Scorzato
È stato sospeso per tre giorni da scuola, per aver rifiutato di partecipare alla commemorazione dell'Olocausto e per aver dichiarato in classe di essere favorevole alla Shoah. Hassan Bousetaui, marocchino, 19 anni, da tredici in Italia, prima in Sardegna e ora, da un anno a Vicenza. Il giovane frequenta il quarto anno all'istituto alberghiero "Artusi" di Recoaro e il 27 gennaio scorso, "Giorno della memoria" nel quale in tutte le scuole si è ricordata la tragedia dell'Olocausto, non ha partecipato al minuto di silenzio in memoria delle vittime.
È rimasto seduto al suo posto. Interrogato sul perché di quel comportamento da Mario Fiore, l'insegnante che in quel momento faceva lezione, il ragazzo ha dichiarato di essere favorevole a quello sterminio. «Perché la mia religione mi insegna così», sono state le parole del giovane musulmano, almeno stando alle testimonianze di alcuni suoi compagni e del professore. Perciò è scattata la sospensione, unita alla segnalazione dell'episodio ai carabinieri. «Di questi tempi è meglio cautelarsi - ha detto il preside Antonino Ricchiari -. Se succedono episodi ancor più gravi, non voglio dovermi rimproverare di non aver fatto tutto quanto potevo fare».
L'episodio ha subito suscitato un vivace dibattito all'interno dell'istituto, sia tra gli insegnanti che tra gli studenti. «Già la mattina del 27 gennaio - raccontano alcuni compagni di classe di Bousetaui - ne abbiamo discusso tra noi e con i professori. Alle domande dell'insegnante di inglese Hassan ha risposto che è il Corano ad insegnargli a non commemorare l'Olocausto. Anche se, almeno in classe, non ha più ripetuto di essere favorevole».
Una vicenda sicuramente delicata: secondo la Legge Mancino, l'apologia della Shoah configura una fattispecie di reato. «Non possiamo sorvolare su quelle affermazioni - ha detto il professor Fiore -, tanto più a scuola, dove insegno i principi della legalità e della convivenza democratica».
«La sospensione è un provvedimento educativo e non punitivo - ha ribadito il Preside Ricchiari -, (il ragazzo rischiava 10 giorni, ma in questo caso avrebbe perso l’anno) cui sono giunto dopo attenta riflessione insieme ai colleghi insegnanti. Quando il professor Fiore mi ha raccontato l'accaduto, ho riunito il Consiglio di classe». Sono passati alcuni giorni, dunque, dalle parole pronunciate da Bousetaui in classe alla sospensione, concretizzatasi dall'11 al 13 febbraio scorsi. «Prima di sospendere il ragazzo - affermano Ricchiari e Fiore - lo abbiamo convocato e gli abbiamo chiesto nuovamente se si rendeva conto di ciò che stava sostenendo: lui non ha voluto rivedere le sue posizioni iniziali, così lo abbiamo sospeso per tre giorni». Dell'espisodio sono stati informati con una lettera anche i familiari di Bousetaui, ovvero la madre e i due fratelli con cui vive a Vicenza.
Valeria Dal Dosso, una dei quattro rappresentanti degli studenti dell’istituto, si mostra perplessa sulla sospensione. Pur non condividendo l’opinione del collega di studi, non ha dubbi sul fatto che «si debba difendere il diritto del ragazzo a dire quello che pensa. Molti sono gli studenti del nostro istituto che professano di essere razzisti pubblicamente, alcuni inneggiando al fascismo e non vengono sospesi. Perché?».
Il giorno successivo, oggi 25-02-04, lo stesso giornale pubblica una parziale rettifica.«La fede musulmana non c’entra, sono opinioni personali»
( m. s. ) «La religione musulmana non dice affatto che non bisogna ricordare la Shoah, né tanto meno il Corano suscita ad essere favorevoli ad essa. Quel giovane ha confuso le opinioni personali con la religione». È una condanna categorica quella che Touhami Ouelhazi, Imam del centro culturale islamico di Vicenza, emette all'indirizzo delle parole pronunciate da Hassan Bousetaui, il 27 gennaio scorso.
«La religione non c'entra nulla - prosegue Ouelhazi -. La Shoah è un grave fatto della storia di questo mondo e va vista innanzitutto come una tragedia umana, sulla quale tutte le religioni hanno lo stesso pensiero. Del resto tutte le fedi, e sicuramente le tre grandi religioni monoteiste, cioè il Cristianesimo, l'Islam e l'Ebraismo, condannano l'uccisione di esseri umani. Figuriamoci una tragedia come l'Olocausto. Non bisogna confondere la religione musulmana con certe affermazioni fatte da chi si dice musulmano. Un conto sono i pensieri di ciascuno, un altro ciò che insegna l'Islam. Purtroppo questi episodi, ne sono successi e ne succederanno ancora, mettono in cattiva luce la nostra religione. Ma si deve sapere che siamo i primi a condannarli».
Touhami Oulhazi da cinque anni guida la comunità islamica del capoluogo berico: è un tunisino che dal 1989 vive in Italia e anche lui è uno dei tanti immigrati-lavoratori che si guadagnano da vivere nel nord-est della piccola e media impresa. Anche per questo, a commento dell'episodio di Recoaro, vuole portare un'esperienza personale, maturata nell'ambiente di lavoro.
«Sto da anni in mezzo agli italiani, soprattutto in fabbrica, e quando il venerdì santo, alle tre del pomeriggio, molti di voi cristiani si fermano per un momento di silenzio e preghiera, io faccio altrettanto, interrompendo l'attività. È una questione di rispetto nei confronti dei miei colleghi, al cui fianco fatico da tanti anni. Certo, qualche altro musulmano non lo fa, ma è un discorso personale, non certo di religione».
E' solo un fatto personale, si dice, che non coinvolge altri.
Ci permettiamo di dissentire. Quel giovane proviene da una famiglia, nella quale ha sentito le affermazioni che poi ha ripetuto. Non frasi sentite a caso ma un ragionamento ben preciso. Mostruoso nella sua precisione. Che non deve stupire poi nemmeno tanto, vista la diffusa violenza contro gli ebrei nei paesi dove l'immigrazione musulmana si è colorata di fondamentalismo. E che non sia una minoranza non siamo solo noi a pensarlo. Più cresce il fanatismo islamico più sarà a rischio la società occidentale.
Guardare a questo episodio con superficialità sarebbe un grave errore.Per inviare la propria opinione al Giornale di Vicenza, cliccare sulla e-mail sottostante.
redazione@ilgiornaledivicenza.it