Al- Manar, la televisione dei terroristi, visibile anche in Europa
di Valentina Piattelli
Se possedete una parabola e frequentate i canali in chiaro, dovreste esservi imbattuti nel canale libanese Al-Manar, visibile sul satellite europeo Hotbird.(Transponder:12654 H, SR:27500, FEC 3/4)
Al-Manar è la televisione degli Hezbollah o Hizbullah che dir si voglia. Fino a qualche settimana fa, nel corso del mese di Ramadan, da poco concluso, quando gli ascolti sono massimi, questa televisione ha trasmesso uno sceneggiato antisemita intitolato "Diaspora".
Cominciamo dall’inizio: Chi sono gli Hezbollah?
http://www.hizbollah.org/english/frames/index_eg.htm
Nella loro Homepage (ormai tutti hanno una Homepage, anche i gruppi terroristici) si legge questa definizione: "Hezbollah è un movimento di lotta islamico" e si scopre che il suo nome significa letteralmente "Partito di Dio". Si tratta di un gruppo sciita, con sede in Siria e vicino all’Iran, che è ormai diventato la più grande forza politica, sociale, e militare, in Libano. Come non è purtroppo noto, il Libano è da anni sotto l’occupazione della Siria e se gli Hezbollah possono avere una tale influenza è solo perché sono benvoluti dal governo siriano.
Ripercorrendo la storia degli Hezbollah si apprende che sono stati responsabili di svariati rapimenti di civili occidentali negli anni ’80 in Libano, che hanno inventato il terrorismo suicida, che hanno dirottato svariati aerei, uccidendo alcuni passeggeri. Più recentemente, nel 1994, gli Hezbollah hanno rivendicato la responsabilità per l’attentato alla sede della Comunità Ebraica di Buenos Aires, dove furono uccise 95 persone ... Se non è un gruppo terroristico questo ...
Eppure c’è chi sostiene a spada tratta che non si tratta di terroristi. L’anno scorso Chirac si oppose alla richiesta di Bush di inserire Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche "perché hanno un programma sociale" (!) e invitò il capo di Hezbollah., Nasrallah, a partecipare al summit francofono organizzato a Beirut, dicendo che "Hezbollah è una componente importante della società libanese". Sempre nel 2002 in Francia è stato dato l’Oscar per il giornalismo proprio alla televisione degli Hezbollah Al Manar. Vediamo che genere di televisione è questa.
Dal 1997 gli Hezbollah si sono dotati di una televisione. Anche questa ha un sito web, (http://www.manartv.com/) dal qual si legge la seguente descrizione:
"Una TV Libanese che mira a preservare gli ideali islamici e valorizzare il ruolo civilizzatore della comunità araba e islamica. Al-Manar è il primo ente arabo a mettere in atto una guerra psicologica efficace contro il nemico sionista. Le questioni politiche, culturali e sociali sono di speciale importanza per i programmi della stazione. Ma più importante di tutti è la lotta al nemico sionista."
Proprio un programmino chiaro e diretto, a suo modo onesto!
Non pensate però di trovarvi di fronte a una noiosa televisione politicizzata, piena di proclami e discorsi monotoni. Al contrario, ci sono Quiz - assai simili anche nell’aspetto grafico ai Quiz che imperversano sulle nostre televisioni, solo che le conduttrici sono velate e le domande riguardano la "Filistin", la cui mappa ricopre interamente lo stato di Israele (anzi "l’entità sionista") -, ci sono spot pubblicitari degli Shahid (martiri) palestinesi, con tanto di foto dell’ultimo saltato in aria, le rivendicazioni dei terroristi suicidi, e poi ci sono i programmi di intrattenimento, soprattutto sceneggiati ...
Già l’anno scorso, sempre per Ramadan, la "Dreams TV" egiziana aveva "deliziato" i telespettatori di lingua araba con il suo sceneggiato antisemita "Il cavaliere senza cavallo", che – quasi fosse un "X-File" arabo, cercava di sventare il famigerato "complotto ebraico per controllare il mondo", di memoria nazi-fascista.
