Attenti e severi come siamo con il quotidiano di proprietà dell'Ing.Carlo de Benedetti, abbiamo letto con soddisfazione la corrispondenza di Pietro Veronese, pubblicata a pag.17 su Repubblica di oggi 27.12.2003. E' raro leggere su Repubblica un articolo equilibrato. Quiello di Veronese è una felice eccezione. Speriamo continui.
Ecco l'articolo:Blindati i Territori occupati: si temono altri attacchi. Dopo il raid su Gaza i palestinesi annunciano vendetta
Israele, la strage di Natale
Kamikaze a Tel Aviv: 4 morti. Ucciso un capo della Jihad
L´esercito spara su un gruppo di pacifisti a Qalqylia che volevano "sfondare" il Muro: feriti un israeliano e un americano
Per i servizi segreti di Gerusalemme la situazione nelle zone sotto il controllo dell´Anp è di "crescente anarchia"
DAL NOSTRO INVIATO
PIETRO VERONESE
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GERUSALEMME - Alle sei del pomeriggio del giorno di Natale - un giovedì qualunque per musulmani ed ebrei - ogni illusione che una tregua non dichiarata fosse in vigore nella guerra tra israeliani e palestinesi è stata spazzata via. Un attentatore suicida si è fatto esplodere a un´affollatissima fermata d´autobus alla periferia di Tel Aviv, portando via con sé la vita di quattro giovanissimi israeliani, tutti tra i 17 e i 22 anni (il kamikaze ne aveva 18). Non accadeva dal 4 di ottobre e tutti speravano che potesse durare.
Anche se i servizi di sicurezza continuavano a ripetere che molti candidati al martirio - oltre venti - erano stati intercettati nelle ultime settimane mentre già erano avviati verso la loro missione di morte, e che dunque bisognava aspettarselo. Anche la possibilità dell´attentato dell´altro ieri era stata segnalata, ma l´allarme non era stato ritenuto abbastanza credibile da bloccare la zona.
L´attentato al crocevia di Geha non è stato l´unico atto di guerra. Pochi minuti prima gli elicotteri da combattimento israeliani erano apparsi sul cielo di Gaza. Inquadrato il loro obiettivo, il capo militare della Jihad islamica nel territorio palestinese, avevano lanciato una salva di missili.
Cinque morti, tra i quali lo stesso Meqled Hamid, che secondo i servizi di Israele stava organizzando un mega-attentato ed era dunque una «bomba a orologeria» vivente. Tre delle altre vittime sono civili che passavano di là; tra di loro un ragazzo di quindici anni. I feriti sono una quarantina.
Ieri, Santo Stefano per i cristiani, è stato il giorno dei funerali. I giornali sono pieni delle foto dei ragazzi uccisi alla fermata d´autobus, che stavano facendo il servizio militare. Facce giovanissime e sorridenti. I loro corpi sono stati sepolti in fretta, prima dell´inizio dello shabbat. Ha un nome e un cognome anche l´attentatore, un diciottenne che veniva da un villaggio presso Nablus. Secondo la cupa legge punitiva dell´occupazione militare, la casa della sua famiglia è stata subita rasa al suolo dalle ruspe blindate dell´esercito israeliano. A Gaza, intanto, ventimila persone hanno accompagnato la salma di Meqled Hamid, giurando vendetta contro Israele. La macina della violenza continua a girare.
Il ministro della Difesa israeliano Mofaz ha ordinato il blocco totale dei territori palestinesi. Chiusi tutti i check-point, nessuno entra, nessuno esce. Un´eccezione soltanto per le centinaia di pellegrini ospitati negli alberghi e nei conventi di Betlemme e dintorni. Rimasti bloccati nella cittadina dopo avervi trascorso la notte di Natale, sono potuti uscire ieri alla spicciolata.
A questa nuova ondata di morte ha fatto puntualmente seguito lo scambio d´accuse dei responsabili politici. Esponenti del governo israeliano hanno evocato la possibilità della «separazione unilaterale» dai palestinesi, prospettata la settimana scorsa dal premier Sharon. Questa idea sembra del resto incontrare il favore dell´opinione pubblica: secondo un sondaggio del quotidiano Maariv la popolarità di Sharon, ferma da tempo ai livelli minimi del suo mandato, ha ripreso a salire. Dal canto loro i portavoce dell´Autorità palestinese accusano Israele di avere di fatto abbandonato la "Road map", il piano di pace appoggiato dagli Stati Uniti che prevede, nelle sua prima fase, la cessazione della violenza. In realtà, per quanto riguarda il terrorismo palestinese, gli stessi esperti dell´Intelligence israeliana sembrano ammettere che esso è sempre più fuori controllo e parlano di «crescente anarchia» nei territori in teoria amministrati dall´Autorità presieduta da Arafat e Abu Ala.
In contrasto con l´ansia diffusa ovunque dagli ultimi eccidi, il capo di Stato maggiore generale Moshe Yaalon ha rilasciato al quotidiano Yedioth Ahronoth un´intervista rassicurante. «Potremmo arrivare a un cessate-il-fuoco entro qualche settimana», ha dichiarato il primo soldato d´Israele. «Il conflitto israelo-palestinese è destinato continuare per anni, ma credo che l´apice della violenza sia ormai alle nostre spalle».
Malgrado queste parole, la tensione che nelle ultime due o tre settimane s´era un po´ allentata, è tornata bruscamente molto alta. Ne è prova l´incidente accaduto ieri lungo la barriera di divisione che Israele sta innalzando da mesi tra il suo territorio e quello palestinese. Come quasi ogni giorno in questo periodo, un nutrito gruppo di pacifisti israeliani, palestinesi e stranieri si era radunato per protestare contro il muro. Ieri l´appuntamento era nel villaggio di Masha, non lontano da Qalqylia. Quando alcuni dei manifestanti hanno preso a tagliare con delle cesoie la rete metallica, i soldati che presidiavano il luogo hanno sparato. Un pacifista israeliano e una donna di nazionalità statunitense sono rimasti feriti.
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