Sul sito di Tiscali.it, c'è una pagina dedicata alla "Questione palestinese" (questo l'indirizzo: http://notizie.tiscali.it/speciali/palestina/palestina_schede.html).
Sarebbe potuto essere interessante ed istruttivo, ma purtroppo così non è: già alla prima lettura la pagina ci appare molto faziosa. Ecco qualche esempio:
1) "Le ragioni della guerra"Ma perché palestinesi e israelianii continuano a farsi la guerra da ben 55 anni? Si potrebbe dire che i primi pretendano uno Stato riconosciuto mentre i secondi abbiano il terrore di essere accerchiati e poi cancellati. Ma i veri motivi sui quali ruota fondamentalente questo conflitto vanno ricondotti ad almeno quattro spinose questioni: il controllo di Gerusalemme, il rientro dei profughi palestinesi, la gestione delle risorse idriche e infine l'insediamento dei coloni israeliani nei cosiddetti Territori Occupati.
GERUSALEMME
Sia i palestinesi che gli israeliani considerano sacra Gerusalemme. Sino al 1967 ne controllavano solo la parte occidentale, poi procedettero all'occupazione di tutta la città nel corso della "guerra dei Sei giorni". L'annessione della parte orientale non è mai stata accettata dalla comunità internazionale. Il problema è che gli ebrei vedono in Gerusalemme la capitale "eterna e indivisibile", che dovrebbe rimanere unificata e sotto il proprio controllo. Anche l'Autorità palestinese guarda alla città come alla capitale del futuro Stato di Palestina, ma almeno a parole è disposta ad accettare una divisione netta tra il settore arabo e quello israeliano.
IL RIENTRO DEI PROFUGHI PALESTINESI
Secondo l'Onu sono 3 milioni e 600mila i palestinesi che vivono in Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania e Gaza. Si tratta di persone alle quali dal 1948 - cioè a partire dalla dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele - viene impedito di tornare alle proprie case. E questo in barba alle risoluzioni delle Nazioni Unite, che gli riconoscono questo diritto come "alienabile". Proprio il ritorno alle loro case e un indennizzo per chi decida di non lasciare il paese d'immigrazione o per chi decida di trasferirsi nel nascente stato palestinese è fra le maggiori richieste di Arafat. Ma è anche fra i punti in cui l'opposizione del governo israeliano (specie dell'ultimo presieduto da Sharon) è da sempre più forte.
IL CONTROLLO DELL'ACQUA
Secondo gli esperti la risoluzione di questo problema potrebbe aprire grandi spiragli di pace. Ma è più facile a dirsi. Di fatto dal 1967 le risorse idriche situate nei territori occupati sono sotto il controllo militare israeliano.
Nonostante un accordo che impone a Israele di riconoscere i diritti dei palestinesi sull'acqua in Cisgiordania, gli arabi lamentano di essere di continuo soggetti a razionamenti e a improvvise interruzioni della fornitura idrica e accusano i coloni ebrei di procedere ad uno sfruttamento esclusivo delle risorse. Secondo la Banca Mondiale circa il 90 per cento dell'acqua della Cisgiordania sarebbe utilizzata a beneficio di Israele e solo il restante 10 per cento a beneficio dei palestinesi.
I COLONI NEI TERRITORI OCCUPATI
Nel gennaio del 1968 Israele diede l'avvio ad una vera e propria azione di esproprio di alcuni territori controllati dai palestinesi: oltre duemila ettari di terra vennero tolti ai proprietari anche ricorrendo, quando necessario, all'uso della forza. La politica espansionistica di Israele mirava, infatti, ad assicurarsi le principali fonti di reddito economico, vale a dire la terra e l'acqua. Nel corso degli anni, i governi israeliani che si sono succeduti hanno confiscato il 52 per cento del territorio della Cisgiordania e costituito 232 colonie israeliane abitate da circa 60mila ebrei che hanno in mano i 5/6 delle risorse idriche. Anche nella striscia di Gaza, Israele ha confiscato il 32 per cento del territorio e costituito 30 colonie abitate da circa tremila ebrei.
Come si vede dal testo sopra riportato, sono state elencate alcune cause del conflitto israelo-palestinese, ma non viene fatta alcuna menzione sul sempre attuale rifiuto arabo all'esistenza dello stato di Israele. E nemmeno sui continui rifiuti da parte di Arafat di arrivare a delle vere trattative di pace. Un'altra ragione non riportata, ma di estrema gravità, è quella riguardante il terrorismo palestiense che fortemente ostacola ogni possibile processo di pace da parte israeliana.
