Divorzio alla palestinese - 2
la notizia esce anche sui giornali, non solo su Informazione Corretta
Testata:
Data: 20/01/2004
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis - Roberto Gatti
Titolo: Divorzio alla palestinese
La notizia riportata ieri da Informazione Corretta, sulle motivazioni della terrorista di Erez, che si sarebbe fatta esplodere in alternativa ad essere uccisa dal marito ( o famigliari vari), viene oggi ripresa da alcuni quotidiani italiani. Significativo è il pezzo di Roberto Gatti a pagina 7 del Riformista (che però il lunedì non esce), che pubblichiamo integralmente. Titolo: "Una questione privata, ovvero il martirio d'onore di Hamas".
A seguire quello di Aldo Baquis sulla Stampa.

Una questione privata. Una vicenda personale, di amori e tradimenti. Sembrerebbe questa la ragione che ha condotto Reem Saleh Al-Riyashi, la prima donna suicida di Hamas, a «sacrificarsi» nella «operazione di martirio» di Erez. La stessa ragione che avrebbe indotto Ezzedin Al Qassam, il braccio armato dell'organizzazione islamista palestinese e, soprattutto lo sceicco Yassin, leader spirituale del gruppo e dunque unica autorità religiosa che, con una fatwa, poteva legittimare lo strappo alla tradizione maschile del shahid, a dare via libera alla «martire» esplosiva.
Per lungo tempo, come abbiamo già scritto, Hamas, e Yassin in particolare, aveva negato alle donne l'uguaglianza di genere nella morte in «combattimento sulla via di Dio». Donne e «sacrificio» nel jihad parevano escludersi a vicenda. Hamas è pur sempre una filiazione dei Fratelli Musulmani. E per quanto, sotto la spinta concorrenziale della più eclettica Jihad islamica, il gruppo abbia già dato interpretazioni estensive di alcune regole islamiche, come il suicidio "altruistico" in attentati terroristici, l'appartenenza femminile allo spazio privato non sembrava in discussione. Con Reem una donna islamista sunnita è, invece, entrata, attraverso la porta stretta del «paradiso dei martiri», in uno spazio non tradizionale come quello della guerra. Una rottura simbolica enorme.
Ora i servizi israeliani, preoccupati dal potenziale davvero esplosivo che un arruolamento in massa delle donne tra gli aspiranti suicidi potrebbe avere in termini di sicurezza, fanno sapere che il via libera a Reem sarebbe stato dato per motivi particolari. Madre di due figli e, apparentemente sposa felice, la terrorista di Hamas avrebbe espiato, con il suo folle atto, la colpa di avere tradito il marito e, soprattutto, di attendere un «figlio del peccato». Una colpa gravissima nel mondo islamico, nel quale la donna è garante della purezza dell'ordine comunitario. Il controllo della morale sociale passa, infatti, per il controllo del corpo femminile. La sessualità fuori del matrimonio mette in discussione la coesione comunitaria e per questo va impedita. Anche l'onore personale è legato all'esemplarità della condotta femminile delle donne della famiglia. La donna che viola l'onore familiare discredita l'uomo, facendogli perdere la reputazione. La sessualità "sregolata" impedisce poi l'accertamento della paternità, fatto rilevante in una tradizione che assegna grande importanza alla filiazione paterna come elemento di trasmissione religiosa. Dal momento che il mantenimento della purezza dell'ordine sociale è demandato al comportamento femminile, gli islamisti considerano «l'adulterio e la fornicazione» una vera e propria rottura con la comunità più che un fatto riguardante i singoli individui o la coppia. In uno stato islamico la rottura sarebbe stata "sanata" dall'applicazione delle pene corporali previste dalla shari'a, come la lapidazione. Riaffermando così, drammaticamente, l'unità del corpo sociale attraverso lo smembramento di quello femminile. Ma nella situazione specifica solo il sacrificio personale poteva espiare la colpa. Per questo si sarebbe permesso che una donna sposata e, soprattutto, madre di due figli, potesse farsi esplodere. Sollevando le prevedibili critiche di parte della società palestinese, stanca della patologica martiropatia imperante dei gruppi islamisti; sdegnata nei confronti di chi non si perita troppo di "sacrificare" donne e adolescenti.
La sorte di di Reem non sarebbe stata, dunque, molto diversa da quella delle donne cecene. Nessuna libertà nella scelta. Come già le vedove, le fidanzate, le sorelle, protagoniste della guerriglia caucasica, sacrificabili perché ormai prive di ruolo familiare, anche la giovane madre palestinese, colpevole di aver violato le intangibili regole maschili della società, è divenuta vittima sacrificale di una decisione maschile. Solo così la reproba poteva essere santificata: l'alternativa era il perenne disonore, suo e della sua famiglia. Anche nel jihad, dunque, il predominio maschile si impone. A dimostrazione che l'emancipazione attraverso l'uguaglianza nel terrore è un salto nel vuoto.