Quest’anno il testimone è passato ad Al-Manar che durante il Ramadan ha trasmesso una nuova "fiction", apertamente antisemita, prodotta in Siria in trenta puntate e intitolata Al-Shatat ("La Diaspora"). Il contenuto dello sceneggiato è una fantasiosa e infame ricostruzione della storia del sionismo dal 1812 fino alla costituzione dello Stato di Israele. L’Istituto di ricerca sui media del Medio Oriente, il Memri, ha fornito la trama della prima puntata dello sceneggiato. Ve ne proponiamo alcuni estratti.
Come in "Guerre Stellari", la proiezione del primo episodio è preceduta da alcune scritte introduttive:
"Duemila anni fa, i saggi degli ebrei costituirono un governo globale, avente per fine il governo del mondo, che si ispirava ai precetti del Talmud e che mirava a separare completamente gli ebrei da tutti gli altri popoli. [...]
All'inizio del 19° secolo il governo mondiale degli ebrei decise di intensificare le cospirazioni. Per questo si disintegrò al fine di creare un nuovo ordine segreto guidato da [Mayer] Amschel Rothschild".
Subentrà la musica della "Hatikva" (la speranza), l'inno nazionale sionista e il testo termina con le fonti dichiarate dello sceneggiato:
"Il contenuto di questo programma si basa su più di 250 fonti storiche e documenti autentici ben noti, ebraici e sionistici, e non ha assolutamente niente a che fare con i 'Protocolli dei savi di Sion' [curioso! Si vede che sono troppo squalificati anche per loro! N.d.A.].
Fra le fonti, la Torah, il Talmud, le memorie di Theodor Herzl, l'antropologia ebraica, il Talmud Babilonese, [un libro intitolato] 'Religione di Sion', 'Lo stato ebraico' di Herzl, 'La storia del popolo di Israele, 'I primi israeliani, i nuovi israeliani', l'opuscolo religioso 'Lettera ai pagani', 'Il tesoro della legge talmudica' e 'Dibattito su Sion'."
Se non avete mai sentito nominare questi ultimi testi non vi preoccupate, non esistono.
Si legge poi nel resoconto del Memri il riassunto della prima puntata, che comincia con la morte, in una cantina, di Amschel, patriarca della famiglia Rothschild. Poco prima di morire chiede al figlio 'illegittimo' di andare a chiamare i suoi quattro fratelli. In sottofondo si sente questo racconto: "Uccidi i migliori fra i non ebrei, distruggi la loro religione, rovina la loro terra. Israele non sopravvivrà se sopravvivranno gli altri popoli, gli ebrei sono la progenie di Dio così come i figli sono la progenie del padre. E come l'uomo predomina [sugli animali inferiori], così gli ebrei sono superiori a tutti gli altri popoli del mondo, perché il seme degli stranieri è come il seme dell'asino. Il Messia liberatore non verrà finché i popoli non ebrei non saranno estinti e il dominio sarà nelle mani dei soli ebrei"".
Il "testamento" che Rothschild lascia ai figli prevede raccomandazioni del tipo "Dominate su di loro segretamente e pubblicamente, con la forza e la repressione, col tradimento e con l'inganno", Rothschild illustra anche gli scopi del governo mondiale ebraico, di cui sarebbe a capo: "Dio ha insignito noi ebrei della missione di governare il mondo col denaro, la conoscenza, la politica, l'assassinio, il sesso, con ogni mezzo". A questo punto Rothschild incarica ogni figlio di traviare una nazione europea. Nelle successive riunioni del fantomatico "governo mondiale ebreo" viene deciso di uccidere lo Zar di Russia. In una scena della prima puntata Herzl e Dreyfus si incontrano in un bordello in Francia, dove "una prostituta ebrea giace malata a letto" e chiede alla Maitress: "La prego, mi mandi solo clienti cristiani, non voglio che degli ebrei siano contagiati da me".
Insomma, un guazzabuglio della peggiore propaganda antisemita della tradizione europea, ma in salsa araba!
