Hezbollah e Israele, botta e risposta
scaramucce oppure rischio reale?
Testata: Avvenire
Data: 21/01/2004
Pagina: 14
Autore: Graziano Motta
Titolo: Libano, raid dei caccia israeliani
Graziano Motta, su Avvenire di oggi, 21 gennaio '04, spiega ai lettori la situazione al confine nord di Israele, dove gli Hezbollah continuano ad attaccare soldati israeliani, agendo come longa manus della Siria. Come è suo solito, il giornalista di Avvenire informa puntualmente i suoi lettori su quello che accade in Medio Oriente. Ecco l'articolo.
È di nuovo esplosiva la situazione alla frontiera tra Israele e Libano. L’uccisione, lunedì, di un soldato israeliano e il ferimento di un altro da parte di guerriglieri fondamentalisti Hezbollah ha provocato una dura rappresaglia: ieri pomeriggio quattro aerei da guerra con la stella di Davide hanno attaccato, presso i villaggi libanesi di Amanan e di Zibkit, nella regione meridionale libanese presidiata dai guerriglieri, due loro basi di addestramento e di deposito di armi e munizioni.
Le operazioni belliche hanno subito riacceso le tensioni regionali perché Israele ha accusato ancora una volta la Siria e l’Iran di sostenere strategicamente, finanziariamente e politicamente l’Hezbollah e il governo libanese i tenere gli occhi chiusi dinanzi ai guerriglieri. E non ha risparmiato l’Unifil, cioè la forza delle Nazioni Unite che presidia il Sud Libano: per ben tre volte negli ultimi tre mesi gli Hezbollah hanno sconfinato nel territorio dello Stato ebraico per seminare mine in tratti della frontiera che pur sapevano essere pattugliati. La dose è stata rincarata nei confronti del presidente siriano Assad: il ministro degli Esteri israeliano Shalom lo ha avvertito che «se pensa di usare gli Hezbollah come suo lungo braccio nella lotta contro di noi, sappia che la nostra risposta sarà molto chiara». Immediata la replica dello sceicco Naim Kassem, alto esponente dei guerriglieri: «Abbiamo sistemato nel Sud Libano migliaia di razzi a lungo raggio in grado di colpire il territorio israeliano anche a sud di Haifa. Li useremo se Israele dovesse stupidamente avventurarsi in un attacco alla Siria». Minacce roboanti che sovrastano le polemiche sul fatto che l’attacco degli Hezbollah ai soldati israeliani, impegnati a ripulire la zona delle mine, fosse avvenuto al di qua o al di là, di qualche metro, dalla linea di frontiera.
Situazione molto arroventata anche in Cisgiordania perché dei militari, incaricati di eliminare uno dei punti illegali di sviluppo degli insediamenti dei coloni ebrei, nell’area di Taboah, hanno demolito un edificio che era stato adibito a sinagoga. Incontrando la più aspra reazione di decine e decine di fedeli ortodossi e ultra-nazionalisti, che avevano dedicato la sinagoga e una annessa scuola talmudica al rabbino Meir Kahane, ex deputato negli anni Ottanta, ucciso da un sicario fondamentalisti egiziano a New York.
La demolizione dell’edificio è durata più di tre ore, con aspri scontri tra soldati e coloni; si è udito anche qualche sparo, senza conseguenze. Alla fine, tre militari sono risultati contusi e una ventina di manifestanti sono stati fermati. La demolizione ha avuto immediata eco in tutti gli ambienti religiosi, per la «profanazione» compiuta dai soldati che hanno rimosso dalla sinagoga i rotoli della Torah.
In Cisgiordania, nelle ultime ore, agenti dei servizi di sicurezza israeliani hanno catturato 34 attivisti della rivolta palestinese, 24 dei quali militanti di Hamas e di al-Fatah nella città di Ramallah. A Rafah, nella Striscia di Gaza, in una zona a ridosso del confine con l’Egitto, ruspe dell’esercito israeliano hanno demolito 13 case e i ruderi di una moschea.
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