Ecco l'articolo di Aldo Baquis su La Stampa di oggi, dal titolo: "Il capo di Hamas: «E’ l’era delle donne kamikaze»".

«È arrivata l'era delle donne kamikaze»: così ha detto ieri il leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, giustificando il ricorso alle combattenti femminili nel contesto della Guerra santa contro gli infedeli. Commentando l'attentato di mercoledì al valico di Erez, in cui la «mamma-kamikaze» Rim al-Riashy, 21 anni, si è fatta esplodere uccidendo quattro israeliani, Yassin ha detto che l’inclusione di donne nei commando islamici, pur restando per ora un’eccezione, «è solo la continuazione del programma di martirio e combattimento da parte di uomini e donne».
I servizi segreti israeliani credono però di aver scoperto il vero movente dell'estremo sacrificio di Rim: un amore proibito, extramatrimoniale, e il crudele aut-aut del marito, «una morte eroica fra i militari nemici o una morte vergognosa in un vicolo putrescente di Gaza». I primi a mettere in giro la voce dell’asserita infedeltà coniugale di Rim sono stati giornalisti arabi di Radio Montecarlo i quali avrebbero anche identificato il presunto amante. Poi le voci si sono ulteriormente estese: domenica la storia è apparsa con grande evidenza su «Yediot Ahronot» e sul «Sunday Times», ieri su «Haaretz».
A Gaza è parso che la famiglia l’avesse ripudiata, che avanzasse lamentele verso il marito, verso Hamas e verso al-Fatah (che pure ha rivendicato l'attacco). Giovedì, quando la popolazione è scesa in strada per tributarle l'ultimo saluto, i familiari hanno preferito mantenere un basso profilo piuttosto che schierarsi in prima fila, come vuole l'abitudine. Hamas è stato così costretto a chiedere ai fratelli della donna di uscire dalle ambiguità e confermare alla stampa che Rim era morta per idealismo. «La sua molla - ha detto Ayman al-Ryashi, uno dei suoi sei fratelli - è stato l'amore per l'Islam e per la Palestina». Ayman ha anche negato che qualcuno dei familiari conoscesse in anticipo i suoi propositi: secondo «Yediot Ahronot», invece, il corpetto esplosivo le fu dato dall'amante, e secondo il «Sunday Times» fu il marito a condurla in automobile sul luogo dell'attentato. Un altro fratello, Seif, ha negato che la famiglia l’avesse ripudiata: «Lei era e resta la nostra sorella. Tutte le voci malevoli sono infondate».
I dubbi però restano, anche perché fra le aspiranti kamikaze catturate dai servizi segreti israeliani ve n’erano già alcune partite in missione (non per conto di Hamas) allo scopo di riconquistare un onore perduto in contrastate vicende sentimentali. Questi dettagli hanno importanza secondaria per lo sceicco Yassin, che ancora ieri ha ribadito di non temere i minacciati attentati israeliani - il generale Moshe Yaalon, comandante dell'esercito israeliano, ha ripetuto ieri sera in tv che Yassin «è un obiettivo da uccidere» - e che «Hamas sta avanzando».
Non tutti a Gaza la pensano così. Certamente non i 15 mila pendolari che ogni giorno cercano di guadagnarsi il pane in Israele e che adesso, dopo l'attentato, sono adesso costretti a file ancora più estenuanti per superare il valico di Erez. Le teorie massimaliste dello sceicco rischiano ora di condannare le loro famiglie alla fame. Yassin non si sente affatto responsabile. «Noi non siamo un gruppo di potere. Diamo il nostro contributo in termini di sangue, e di beneficenza». Nel rione Sheikh Ajalin di Gaza cresce intanto la tensione dopo che la Croce rossa ha informato i suoceri di Rim che la loro abitazione sta per essere rasa al suolo dall'esercito israeliano, a scopi punitivi.
Tensione in rapido aumento anche al confine fra Israele e Libano, dove ieri i guerriglieri Hezbollah hanno sparato un razzo anticarro contro una ruspa militare israeliana, uccidendo un soldato. «Un episodio gravissimo», ha commentato il ministro della Difesa Shaul Mofaz. In serata aerei da combattimento israeliani si sono elevati in volo puntando minacciosamente verso il Libano e la Siria.
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