Il Memri sul suo sito ha messo a disposizione anche alcune scene del telefilm, forse neanche le più orribili.
http://www.memri.org/video/
Nello spezzone del Memri si vede l’uccisione del padre dell’amante di Theodor Herzl, proprietario di un bordello, per la "colpa" di aver sposato una non ebrea.
L’uomo, legato ad un tavolo, chiede "acqua acqua", ma il rabbino distribuisce i compiti agli assassini:
"Tu gli terrai il naso chiuso", "Tu gli aprirai la bocca con le tenaglie", "Tu gli verserai il piombo nella bocca", "Tu gli taglierai le orecchie", "E tu lo accoltellerai prima che il piombo lo uccida". E conclude: "Questa è una sacra corte talmudica; se qualcuno di voi non ottempererà alla sua missione, lo tratterò come questo criminale".
Disgustoso, vero?. In un’altra puntata addirittura è stato rappresentato un "omicidio rituale" di un bambino cristiano allo scopo di prendergli il sangue ...
Sembra quasi incredibile che al giorno d’oggi vengano ancora diffuse simili calunnie. Eppure questo è lo sceneggiato che è stato visto per le feste di Ramadan in molte famiglie arabe, e non sarà percepito come un programma grottesco, ma come un programma storico che denuncia fatti reali. Ed è stato visto anche in Europa dato che Al-Manar viene trasmessa in tutto il continente europeo, oltre che nel Nord Africa e Medioriente. Attraverso accordi con televisioni locali, Al-Manar viene diffusa praticamente in tutto il mondo.
Sebbene in Europa nessuno abbia avuto niente da ridire su una simile propaganda dell’odio, altrove non è stato così. I primi a muoversi sono stati gli australiani, dove Al-Manar era visibile solo su abbonamento. Già a giugno il governo australiano aveva inserito gli Hezbollah fra le organizzazioni terroristiche e il mese scorso, dopo che l’Autorità australiana per le telecomunicazioni aveva lanciato un’inchiesta su Al-Manar per verificare se stesse violando le norme contro la propaganda dell’odio e le leggi anti-terrorismo (in particolare per la raccolta fondi per Hezbollah), la Television & Radio Broadcasting Services Australia (TARBS) ha deciso di bloccare la diffusione di Al-Manar in Australia. La scelta fatta da questa televisione che ripeteva il segnale di Al-Manar era necessaria per evitare la denuncia per aver diffuso programmi che incitano all’odio e aiutano il finanziamento di gruppi terroristici, pena per la quale è previsto addirittura l’ergastolo.
Subito dopo il Dipartimento di Stato americano ha inoltrato una protesta ufficiale al governo siriano e a quello libanese. L’ultima puntata andata in onda aveva raffigurato un "omicidio rituale", cioè l’uccisione da parte di un rabbino di un bambino cristiano per togliergli il sangue. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Adam Ereli, ha commentato: "E’ orribile e va condannato nel mondo più energico possibile. Un tale velenoso antisemitismo non deve avere alcun posto nel mondo civilizzato."
A questo punto, subito dopo gli attentati alle sinagoghe di Instanbul, il ministro israeliano per la Diaspora, Natan Sharansky, ha chiesto anche ai ministri europei di bloccare le trasmissioni di Al-Manar, dicendo che "quando milioni di arabi e musulmani nel Medio Oriente e in Europa vengono preparati con questo tipo di propaganda dell’odio, non meraviglia che alcuni di loro attacchino e uccidano gli ebrei nelle sinagoghe durante lo Shabbat. L’antisemitismo uccide e chi non lo combatte attivamente è suo complice".
Adesso lo sceneggiato è finito, ma Al-Manar continua con i suoi "normali" programmi: elogio dei terroristi "martiri", raccolta fondi per gruppi terroristici vari etc. Non vale la pena di fermarlo lo stesso?
A completamento della notizia, riportiamo dal Corriere della Sera, il commento di magdi Allam su interner ed i suoi legami con il terrorismo.
Guerra santa su tv e Internet
Al Qaeda dà lezioni nei forum, di Magdi Allam
L'imam Bakri da Londra: così ogni giorno parlo ai militanti di tutto il mondo.
