Onu, l'ennesima condanna a Israele
ancora una volta due pesi e due misure
Testata:
Data: 09/12/2003
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis - Umberto De Giovannangeli
Titolo: L’Assemblea dell’Onu: "Sul "Muro" israeliano decida la corte dell’Aja" - Il Muro di Israele davanti alla Corte dell’Aja
Ne hanno scritto molti giornali. Prendiamo in esame Stampa e Unità.
L'assemblea generale dell'ONU continua a perdere credibilità, Israele è in assoluto il più presente sul banco degli imputati, le "illuminate democrazie arabe" deferiscono "Israele, stato fascista e colonialista" al tribunale penale internazionale per la questione della bariera di difesa. Per la cronaca riportiamo l'articolo di Aldo Baquis, pubblicato sulla Stampa di oggi.
Lo facciamo seguire da qualcue stralcio dell'articolo uscito sull'Unità.

Con novanta voti a favore, otto contrari e 74 astensioni la Assemblea generale delle Nazioni Unite ha accolto ieri la richiesta palestinese che la Corte internazionale di giustizia dell'Aja stabilisca se sia compatibile con il diritto internazionale la erezione da parte di Israele di una vasta barriera di separazione con la Cisgiordania, a ridosso delle linee di demarcazione in vigore fino al 1967.
Secondo l'osservatore palestinese all'Onu, Nasser al-Qidwa, si tratta di un «Muro di apartheid» che rischia di dividere la Cisgiordania in cantoni. «I colonialisti fascisti israeliani - ha avvertito - vogliono soggiogare il mio popolo».
Immediata la replica dell'ambasciatore di Israele Dany Gillerman, secondo cui solo ragioni di sicurezza - e non fini politici - hanno indotto l'anno scorso il suo governo ad avviare la erezione della barriera. Gillerman ha affermato che si tratta della «Barriera di Yasser Arafat», perché viene eretta per arginare proprio il terrorismo da lui ispirato.
Ai membri della Assemblea l'ambasciatore ha cercato di rappresentare la situazione mostrando le fotografie dei bambini della famiglia Almog, di Haifa. Uno rimase uccise all'inizio di ottobre nella strage compiuta in un ristorante da una terrorista della Jihad islamica giunta dalla Cisgiordania, il secondo è stato sottoposto ad una operazione nei giorni scorsi in un ospedale statunitense.
Che Israele abbia pieno diritto di difendersi dalla minaccia del terrorismo palestinese non lo contesta nemmeno il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, che in merito ha di recente pubblicato un dettagliato rapporto. Ma sull'altro piatto della bilancia Annan ha quantificato il prezzo in termini umani pagato finora dalla popolazione palestinese per la erezione della barriera.
Prima ancora di Al Kidwa, lo stesso Annan ha messo in guardia dal rischio che la Cisgiordania venga suddivisa in cantoni: cosa che renderebbe ancora più ardua la via verso una intesa israelo-palestinese. Annan ha notato che gran parte della barriera è stata eretta finora su terre palestinesi. Il primo tratto di oltre 100 chilometri corre in Cisgiordania a ridosso della linea di demarcazione, ma in certi tratti penetra - secondo Annan - fino a 7,5 chilometri. In futuro, nella zona della colonia di Ariel, la barriera penetrerà di 22 chilometri in Cisgiordania.
Già oggi - prosegue il rapporto Annan - 56 mila palestinesi vivono circondati quasi del tutto da nuovi reticolati: in particolare nella zona di Kalkilya. Ad opera completata - stimano gli esperti delle Nazioni Unite - 240 mila palestinesi si troveranno sul versante «israeliano» della barriera: 220 mila sono i residenti a Gerusalemme est, altri 20 mila in zone agricole cisgiordane. Sul versante «israeliano» della barriera verranno a trovarsi anche 180 mila israeliani residenti nei rioni di Gerusalemme eretti in zone che fino al 1967 si trovavano sotto autorità giordana, nonché 140 mila coloni.
Annan dubita che tutti questi cambiamenti sul terreno abbiano un legame diretto con la sicurezza delle retrovie israeliane e per questa ragione ha assecondato la richiesta palestinese di ascoltare un parere approfondito da parte della Corte internazionale di giustizia dell'Aja a cui Israele - se crede - potrà illustrare le proprie ragioni.
Per affrontare questi sviluppi difficili, il premier Ariel Sharon ha ieri convocato una consultazione urgente con il ministro degli Esteri Silvan Shalom, e con esperti di diritto internazionale. La ipotesi di boicottare il dibattito alla Corte di giustizia è stata esaminata e poi, in apparenza, scartata. La Cisgiordania - è stato fatto notare a Sharon - è zona sottoposta ad occupazione militare e la erezione di ostacoli fisici sul terreno non viene vietata dal diritto internazionale alla potenza occupante. Certamente - è stato inoltre fatto notare al premier - i danni materiali provocati agli agricoltori o ai lavoratori palestinesi dovranno essere quantificati ed indennizzati.
Una consolazione, sia pur modesta, è giunta a Gerusalemme dalla astensione in massa dei paesi europei. Ma la manovra orchestrata con successo dalla diplomazia palestinese desta già apprensione fra i dirigenti israeliani. Se i palestinesi dovessero in futuro conseguire altre vittorie analoghe a livello internazionale - ha notato una fonte politica israeliana - il loro desiderio di tornare a sedersi un giorno di fronte a un tavolo di negoziati con Israele sarà molto infiacchito. Per loro, ha sottolineato, le partite giocate alla Assemblea Generale finiscono infatti «sempre ed automaticamente» con vittorie schiaccianti.
E dall'Unità alcuni stralci di rilievo:

