Il 28 dicembre 2003
negli studi della televisone ufficiale palestinese.....
Testata:
Data: 02/01/2004
Pagina: 11
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Ecco come informa la TV palestinese
Siamo certi che i nostri lettori sappiano cosa sono i "Protocolli dei Savi
Anziani di Sion": un falso confezionato nella Russia zarista un secolo fa,
nel quale si "dimostrava" che gli ebrei da sempre complottano per
impadronirsi del mondo e rendere loro schiavi i non ebrei. Questo pamphlet
fu sottoposto a perizie giudiziarie che ne dimostrarono la falsità, ma
continua a circolare più o meno indisturbato, bandiera sempre efficace dei
nazisti dell' altro ieri e dei neo-nazisti di oggi, ma anche di certi
ambienti cari alle nostalgie fasciste della nostra Italia contemporanea, e
dell' antisemitismo arabo (l' Arabia Saudita lo fa stampare in un numero
cospicuo di lingue e lo distribuisce attraverso le sue ambasciate, ed alcuni
siti web arabi lo mettono a disposizione in versione integrale, insieme alle
opere dei vari negazionisti alla Faurisson).

La nostra introduzione trova un motivo preciso nell' attualità.Leggendo le
citazioni che seguono ne apparirà evidente il senso.

"...si sviluppò quel che è noto come il Rinascimento Sionista, ed i germi di
quel programma che è noto come "I Protocolli dei Savi Anziani di Sion"
apparvero alla fine del 18. secolo...Esso fu presentato al Congresso (di
fondazione del movimento sionista, nel 1897) di Basilea". (Dr. Riad
Al-Astal, incaricato di Storia all' Università di Gaza).
"Teodoro Herzl,il fondatore del sionismo politico, noncredeva nell'
ebraismo...egli era convinto che gli ebrei di tutto il mondo fossero un solo
popolo solo perché erano ebrei..." (Dr. Jarir Al-Kidwah, consigliere di
Arafat per l' educazione e direttore della biblioteca pubblica dell'
Autorità Palestinese).
"Gli ebrei vivevano in aree isolate...erano quanto rimaneva dei
Khazari...senza alcun legame con la nostra terra o la storia della nostra
terra...Il nostro popolo...che proseguiva un percorso di 12.000 anni su
questa terra...avvertì il pericolo..." (Dr. Isam Sisalem, storico ed
educatore ce lavora per la televisione palestinese).
"Vi sono due motivi principali che motivarono la Gran Bretagna e gli altri
stati europei (nel decidere che in Palestina vi dovesse essere un focolare
nazionale ebraico): il primo elemento era di liberarsi degli ebrei, che
erano noti come quelli che provocano guerre civili, rivolte, e crisi
finanziarie in Germania, in Francia ed in altri stati europei. Per quanto
concerne il secondo punto, ... era di silurare qualunque speranza di unità
araba" (Al- Astal).
Questo istruttivo dibattito si è svolto il 28 dicembre negli studi della
televisione ufficiale palestinese, all' interno di un programma della fascia
educativa che aveva lo scopo di confermare l' autenticità dei "Protocolli"
e di inserirli storicamente nel contesto del sionismo, per negare ogni
legittimazione allo stato d' Israele.
Educatori, insegnanti, storici e politici palestinesi (incluso l' attuale
primo ministro) sostengono in ogni circostanza che gli ebrei non sono un
popolo e pertanto non hanno alcun diritto ad uno stato. Questo è l'
argomento ideologico fondante che sostiene l' impalcatura storico-politica
delle attuali posizioni rappresentate nello scenario internazionale da parte
dell' Autorità Palestinese, finalizzate allo svuotamento dello stato d'
Israele quale patria storica culturale e religiosa del popolo ebraico;
questa delegittimazione dovrebbe poter spalancare le porte al "diritto al
ritorno" dei "profughi" del 1948: una pretesa che, malgrado quanto è stato
sottoscritto nell' accordo di Ginevra, viene tuttora sostenuta come
irrinunciabile da tutta la leadership palestinese.
Seguire la televisione e gli altri media palestinesi, e monitorare insieme a
questi anche i programmi scolastici e - perché no? per l' Islam non esiste
distinzione fra stato e chiesa - il contenuto politico dei sermoni del
venerdì costituisce un ottimo esercizio grazie al quale otteniamo un quadro
complessivo, fin troppo omogeneo e coerente, dell atmosfera sciovinista,
vittimista ed aggressiva che fornisce alla politica palestinese motivazioni
ed argomenti che non lasciano presagire a breve termine una evoluzione
positiva e pacificatrice del contenzioso.