Per i media gli attentati sono «la resistenza»
L'investimento maggiore dei gruppi islamici? «È in Internet». Il successo
maggiore di Osama Bin Laden? «Essere riuscito a scatenare una vera e propria
guerra tra le televisioni del mondo per aggiudicarsi i suoi proclami». La prova
della vittoria della strategia mediatica di Al Qaeda? «Le centinaia di giovani
musulmani che vengono reclutati online e vanno in Iraq per immolarsi come
martiri». Omar Bakri, «ambasciatore» ufficioso di Bin Laden in Europa, parla
con la sicurezza e la soddisfazione di un protagonista. E ha ragione. Basta un
rapido giro d'orizzonte nel mondo dell'informazione araba per constatare il
livello esplicito o implicito di contiguità con il terrorismo di matrice
islamica.
Le rivendicazioni delle stragi dei militari italiani a Nassiriya e degli
attentati alle sinagoghe di Istanbul sono arrivate tramite dei siti islamici.
Le principali tv, Al Jazira, Al Arabiya e Abu Dhabi, si astengono dal definire
«terrorismo» le stragi di Istanbul. I grandi giornali, Asharq al Awsat, Al
Hayat e Al Ahram, parlano di «resistenza» irachena anche quando vengono
massacrati i funzionari dell'Onu e i civili innocenti. La guerra del terrore di
Bin Laden mira principalmente a condizionare la psiche umana. Per conquistare
l'animo degli aspiranti combattenti islamici e per terrorizzare la mente dei
nemici. Bin Laden ha capito che la guerra contro «gli infedeli, gli ebrei e i
crociati» la si può vincere prima ancora di far esplodere le bombe. L'ultima
novità è di sole poche ore fa. Un suo portavoce, Ahmad al Wasiq Billah, ha
annunciato l'inaugurazione dell'«Università on line di Al Qaeda per le Scienze
del Jihad». Offre specializzazioni in «Jihad elettronico», «Jihad psicologico»,
«Tecnologia degli esplosivi», «Tecnologia delle autobomba». Per accedervi è
richiesto un unico requisito: «Noi accettiamo i figli della Nazione islamica
orgogliosi e leali nei confronti dell'islam. Senza queste caratteristiche non è
possibile fare il Jihad». Inteso come Guerra santa. Che ora la si combatte
anche davanti al computer o manipolando il flusso di informazioni destinate ai
mass media. «Il terrorismo di Al Qaeda è benedetto e legittimo - ha assicurato
il portavoce - perché è nostro diritto terrorizzare i nemici, incutendo nei
loro cuori la paura e l'angoscia. Ciò è quanto sta accadendo con l'aiuto e la
grazia di Allah».
Lo stesso Bakri, gestore del sito almuhajiroun.com , che prende nome dal gruppo
islamico di Londra da lui fondato, passa le giornate davanti al computer. «Se
confrontiamo l'utilizzo di Internet tra i militanti delle varie religioni,
vediamo che oggi gli islamici sono i principali fruitori e navigatori online.
Personalmente sono stato il primo a rinvenire la rivendicazione della strage
dei militari italiani a Nassiriya, fatta a nome di Saif al Adl, alias Abu Omar,
il responsabile militare di Al Qaeda. Basta registrarsi e sapere come muoversi
nella webmaster paltalk.com . Vi si trovano oltre 600 forum islamici. Io non
riuscirei a svolgere la mia attività di militanza islamica senza Internet.
Tramite la rete, ogni giorno diffondo quattro conferenze che raggiungono i
militanti islamici in tutto il mondo, standomene tranquillo a casa mia».
