Israele
dove il colore della pelle non è un problema
Testata: Corriere della Sera
Data: 02/01/2003
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: Le veneri nere d'Israele
Sul Corriere di oggi Davide Frattini si sofferma sulla condizione degli ebrei etiopi in Israele e delle loro rappresentanti più visibili. Uno specchio della vivace multietnicità della società israeliana che non si ferma di fronte alle apparenze.

DAL NOSTRO INVIATO
non riuscire a salire: avevo 9 anni, ma nella foga ho calpestato una donna che era caduta. Ricordo ancora il senso di colpa, quasi ripugnanza per me stessa. Eppure non mi sono fermata. Quando siamo atterrati in Israele, ci siamo inginocchiati a baciare la terra » .
Shani Meshesha, 23 anni, i lunghi dreadlocks
tinti oro, un piccolo brillante incastonato nel naso, parla della sua bellezza con distacco, come un analista di Borsa delle azioni in cui investe.
Quel che guadagna le serve anche per mantenere i cinque fratelli rimasti in Etiopia. E’ arrivata nel 1989, dopo che il padre era stato incarcerato e condannato a morte per aver aiutato gli ebrei a lasciare il Paese con documenti falsi ( « siamo riusciti a farlo scappare solo pagando un sacco di soldi » ) . « La mia famiglia è molto religiosa — racconta — e qui mi ha mandato in un collegio ortodosso. Non ho avuto problemi a integrarmi. Ero già pronta » . E’ orgogliosa di essere israeliana e si è intestardita per poter indossare la divisa dell’esercito.
« Non mi volevano arruolare perché pesavo solo 38 chili. Alla fine sono riuscita a ottenere che non mi scartassero. Se non avessi cominciato la carriera di modella e attrice, avrei firmato per diventare ufficiale » . Non ha mai sentito sulla sua pelle il razzismo, ma quando partecipa alle audizioni per una soap opera o un film viene presa in considerazione solo se il copione prevede una parte per una ragazza di colore: « Sono ruoli ' etnici'. Ancora non ci cercano per interpretare personaggi ' normali' » .
Nel 2003 l’immigrazione verso Israele è calata del 30 per cento. Solo il flusso di falasha è rimasto costante ( circa 3.000 persone, come l’anno precedente). « La nostra situazione — spiega Nurit Tizazu dell’Associazione israeliana per gli ebrei etiopi — è molto diversa da quella dei russi. Loro vengono da un Paese più avanzato e hanno meno difficoltà a integrarsi. Prima di trasferirsi, la maggior parte dei Bet Israel abitava in aree isolate, dove viveva di agricoltura » .
Nurit, arrivata nel 1983, guida un progetto che ha l’obiettivo di raccontare ai media israeliani la vita e la cultura degli oltre 90 mila falasha anche quando non ci sono problemi da far emergere. « Gli etiopi sono costretti a vivere in villaggi sparsi nel Paese, lontano dai centri principali. Non hanno i soldi per permettersi appartamenti nelle grandi città: a Tel Aviv non ne vedi passeggiare molti. In queste comunità ristrette è ancora più difficile trovare gli stimoli per studiare o trovare lavoro » . « Qualche volta per strada mi gridavano ' negra' — ricorda Esti — ma io ho sempre risposto che il mio è il colore più bello. Quando sono arrivata qui, sono rimasta scioccata da tutti questi bianchi, prima ne avevo visti pochissimi e pensavo che il pallore fosse una malattia. Ora le modelle etiopi più giovani mi ringraziano perché vengono scelte per qualunque campagna. Senza pregiudizi » .
Esti riconosce di non essere forse abbastanza alta ( 1 metro e 71) per diventare un’indossatrice negli Stati Uniti, ma in primavera sarà a New York: alla sua agenzia sono convinti di poter costruire il lancio internazionale di una modella falasha attorno al suo ovale che ricorda quello di Naomi Campbell. Dall’America, vuole importare cosmetici per le pelli nere ( « ogni volta che mi truccano per le foto non ci sono mai i colori adatti » ) .
Storie di successo come quelle di Shani Meshesha ed Esti Mamo aiutano ad ammorbidire la screpolatura sociale.
Ma alcuni gruppi ultraortodossi ancora non riconoscono gli etiopi come ebrei e non ne accettano i figli negli asili. Le coppie miste restano una rarità da romanzo.
Parti umane della scrittrice emergente Orly Castel- Bloom ( pubblicato in Italia da e/ o) racconta quanto il fascino dell’etiope Tazaro sconforti le concorrenti bianche: « Che cosa poteva fare Iris contro una giovane ben fatta, buona, e oltre tutto arrivata dall’Africa? Iris al confronto era un’israeliana banale e noiosa » . Tazaro riesce a infrangere un tabù televisivo, diventando la prima nera a presentare le estrazioni del lotto. Ma per ogni passo della sua carriera, come è successo a Esti e Shani, deve chiedere il permesso alla famiglia che — ripiegata su se stessa in un quartiere di periferia — non approva il suo mestiere di modella e il suo fidanzato bianco.
« In oltre cinquant’anni questo Paese è stato rivoluzionato dalle ondate di immigrazione — commenta Yossi Klein Halevi del centro Shalem di Gerusalemme — .
Gli ashkenaziti costituirono la classe dirigente del nuovo Stato. Poi l’arrivo crescente degli ebrei sefarditi. Ora vedremo quale sarà la nuova trasformazione sotto l’influsso di russi ed etiopi. Ogni nuovo gruppo ha creato tensioni sociali in una nazione che alle origini si è imposta di essere egualitaria »





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