Arafat ed il terrorismo
un legame solido ed oramai evidente. Nutrito da milioni di $
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Data: 13/02/2004
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Arafat ed il terrorismo
L'indagine avviata dall'Ufficio anti-frode dell'Unione Europea (OLAF) sul
dirottamento di fondi europei destinati ad alleviare le condizioni economiche ed a rafforzare le strutture sociali della popolazione palestinese è conclusa, ma gli accertamenti che ne risultano sono per ora solamente materia di indiscrezioni filtrate da ambienti bene informati.
Per lungo tempo Israele ha sollecitato Chris Patten, Commissario europeo
agli Esteri, ad avviare una indagine per verificare se fosse vero che Arafat
personalmente usava i fondi assistenziali europei (10 milioni di dollari al
mese!) per finanziare il terrorismo oltre che sé stesso e sua moglie; ma
Patten ha sempre opposto un netto rifiuto, dicendo che queste erano illazioni prive di fondamento.
Ora, dopo numerose pressanti richieste di parlamentari europei, finalmente la verità sta venendo a galla. Non solo, ma l'enorme mole di documenti, molti dei quali firmati da Arafat in persona, che è stata trovata dagli israeliani quando presero d'assalto il quartier generale di Arafat a Ramallah, si è rivelata una fonte preziosa e certa di prove. Questi documenti sono stati, difatti, accettati ed usati dalla commissione europea per portare a termine le proprie indagini. Tra l'altro, fra questi documenti sono stati trovati ordini di pagamento firmati da Arafat in persona e destinati ad undici capi terroristi, e molti altri versamenti di ingenti somme di denaro per pagare i funerali dei
"martiri" (attentatori suicidi) ed aiutare le loro famiglie. Non solo, anche
le dimostrazioni spontanee a favore di Barghouti, in carcere in Israele, sono state finanziate da Arafat con fondi europei.
Complessivamente, la somma usata da Arafat per fini personali (mantenimento
della moglie a Parigi in particolare) sarebbe di almeno 900 milioni di
dollari.
In questi giorni, dopo il raid israeliano contro una roccaforte di Hamas a
Gaza che l'11 febbraio scorso ha causato 15 morti fra i combattenti palestinesi, Arafat è infuriato e teme che l' effetto congiunto di alcuni
avvenimenti - la rivolta di quasi 400 membri di Al Fatah, che hanno
restituito le loro tessere per protestare contro la corruzione del regime
palestinese, l'annuncio di Sharon dell'abbandono unilaterale di molti
insediamenti israeliani nella fascia di Gaza, e queste notizie sulle sue
spericolate operazioni di autofinanziamento - lo possa indebolire; Arafat ha
pertanto convocato una riunione di tutti i capi del terrorismo palestinese e
delle forze di sicurezza palestinesi ed ha loro ordinato - lui in persona,
per la prima volta - di agire massicciamente contro Israele con attentati a
tutto campo.
Vogliamo far notare che la notizia della rivolta di quasi 400 membri di Al
Fatah ha avuto una modestissima eco (poche righe) su alcuni dei media italiani, mentre in passato una protesta di militari israeliani che non volevano effettuare certe operazioni nei territori occupati ha occupato pagine intere ed è stata sempre segnalata con ampio rilievo dai media come se fosse una esplicita accusa contro la linea politica di Sharon. Nessuno, ora, ha ritenuto invece di sottolineare che ribellarsi ad Arafat ed accusarlo di corruzione "dall'interno" è un gesto che può costare la vita a chi lo compie, perché i territori dell'Autorità Palestinese sono amministrati con pugno di ferro e crudeltà da una piccolissima oligarchia, mentre in Israele si è trattato, ora come nel 1982, di manifestazioni compiute in una cornice di istituzioni democratiche che prevedono e legittimano il rifiuto di obbedienza ad ordini eticamente non condivisi