Italia-Israele mai così bene. Abbandonata la politica del megafono
Lo sostiene Ehud Gol, ambasciatore di Gerusalemme
Testata: Corriere della Sera
Data: 30/12/2003
Pagina: 15
Autore: Ehud Gol
Titolo: Israele dice grazie all'Italia per la sua presidenza europea
Pubblichiamo l'intervento di Ehud Gol, ambasciatore d'Israele, che fa un bilancio sul semestre di presidenza italiano della UE e sull'atteggiamento del governo nei confronti della questione mediorientale. A suo dire il lavoro svolto è stato proficuo e potrebbe inaugurare una nuova era nelle relazioni Israele-Ue caratterizzata da un maggiore equilibrio.
Il primo luglio di sei mesi fa, quando per l’Italia iniziava il semestre di guida dell’Unione Europea, ho pubblicato un articolo uscito contemporaneamente sul quotidiano israeliano Ha’aretz e sul Corriere della Sera.
Ha’aretz titolava: "una chance per un’Europa bilanciata", mentre il sottotitolo enfatizzava la mia convinzione secondo cui "£il semestre dell’Italia a Presidente dell’Unione –Europea potrebbe far progredire la causa della pace in Medio Oriente". Il titolo dato dal Corriere era "Roma inserisca Hamas nella lista nera".
Ora, all’approssimarsi della fine del semestre italiano, possiamo fare una valutazione della misura in cui la Presidenza è stata all’a,altezza delle nostre aspettative e del modo in cui ha gestito il suo compito nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli.
Una stima chiara e netta degli alti risultati raggiunti è stata testimoniata da chiunque abbia partecipato alla conferenza stampa trilaterale tenuta dai Ministeri degli Esperidi Italia, d’Israele e dell’Autorità Palestinese al termine della Conferenza dei donatori svoltasi a Roma due settimane fa. Bastava ascoltare i complimenti elargiti da Nabil Shaat al suo collega Franco Frattini riguardo alla politica bilanciata e di largo respiro dell’Italia, per comprender la portata del successo italiano nel condurre, per la prima volta nella storia dell’Unione Erompa, una linea di politica estera equidistante e proporzionata. Anche il Ministro israeliano Silvann Sharon si è complimentato con la Presidenza di turno.
L’azione italiana alla conferenza dei donatori ha mostrato, insieme alla gestione della Conferenza di Barcellona riunita a Napoli e al Consiglio di Associazione di Bruxelles, come una politica equa possa trasformarsi in un fattore di influenza e di riconciliazione nel momento in cui si tiene conto delle difficoltà e necessità di ambo le parti del conflitto.
Per la prima volta in molti anni, abbiamo visto una Presidenza che si è liberata totalmente dalla politica del megafono che aveva contraddistinto i suoi predecessori. Quella politica che si era manifestata tanto in pesanti critiche quanto in rimostranze diplomatiche verso Israele in ogni occasione, immaginaria o reale, in cui l’Europa sentiva che una condanna di Israele poteva agevolare la sua posizione nel mondo arabo a nostre spese.
L’Italia non ha esitato ad applicare la sua influenza e pressione al fine di spingere l’Europa a decidere di includere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. Nell’arena delle Nazioni Unite, l’Italia ha coordinato le sue azioni con Israele e con gli altri paesi al fine di evitare che la maggioranza automatica ancora in vigore l’umiliasse sommergendola con il consueto carico di condanne.
Gli sforzi italiani non sono sempre stati coronati dal successo, ma se i meccanismi di coordinazione con l’Italia potessero servire da modello per la futura collaborazione con l’Europa, questo sì sarebbe un grande successo per tutti.
Durante i sei mesi della Presidenza, l’Italia ha continuato a mantenere i suoi canali di comunicazione a livello bilaterale sia con i paesi arabi in Medio Oriente sia con Israele, compresa una straordinaria serie di visite bilaterali ai più alti livelli.
L’Italia ha concluso il suo semestre con un’ennesima dimostrazione di coraggio quando ha incluso la condanna dell’antisemitismo nella dichiarazione finale dell’Unione Europea. L’Italia ha certamente capito che questa piaga non solo danneggia noi in quanto ebrei, ma fa tremare le stesse fondamenta dell’Europa.
In conclusione, nel corso dei mesi a venire ci saranno probabilmente politici, diplomatici e altri esperti ad analizzare la Presidenza italiana e le sue azioni in tutti gli aspetti e ramificazioni, rispetto alla Convenzione Europea e all’allargamento a 25 stati membri. Nel frattempo, possiamo concludere che per quanto riguarda il Medio Oriente, la Presidenza italiana è stata condotta con competenza e onestà e merita il massimo apprezzamento da tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra regione.
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