Unanimità e democrazia
Ma guarda 'sti ebrei, migliaia di anni fa in Israele......
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Data: 06/02/2004
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: Antisemitismo e sinedrio
Il popolo ebraico viene ricordato molto spesso per essere stato il primo ad adottare la religione monoteista e per aver ricevuto il Libro dei Libri. Nella sua storia è sempre stato trattato in maniera particolare dagli altri popoli, il più delle volte non tanto bene ed ha sempre suscitato interesse, tanto da far nascere in campo giornalistico il famoso motto "Jews are news", gli ebrei sono notizia. ll contributo dato dal popolo ebraico ai paesi nei quali è vissuto è stato senza dubbio notevole. In particolare è interessante ricordare un curioso meccanismo di votazione del Sinedro, l'assemblea di 71 anziani che guidò il popolo ebraico dopo la cattività babilonese; sembra infatti che, qualora all'interno delle discussioni assembleari si verificava una situazione di unanimità, si doveva giungere all'annullamento del voto, proprio per tutelare la libertà di espressione. Un segno di democrazia ante litteram, poichè laddove non c'è dissenso non vi è autonomia di decisione, libertà di dire il contrario del sentir comune, e così via: un'importante lezione dal passato ad un presente, quando vediamo stati che criticano Israele nei quali il voto al dittatore di turno si esprime sempre all'unanimità. Bene ha fatto il Foglio a ricordarlo in un editoriale al quale va il nostro plauso. Ecco l'articolo:Nel voto sulle mozioni parlamentari che invitano il governo a promuovere un’azione contro l’antisemitismo, un gruppetto di deputati di Alleanza nazionale ha espresso un voto contrario, in dissenso dal gruppo. Le obiezioni non riguardavano la lotta ai fenomeni di ostilità verso gli ebrei, contenuta nella premessa e approvata anche dai dissenzienti, ma la parte del dispositivo che accomunava lotta all’antisemitismo e antifascismo. E’ persino inutile dire che, nel merito, gli oppositori hanno torto. Si può discettare sul carattere di importazione e sulla tardività dell’antisemitismo e del razzismo fascista, ma non si può negare la responsabilità di chi ha approvato le leggi razziali del 1938. Tuttavia il fatto che le mozioni non siano state approvate all’unanimità non dovrebbe sollevare uno scandalo, come fa invece qualche esponente dell’opposizione chiedendo ad An di adottare provvedimenti contro i dissenzienti. I temi dell’antisemitismo e del giudizio sul fascismo dividono ancora la società italiana, come dimostrano anche recenti indagini demoscopiche. Perché nel ceto politico queste controversie non dovrebbero avere una risonanza, anche a sostegno delle posizioni sbagliate? L’idea dell’unanimità obbligatoria non è certo espressione della democrazia, ha piuttosto a che vedere con regimi autoritari e illiberali, fascismo compreso. E’ interessante notare che la prima istituzione storicamente conosciuta (e forse l’unica che lo abbia fatto in una forma tanto tassativa) che ha diffidato dall’unanimismo è stata il sinedrio. Nell’assemblea prima giudiziaria e poi legislativa dei 71 anziani di Israele, istituita dopo il ritorno della cattività babilonese, leggi e sentenze venivano considerate nulle se approvate senza alcun parere contrario. I commentatori hanno trovato varie ragioni per questa norma: si voleva evitare di assumere decisioni sotto la spinta di fattori emotivi, si considerava inutile legiferare su ciò che era ovvio, si voleva evitare la criminalizzazione del dissenso. Tutte ragioni che sembrano valide anche oggi.