Sul Corriere dell'Alto Adige è uscito un articolo di Federico Steinhaus con alcune considerazioni sulla Giornata della Memoria. Lo pubblichiamo quale consuntivo delle analisi che Informazione Corretta ha proposto ai suoi lettori su una ricorrenza che ha sollevato non poche domande per le interpretazioni che ne sono state fatte.Questo è il quarto anno da quando è stata istituita per legge la Giornata della Memoria: prima di allora l' obbligo morale di ricordare la Shoah era casuale, dipendeva dalla buona volontà delle persone e delle istituzioni, ed era affidato alle vittime. Dopo di allora è divenuto un dovere istituzionale, ed è gestito dalle istituzioni, con la partecipazione ed il coinvolgimento delle comunità ebraiche.
Oggi questo dovere istituzionale viene gestito, anno dopo anno, in un crescendo quantitativo e qualitativo di manifestazioni, e mi auguro che non diventi un nuovo 25 aprile, ingessato nella ritualità priva di contenuti di una corona di alloro e di un ripetitivo discorso di circostanza. Il tempo è ingeneroso, ma la memoria che col tempo si affievolisce deve a maggior ragione trovare chi la sorregge con forza e convinzione.
Proviamo insieme, io e voi lettori, a scorrere in fretta alcune delle punte polemiche, ed alcune delle cose fatte e dette, che non sono in sintonia con la solennità luttuosa di quel ricordo. Forse questo esercizio culturale ci aiuterà in futuro a distinguere meglio la sincerità dall' ipocrisia in chi ne scrive e ne parla.
Cominciamo con quanto, preciso fino alla pedanteria, intelligente fino alla provocazione, ha scritto Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 28 gennaio. Troppi politici, denuncia Stella, usano i nomi dei gerarchi nazisti (Goebbels e Hitler in particolare) come insulto da gettare in faccia ai loro avversari. In questo modo si banalizza la Shoah, si attutisce la sensibilità nei confronti dell' orrore nazista, dice Stella. E' verissimo: ma non è meno diseducativo insultare un avversario dicendogli "Goebbels", piuttosto che chiamandolo "rabbino" come fanno certe tifoserie?
Alcune considerazioni di personaggi non particolarmente qualificati sono sconcertanti, almeno stando a come le hanno riportate i giornali. Beppe Grillo ha sponsorizzato la pubblicazione di un libro sulla Shoah, e tra lui e l' autore del libro, suo amico, hanno collezionato due di queste perle: Grillo dice di essere intervenuto personalmente per promuovere il libro, in quanto la Comunità ebraica del posto non ne aveva voluto finanziare la stampa, e l' autore rincara dicendo che forse il libro non era gradito perché contiene delle critiche ad Israele. Ed entrambi, a quanto pare, denunciano che la Shoah è diventata un colossale affare. Mettendo in sequenza queste affermazioni, se ne dovrebbe desumere che gli ebrei speculano sulla Shoah, ma solamente se chi si presta al loro gioco evita di criticare Israele. Niente male!
A Bolzano, un personaggio di elevata cultura come Giorgio Israel ha tenuto una conferenza sull' antisemitismo, ed è stato poi intervistato da un giornalista locale, che gli ha chiesto: Ma a voi ebrei non vi si può proprio dire niente?
Ed alle celebrazioni organizzate in consiglio comunale, il capogruppo della Südtiroler Volkspartei ha affermato senza imbarazzo che lui stesso, il 9 settembre 1943, avrebbe accolto i nazisti come dei liberatori, insieme al resto della popolazione del gruppo linguistico tedesco. "Nessuno sapeva", ha giustificato l' entusiasmo di chi plaudiva alla dittatura nazista che si sostituiva a quella fascista. Ma a quell' epoca si sapeva, e non si poteva non sapere. Ne è conferma evidente lo zelo con cui molti, nazisti austriaci e locali, si sono dedicati fin da quel giorno allo sport della caccia all' ebreo.
E, per concludere, dietro alcune delle proclamazioni di solidarietà si legge, pudicamente mascherata, l' obiezione: si, benissimo, ricordiamo la Shoah - ma....come la mettiamo con Israele ed i palestinesi?
Chi si occupa di queste cose con capacità professionale e sensibilità segnala che in parte l' antisemitismo oggi dilagante in occidente porta il marchio della disinformazione sistematica, della deformazione con cui i media trasmettono ogni notizia su Israele: alterando citazioni, affiancando al testo fotografie che deformano la notizia, ignorando certe fonti a beneficio di altre, presentando l' articolo con titoli che ne falsano i contenuti si possono orientare le simpatie dei lettori frettolosi, e si inseriscono nei telegiornali messaggi impliciti che sfruttano la necessità della sintesi e la possibilità di manipolare le immagini.
Chiunque usi internet può facilmente verificare quali messaggi di odio vengono diffusi capillarmente, e da chi; chiunque abbia a cuore il futuro di una convivenza pacifica fra i popoli non può non occuparsene.
Dunque, a futura memoria: l' antisemitismo si può non solo combattere, ma anche prevenire. E proclami di solidarietà, manifestazioni di simpatia, condivisione del dolore sono solo formalità, se non si agisce contestualmente sulle coscienze e sui comportamenti.