2) "l'Intifada"
Prima di tutto l'immagine: un carro armato israeliano dietro ad un ragazzino palestina che tira sassi. Come tutti ben sanno, non è certo il carro armato che caratterizza la "rivolta araba", ma piuttosto il terrorismo palestinese che costringe Israele a prendere delle necessarie misure di sicurezza per la difesa dello stato. Eppure, dalla foto, sembra che l'intifada sia di matrice israeliana. Anche Tiscali.it presta fede ad una falsità storica, là dove si dice che(...) "Intifada di Al-Aqsa" (dal nome della Moschea) in riferimento ai disordini e alle violenze che hanno avuto luogo in seguito alla visita di Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee.
Ormai anche i sassi sanno che la visita di Sharon è stata strumentalizzata. Tutto era pronto da mesi.
3) I "piani di pace"
Qui si parla solo della Road Map:(...) Tra queste vi è certamente la cosiddetta "Road Map", un tracciato ideato da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite verso la convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi. Si tratta in pratica di un processo negoziale articolato in tre fasi e che inizia con la cessazione degli attacchi da parte palestinese e il ritiro di Israele dai Territori occupati. L'obiettivo è l'istituzione di uno Stato palestinese entro il 2005. Il piano prevede anche il congelamento dello sviluppo di insediamenti israeliani e la rimozione degli avamposti di coloni che si sono insediati più recentemente. (...)
Il testo è già un po' datato, in quanto gli eventi odierni della Road Map stanno prendendo un'altra piega: Abu Mazen fa ormai parte del passato, ora c'è Abu Ala che, però, non ha ancora (e forse non l'avrà mai) alcun potere nei confronti di questo tracciato di pace (chissà di chi è la colpa..).
Vediamo l'ultimo pezzo del testo:(...) I vertici palestinesi, Abu Masen in testa, hanno accantonato le loro riserve su alcuni punti del tracciato e sono pronti ad avviare gli sforzi per i negoziati. "Abbiamo accettato la road map - ha dichiarato il premier dell'Anp - e per il bene del nostro cammino abbiamo lasciato cadere ogni riserva" . Dal canto suo Hamas si dichiara disponibile a una tregua di un mese, ma Israele si oppone perch teme che questo "fermate il fuoco" venga usato dagli estremisti per riorganizzarsi.
La trattativa si blocca anche su un altro punto: le colonie ebraiche nei Territori. Sharon in realtà ha promesso di smantellarne alcune e poi si è rimangiato tutto.
Alla luce dei fatti, chi si è "rimangiato" tutta la Road Map è Arafat che non ha mai eseguito il primo passo enunciato e sottoscritto della Road map: fermare il terrorismo. Altro che Sharon.
4) Biografie di Sharon e di Arafat:
Il titolo della biografia di Sharon è così titolato: "L'inflessibile Ariel", mentre quello sulla biografia di Arafat è il seguente: "Il Nobel assediato". Come può un lettore non notare questa differenza di trattamento?
5)"Le foto choc"
La foto pubblicata sotto il titolo è chiaramente un falso, forse anche un fotomontaggio. Nessun militare israeliano ha mai puntato un fucile contro un bambino che avrà neanche cinque anni ! Andare sul sito Tiscali per verificare: http://notizie.tiscali.it/speciali/palestina/scheda_sette.html.Nel conflitto infinito che insanguina il Medioriente ci sono vittime colpevoli solo di esser nate in una regione contesa. Le immagini drammatiche contenute in queste gallerie fotografiche testimoniano molto bene l'impotenza dei bambini davanti alla bestialità della guerra.
Sia dei piccoli palestinesi, costretti a vivere davanti a carri armati e a uomini in divisa (LE FOTO DAI TERRITORI), (...)
che però vengono educati fin da piccoli a tirare sassi contro i carri armati israeliani e a odiare gli ebrei; per non parlare della propaganda televisiva palestinese che li incoraggia a diventare "martiri", ovvero terroristi suicidi ai danni di innocenti israeliani.
5) "La guerra dell'informazione"
Questa pagina è dedicata ai links e ai riferimenti bibliografici del conflitto. Il fatto di aver incluso fra i links anche il sito egiziano (Israel's world crimes) fa chiaramente capire il tipo di selezione di Tiscali.it.Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione di Tiscali.it. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
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