La Corte penale internazionale apra la pratica relativa al "Muro della Discordia". A chiederlo è l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

L’Onu vota a maggioranza la mozione degli arabi

La risoluzione presentata dalla delegazione palestinese è passata con 90 voti a favore, 8 contrari, 74 astensioni

La Corte internazionale di giustizia, che a sede all’Aja, in Olanda, non è obbligata ad esprimere un parere sulla questione, ma Nasser-Al-Kidwa, l’osservatore palestinese presso l’Onu, non ha dubbi sul fatto che "la corte deciderà di pronunciarsi su questa delicata materia"
Come La Stampa ("L’Assemblea dell’Onu: Sul "Muro" israeliano decida la corte dell’Aja"), anche l'Unità ha un titolo sensazionalistico ("Il Muro di Israele davanti alla Corte dell’Aja") ma poco aderente al vero di quanto successo. Inoltre l'uso delle fotografie è tendenzioso in entrambi.
ecco le didascalie:

L'UNITA': Un ragazzo palestinese si dondola appeso ad una gru utilizzata per la costruzione del Muro tra i territori israeliani e palestinesi

LA STAMPA: Un ragazzo palestinese in bicicletta lungo il Muro che taglia alcune aree della Cisgiordania
Le foto sono suggestive ma fuorvianti. Nelle foto "la barriera difensiva" assume la fisionomia di un Muro ma la realtà è che, questa fisionomia, la barriera l’assumerà solo per un manciata di km, per la sua quasi totalità infatti sarà costituita da un insieme di cosiddetto filo spinato e particolari sensori: la barriera difensiva dunque non sarà un muro ma una struttura non permanente, a carattere difensivo (in Israele la barriera è chiamata "envelope", parola che riassume bene il suo carattere provvisorio) che verrà smantellata quando l’endemico problema che ha portato alla sua costruzione (cioè il terrorismo palestinese) verrà definitivamente eliminato.

La didascalia della foto dell'Unità poi è inesatta. Non esistono territori palestinesi o israeliani nella cosiddetta Cisgiordania. Esistono semmai territori "contesi", territori che ancora non sono stati chiaramente attribuiti e pacificamente concordati a causa dell’irriducibile opposizione da parte araba di una composizione pacifica del conflitto.
Ragion per cui non esiste nemmeno "una linea verde" da rispettare, quella che giornalisti come De Giovannangeli si affannano a citare come presunto confine che Israele sta invadendo.

La linea verde non è un confine perchè quando è stata tracciata, circa 50 anni fa, la parte palestinese non l’ha riconoscita come tale. Non l’ha riconosciuta poichè irriducilmente determinata a negare ad Israele qualunque diritto di esistere (riconoscere un confine significava indirettamente ammettere l’esistenza di Israele con la quale confinare).

Aggiungiamo infine che la votazione presso l’Onu dimostra ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) quanto la posizione di Israele sia complessa e difficile.
Non solo minacciata dalla manifesta violenza araba ma minacciata anche dall’ambigua propaganda della civilissima Europa.
Attendiamo ora l’eventuale presa di posizione della Corte dell’Aja come ennesimo atto di una commedia grottesca.
Poichè l’Aja è qual tribunale che circa un anno fa voleva processare Sharon per "crimini contro l’umanità", procedimento che pretendeva invece di non applicare a terroristi
Del calibro di Arafat.

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