Israele e il Vaticano
chi si può criticare e chi no
Testata:
Data: 11/12/2003
Pagina: 2
Autore: un giornalista
Titolo: Shalom in Vaticano e riparte il dialogo
Il Riformista riporta la notizia della visita del ministro Shalom in Vaticano. In occasione della sua visita a Roma, Sharon non ritenne opportuno incontrare esponenti della Santa Sede per via delle dichiarazioni del Papa sul "muro", condannato senza appello. Nessuna critica a questa posizione, che nega ad Israele il diritto all'autodifesa, traspare dalle righe dell'editoriale del Riformista. Ci sembra che questo editoriale sia in contrasto con quanto scritto dal direttore Antonio Polito e che abbiamo riportato nell'edizione di ieri su Informazione Corretta.
Ecco l'articolo:Quello che non ha fatto, in occasione della sua recente visita a Roma, il capo del governo israeliano, sarà invece fatto dal ministro degli esteri Silvan Shalom, che oggi incontrerà in Vaticano Giovanni Paolo II. È più chiaro ora che è stato Sharon a non volere l’incontro col papa, cui la Santa Sede non avrebbe frapposto difficoltà se fosse pervenuta una richiesta da parte israeliana. L’immagine del pontefice che urbi et orbi dalla finestra del suo studio definisce, qualche ora prima dell’arrivo di Sharon a Roma, muro ciò che per gli israeliani è solo una barriera per difendersi dagli attacchi dei kamikaze palestinesi ha stizzito il capo del governo di Gerusalemme.
Che cosa induce ora, a distanza di pochissime settimane, il governo israeliano a chiedere udienza papale? Innanzitutto Israele sa bene che la Santa Sede è un interlocutore troppo importante sullo scenario internazionale perché possa essere a lungo ignorata. Almeno per quanto riguarda il problema dello statuto internazionale di Gerusalemme. In secondo luogo, la diplomazia vaticana sembra più disponibile a considerare il diritto di una democrazia di difendersi da attacchi terroristici, anche nel contesto della guerra israelo-palestinese. Forse la sensibilità filopalestinese del patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, non è èpiù valutata per oro colato dalla Segretaria di Stato. In Vaticano non si possono chiudere gli occhi di fronte a un’opinione pubblica israeliana allarmatissima per il pericolo costante degli attentati. Questo può essere un punto di forza del governo israeliano. Tuttavia Sharon non deve dimenticare che la sensibilità di questo papa è più vicina ai popoli che ai governi. Al punto che la Santa Sede non ha perso l’occasione di esprimere un giudizio positivo sul recente accordo di Ginevra, che politicamente vale un ette ma è espressione del forte anelito di pace dell’opinione pubblica anche israeliana. Per papa Wojtyla anche un regime democratico, come quello israeliano, senza la pace è una democrazia monca.
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