I giornali di oggi parlano diffusamente delle vicende giudiziarie di Ariel Sharon, coinvolto in un episodio di corruzione. Informazione Corretta non entra nel merito della questione, così come i quotidiani AVVENIRE, CORRIERE DELLA SERA e IL RIFORMISTA che si limitano a dare la cronaca della vicenda. Tra gli articoli usciti pubblichiamo il pezzo di Davide Frattini dal Corriere.GERUSALEMME — Le 33 pagine e i 209 testimoni dell’atto d’accusa contro l’imprenditore David Appel non hanno per ora influenzato l’agenda di appuntamenti quotidiani e i programmi politici di Ariel Sharon. Mentre mercoledì i magistrati depositavano il dossier al tribunale distrettuale di Tel Aviv, il premier israeliano ha incontrato — come previsto — i direttori dei giornali in lingua russa ( «sono sicuro che l’anno prossimo ci ritroveremo qui, nella residenza del primo ministro» ). Ieri dal quartier generale del Likud ha esteso la sua tranquillità almeno fino al 2007: « Ho intenzione di portare a termine il mio mandato. Sono qui come capo del partito e premier, cariche che non voglio abbandonare » , ha detto davanti a un gruppo di giovani della formazione di centrodestra che guida la coalizione di governo.
Ma per Sharon le acque dello scandalo « isola greca » cominciano ad agitarsi. Appel è accusato di aver tentato di corromperlo tra il 1998 e il 1999 attraverso il figlio Gilad ( il testimone 207 del dossier), che avrebbe ricevuto 690 mila dollari come consulente. L’uomo d’affari avrebbe chiesto al premier, allora ministro degli Esteri, e al suo vice Ehud Olmert ( all’epoca sindaco di Gerusalemme) di fare pressioni sul governo di Atene: aveva bisogno di dribblare le leggi archeologiche per realizzare il progetto di un mega- villaggio turistico. E’ la prima volta nella storia politica dello Stato ebraico che il nome di un primo ministro viene citato in un atto di accusa della magistratura come il possibile destinatario di tangenti.
Edna Arbel, il procuratore generale ad interim che nel 1997 aveva indagato su Benjamin Netaniahu nel caso « Hebrongate » , è convinta che già ora siano state raccolte prove sufficienti a incriminare Sharon. Una decisione dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, dopo che la polizia avrà interrogato di nuovo il premier ( alla fine di ottobre era stato ascoltato per sette ore assieme ai figli Omri e Gilad). « La situazione è insostenibile — commentano dall’ufficio di Sharon — . Abbiamo un capo di governo che deve prendere importanti decisioni ed è stato lasciato sotto la minaccia di questo procedi mento per anni. Se hanno le prove per accusarlo lo facciano, altrimenti chiudano la questione » .
Domenica il Consiglio dei ministri voterà una nomina chiave per il futuro del premier, quella del nuovo procuratore generale, l’uomo che alla fine deciderà del destino di Sharon. Il candidato più probabile, Meni Mazuz, in passato ha sempre sostenuto che per accusare un politico di crimini finanziari sono necessarie prove inconfutabili. Ma alcuni consulenti legali del governo sono convinti che la situazione del primo ministro sia peggiorata negli ultimi giorni. Sharon è anche sotto indagine in un caso di finanziamenti illeciti alla sua campagna per la guida del Likud. L’inchiesta è costruita attorno al prestito da un milione e mezzo di dollari ottenuto da Cyril Kern, ricco amico di famiglia britannico: il denaro, incassato dai figli di Sharon, Gilad e Omri, sarebbe servito a restituire gli 890 mila dollari di donazioni illegali che determinarono la vittoria alle primarie del partito nel 1999.
Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Yedioth Ahronoth, il 49 per cento degli israeliani pensa che il premier dovrebbe dimettersi o sospendersi dalla carica già ora, anche se non verrà incriminato, mentre il 59 per centro prevede che porterà a termine il suo mandato malgrado tutto. Il 53 per cento — in un rilevamento del concorrente Maariv — è sicuro che sia stato corrotto. Shimon Peres, leader del partito laburista all’opposizione, ha invitato Sharon a fornire la sua versione dei fatti al Paese: « Questo per me è un momento difficile. Anche se siamo avversari politici, non siamo nemici personali. Io e Arik ci conosciamo da oltre cinquant’anni » .
Da dentro il Likud, quasi nessuno parla. Ma la sfida per la possibile successione è già cominciata. Un sondaggio pubblicato dal quotidiano Haaretz
designa come erede naturale Benjamin Netaniahu: se Sharon dovesse lasciare prima della fine del mandato, il ministro delle Finanze verrebbe quasi certamente eletto alla guida del partito dai 3000 delegati del comitato centrale. L’ex premier ( dal 1996 al 1999) raccoglie il 41 per cento dei consensi tra gli elettori del Likud. Dopo di lui, Ehud Olmert ( 19%) — che rischia di uscire dalla corsa nel caso venga incriminato — , in terza posizione il ministro della Difesa Shaul Mofaz, che però non potrebbe ricevere l’incarico perchè non è un deputato alla Knesset.
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