Internet è la nuova frontiera del terrorismo islamico. Prima privatizzato
grazie all'ingente fortuna del miliardario saudita Bin Laden, che ha deciso di
investire sull'arma del terrore per conquistare il potere politico ed economico
in Arabia Saudita e nel resto del mondo islamico. Poi globalizzato
sponsorizzando in una sorta di franchising del terrore una miriade di cellule
attive e dormienti ai quattro angoli della terra. Ed ora scatenato nell'assalto
frontale e generale al «nemico» per portare a termine la strategia di
annientamento inaugurata l'11 settembre 2001 con le stragi delle Torri gemelle
e del Pentagono. Una strategia in cui la guerra dell'informazione assume un
ruolo sempre più centrale. «Pensi solo al fatto che la gran parte dei giovani
musulmani che affluiscono alle frontiere con l'Iraq in attesa di potervi
entrare sotto le sembianze di contadini, artigiani o turisti, hanno un'età
media tra i 20 e i 22 anni. Nessuno di loro è mai stato in Afghanistan ai tempi
dei mujaheddin né ha frequentato un campo di addestramento di Al Qaeda - dice
raggiante al telefono Bakri -. Ebbene, sono stati indottrinati e arruolati tra
le fila di Al Qaeda tramite Internet. Bin Laden sta vincendo la sua guerra
contro l'Occidente grazie a Internet».
È indubbio che ai più appaia inverosimile che i feroci burattinai del terrore e
i sanguinari kamikaze possano essere figli della più sofisticata tecnologia
informatica. Si tratta purtroppo di un dato di fatto che smentisce il luogo
comune secondo cui il fanatismo religioso e la modernità sarebbero
incompatibili. Il successo della strategia mediatica di Bin Laden lo si coglie
anche nell'analisi critica dei messaggi trasmessi dai mass media arabi. Ad
esempio ieri Al Jazira, nella corrispondenza da Londra sulla reazione alla
nuova strage di Istanbul, ha detto testualmente: «Bush e Blair hanno ribadito
l'impegno a fronteggiare ciò che loro definiscono terrorismo». Si dovrebbe
dedurre che per Al Jazira la catena di attentati che ha provocato centinaia di
vittime non sarebbe terrorismo. Giorni fa Al Arabiya ha trasmesso in esclusiva
l'ultimo discorso di Saddam Hussein, presentandolo come «il presidente
iracheno». Difficile non ipotizzare che si sia trattato di un costo pagato per
aggiudicarsi l'esclusiva. Dice al riguardo Bakri: «Le televisioni arabe sono
disposte a pagare qualsiasi prezzo per poter diffondere in esclusiva i discorsi
di Bin Laden o di Saddam. Non gliene importa niente dei contenuti. È una
competizione esclusivamente commerciale. Ebbene per Bin Laden e per il
movimento islamico jihadista è un'enorme opportunità, un grande successo».
Più in generale Internet consente ai militanti islamici di infrangere le
barriere che ostacolerebbero il loro movimento fisico qualora dovessero
spostarsi da un paese all'altro. «Ormai tutti i segreti di Al Qaeda navigano in
Internet. Se ci sapete fare e se avete pazienza, potreste sapere tutto di Al
Qaeda monitorando Internet», assicura Bakri. Nel nostro mondo globalizzato
anche il terrorismo islamico si è emancipato, appropriandosi degli strumenti
propri della globalizzazione.
Su tutt'altro versante, quello della popolazione civile palestinese, emerge la
funzione di Internet nel superamento delle barriere fisiche imposte
dall'assedio protetto israeliano ai territori occupati. Secondo i dati diffusi
dal ministero dell'Informazione palestinese, oggi l'8 per cento della
popolazione della Cisgiordania è collegata alla rete contro il 2 per cento di
prima dell'esplosione della seconda Intifada nel settembre del 2000. È un
fenomeno simile che aiuta a comprendere l'evoluzione di Internet tra gli
estremisti. Ormai negli uffici dei leader islamici c'è sempre il computer
collegato alla rete. Predicano il ritorno a un modello di società del settimo
secolo, ma lo fanno tramite Internet. Trasformato sempre più nella Moschea
virtuale dell'islam globalizzato. Dove i predicatori dell'odio razziale e
confessionale sanno manipolare gli strumenti della modernità. E gli aspiranti
kamikaze sono figli della modernità in crisi di identità. In qualche modo i
mostri umani che stanno insanguinando le nostre città sono il prodotto
aberrante della stessa civiltà globale che li ha generati.
Magdi Allam