Quando non vi sono articoli contro Israele, il "muro", gli "insediamenti", il falco Sharon", l’aggressione dei soldati israeliani contro i poveri palestinesi derelitti, Famiglia Cristiana non si lascia sfuggire l’occasione per fare un po’ di propaganda antiamericana.
Ecco che a pagina 6 del numero del 18 gennaio è pubblicata la lettera di un sacerdote, Don Maurizio, che, a 43 anni, ha deciso di partire per offrire il suo aiuto agli iracheni, intitolata "La pace, ma non con le armi".
Pur apprezzando l’encomiabile gesto del giovane prete non ci sentiamo di condividere le sue opinioni sulla "guerra americana" che ha portato all’eliminazione di un pericoloso dittatore, non solo perché inficiate da un buonismo degno di miglior causa, ma anche perché gli ultimi avvenimenti occorsi in tutta l’area mediorientale gli danno torto.
Dopo la lettera del sacerdote riportiamo un ottimo articolo di Cesare De Carlo pubblicato sul Resto del Carlino del 3 gennaio intitolato "Il pentimento degli Stati canaglia" che smentisce con esempi e fatti concreti le affermazioni "idealiste" di Don Maurizio.Mi trovo in Egitto da più di tre mesi a studiare l’arabo e islamologia. Mi sto preparando per andare in Irak per una nuova esperienza a favore dei ragazzi e dei giovani iracheni.
La guerra non è mai una fatalità: essa è sempre una sconfitta dell’umanità. Sono le parole del Papa, che si stanno rivelando drammaticamente vere.
E la guerra in Irak continua e continuerà ancora con le sue nefaste e incontrollabili conseguenze.
Questa guerra si doveva evitare.
E lasciare Saddam Hussein libero di massacrare altri iracheni?
In migliaia l’abbiamo chiesto, e in tanti modi: marce, preghiere, digiuni, bandiere di pace…
Tanto, alla fine dopo il digiuno si tornava a mangiare, dopo le marce si tornava a casa e sventolare le bandiere metteva in pace la coscienza: nel frattempo Saddam Hussein dai suoi palazzi ricoperti d’oro continuava ad affamare e a sterminare la sua gente!
Invece è prevalsa la logica della violenza e delle armi. E ora la situazione è degenerata. Anche i caduti italiani, purtroppo, sono una tragica conseguenza di questa avventura senza ritorno.
No, sono la conseguenza dell’odio contro l’Occidente e della volontà criminale di impedire l’instaurazione di un governo democratico.
Il terrorismo internazionale è certamente una tragica realtà dei nostri giorni. Senz’altro va combattuto e debellato. Ma come?
Già: come? Con i digiuni? Le bandiere?La comunità internazionale, tramite i suoi organismi democratici e rappresentativi, deve trovare i modi giusti, senza però far ricorso alle armi
Ma in concreto, caro Don Maurizio, quali sono questi "modi giusti"?
Una bella "predica" può servire per convincere un dittatore sanguinario a non gasare più il suo popolo?
Ci vogliamo dimenticare di tutti i tentativi che l’America ha fatto per impedire la guerra e purtroppo non è stata ascoltata?Le ingiustizie sociali, gli interessi economici, la prevaricazione dei paesi ricchi su quelli poveri ecc. sono un’altrettanta tragica realtà dei nostri giorni.
Eppure se non ci fossero stati i soldi dei tanto "deprecati" paesi ricchi la popolazione iraniana vittima del devastante terremoto di queste ultime settimane sarebbe ancora sotto le macerie.
Evidentemente fa comodo dimenticarsi che l’America e Israele sono stati fra i primi paesi ad inviare aiuti economici, medici e ospedali da campo per affrontare quella gravissima emergenza.
Israele non si è posta il problema che stava aiutando un paese che finanzia il terrorismo, quello stesso terrorismo che fa strage di innocenti negli autobus e nelle discoteche di Gerusalemme.
Ha messo la sua esperienza a servizio di una popolazione duramente colpita, nonostante il governo iraniano avesse rifiutato qualsiasi aiuto.E’ un’altra forma di terrorismo, che non usa bombe o kamikaze, ma che ugualmente umilia e uccide le persone.
Il terrorismo è quello che tutti abbiamo visto in azione l’11 settembre del 2001 contro le Twin Towers, è quello che vediamo in Israele quando scoppia un autobus pieno di adolescenti, è quello che uccide madri, vecchi e bambini in un supermercato, è quello che colpisce i simboli culturali e religiosi dell’occidente democratico.
Quello è terrorismo, Don Maurizio, e l’America lo sta combattendo a prezzo di immensi sacrifici umani. Perché nessun prelato della Chiesa rivolge mai un pensiero a tutti i giovani americani che si sono sacrificati perché nel mondo regni più giustizia e democrazia?
Ecco l'articolo di Cesare De CarloIl 2004 s’inizia come il 2003 si era chiuso: con il presumibile, possibile ravvedimento di uno dei cosiddetti Paesi canaglia.
Il 19 dicembre era stata la Libia di Gheddafi ad aprirsi alle ispezioni, riconoscendo quel che aveva sempre negato e cioè il possesso di armi chimiche, biologiche e in prospettiva nucleari.
Ieri è stata la Corea del Nord di Kim Jong-il a riammettere ispettori che – nota bene – non saranno internazionali, ma americani, in attesa che confermino quel che tutti sanno e cioè che nel laboratorio di Yongbyon c’è plutonio sufficiente alla costruzione di una dozzina di atomiche.
Due buone notizie. Alle quali potrebbe aggiungersene una terza: l’Iran degli ayatollah, dopo aver accettato i controlli dell’Iaea, studia la convenienza di riallacciare i contatti con gli USA. Bush è pronto a spedire a Teheran una delegazione guidata da Elisabeth Dole, inizialmente con fini umanitari.
Che accade? L’Asse del male è stato toccato dallo Spirito Santo? Ovviamente no.Non si tratta di casuali coincidenze. Solo gli ingenui o gli antiamericani inguaribili possono considerarle tali.
Si tratta invece di benefici collaterali. Collaterali alla guerra in Irak.
Il primo è stata la liquidazione di un mostruoso dittatore, indipendentemente dal fatto che avesse o no armi di distruzione di massa (secondo informazioni sono nascoste in Siria).
Quelli successivi, dalla Libia alla Corea del Nord, dimostrano la validità dell’assunto americano: se si ha a che fare con regimi aggressivi il solo strumento efficace consiste nella minaccia o nell’uso della forza.
Ebbene, la caduta di Saddam Hussein come, prima, la caduta del mullah Omar e la fuga di Osama Bin Lade stanno avendo l’auspicata deterrenza globale.
Gheddafi, Kim Jon-il, Kathami sembrano aver recepito il messaggio. E il messaggio è: attenti, domani potrebbe toccare a voi!
Spiega Ashton Carter, professore ad Harvard e consulente della colomba Dean: l’Irak dimostra che facciamo sul serio quando ci opponiamo alla proliferazione. Gli Stati Uniti non attenderanno di essere colpiti dalle armi di distruzione di massa di regimi che appoggiano, finanziano, coprono attività terroristiche.
In conclusione: Libia, Corea del Nord, Iran non rappresentano il trionfo della diplomazia disarmata, all’europea. Sono la conseguenza della dottrina di Bush. Ecco perché alcuni cattivi si travestono da buoni.
Ed ecco perché, vorremmo concludere, le tanto deprecate, osteggiate, condannate (dal mondo cattolico e dalla sinistra) "guerre preventive" , forse, a qualcosa sono servite.Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana e Il Resto del Carlino. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
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