Magdi Allam, come sempre attento alla realtà del mondo islamico in Italia, ci aggiorna sui "sermoni" che vengono diffusi nelle moschee italiane.G L I IMAM IN I T A L I A
ROMA — Ormai non ci sono più dubbi. L'Italia è terra di esportazione di kamikaze islamici che vanno a farsi esplodere in Iraq anche contro le forze occidentali. E il brodo di coltura è in talune moschee dove si esaltano i shahid, i martiri, si predica la Jihad, la Guerra santa, e si arruolano i
mujahidin, i combattenti per la causa di Allah. Sermoni di odio e di violenza che inneggiano a Osama Bin Laden e legittimano il terrorismo. I cui pilastri sono l'antiamericanismo e l'antiebraismo. Si tratta di una realtà trasversale all'interno dell'islam organizzato. Con livelli diversi di simpatia, contiguità e collusione.
Ma anche con prese di distanza e condanne significative. Che fanno ben sperare sul riscatto della maggioranza musulmana rimasta troppo a lungo silenziosa. « Così come gli ebrei e i cristiani avevano l'autorizzazione divina quando in passato guerreggiavano, anche gli islamici oggi hanno l'approvazione divina per le azioni che ritengono opportune » , ha affermato l'algerino Amar Sahouane.
Sahouane è l’imam della moschea di Piazza Larga al Mercato di Napoli. Il suo sermone è stato pronunciato il 21 novembre. Le « azioni opportune » che avrebbero avuto « l'approvazione divina » sarebbero il massacro dei 19 militari italiani a Nassiriya del 12 novembre, le due stragi contro le sinagoghe e gli obiettivi occidentali a Istanbul del 15 e del 20 novembre. Queste « azi oni opportune » vengono così giustificate: « L'Occidente sta provocando più vittime di quante ne abbiano fatte le due guerre mondiali messe insieme. Quindi la Nazione musulmana deve reagire per difendersi » . Rivolgendosi alle centinaia di fedeli accorsi per la rituale preghiera collettiva del venerdì, il focoso imam ha lanciato un'aperta minaccia terroristica: « Se non ci sarà un cambiamento di rotta da parte dell'Occidente, questo e i Paesi musulmani che lo seguono, saranno colpiti da gruppi di fratelli musulmani che ormai si sono riuniti sotto il vessillo di autorevoli personaggi ben noti al mondo intero e che tanto scuotono l'Occidente » . Una chiara allusione a Bin Laden. Una inequivocabile apologia del terrorismo.
Abdellah Labdidi, imam della moschea Er Rahma di Fermo ( Ascoli Piceno), si è esibito in una dissertazione sharaitica, relativa alla legge islamica, per sostenere che sarebbe lecito massacrare gli occidentali ma non i musulmani. Ecco il passaggio del sermone letto dinnanzi ai fedeli: « I recenti attentati di Riad non sono riconducibili alla jihad, perché i mujaeddin di Al Qaeda non ammazzano donne e bambini. Ma sono opera della Cia per accrescere nell'opinione pubblica occidentale il rancore verso gli islamici. Gli infedeli distorcono forzatamente i riferimenti alla jihad, che sono insiti nel Corano e che fanno parte della sua divulgazione, per incriminare gli imam e colpevolizzare le comunità islamiche » . Segue la legittimazione del massacro degli occidentali: « Invece gli attacchi contro gli invasori anglo- americani- italiani in Iraq e in Afghanistan sono da ricondurre alla jihad difensiva perché rispettano i dettami coranici » .
Nella moschea El Nur del Centro culturale islamico in via Massarenti a Bologna, l'imam egiziano Said Mahdi Nasr è ricorso all'allegoria storica per esaltare i shahid, i martiri. Rievocando una battaglia combattuta ai tempi del Profeta Mohammad ( Maometto) durante il Ramadan, il mese sacro del digiuno islamico, e in cui perirono molti musulmani, l'imam ha affermato: « I l loro martirio è stato ampiamente ricompensato dal Profeta perché sono morti per una giusta causa, in un periodo sacro per noi e in Paradiso Dio li ha riempiti di gloria » .
Più articolata e subdola è invece la posizione di Ahmed Afilla, imam del Centro culturale islamico di Pesaro e Urbino. Nel suo sermone del venerdì ha sostenuto che « la jihad viene utilizzata dal mondo occidentale per attaccare la religione islamica. Noi condanniamo ogni forma di terrorismo, anche quello proveniente dai Paesi occidentali » .
E' un modo di legittimare il terrorismo islamico, facendo credere che sarebbe una naturale reazione alla guerra in Iraq.
Ambigua appare anche la posizione di Nour Dachan, imam della moschea di Ancona nonché presidente dell'Ucoii ( Unione della comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia). Nel suo sermone ha, da un lato, condannato gli attentati terroristici « perché parte di una strategia vergognosa » e, dall'altro, ha chiesto « il ritiro immediato del contingente militare italiano e la fine dell'occupazione militare dell'Iraq inquadrati in una logica imperialista dell'America » .
A fronte di questi sermoni esplicitamente o implicitamente a favore del terrorismo islamico, va segnalato chi invece ha espresso una condanna netta. E' il caso di Mahmoud Asfa, imam della Casa della cultura islamica, nota come la moschea di via Padova a Milano. « La religione musulmana è un anello di una catena che la unisce alle altre religioni. L'islam predica il rispetto delle altre civiltà e culture. L'islam vuole la pacifica convivenza con i cristiani e gli ebrei. L'islam è contro il terrorismo di Riad, Nassiriya e Istanbul » , ha detto nel sermone pronunciato il 25 novembre, in occasione della celebrazione del Id al Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan. A proposito della strage degli italiani in Iraq, l'imam Asfa ha puntualizzato: « I soldati italiani sono messaggeri di pace » . E dei massacri di Istanbul ha chiarito: « L'islam rispetta le chiese e le sinagoghe allo stesso modo con cui noi musulmani rispettiamo le moschee » .
Parole di buon senso. Ma che tuttavia hanno fatto infuriare una trentina di fanatici presenti nella palestra in via Cambini messa a disposizione dal Comune di Milano per accogliere le migliaia di fedeli che celebrano la festa islamica. Quando l'imam ha pronunciato l'invito alla pacifica convivenza con gli ebrei, si sono alzati e sono usciti dal luogo della preghiera. Il dialogo con gli ebrei resta un argomento più che spinoso. Spesso un vero e proprio tabù religioso e ideologico.
Basterebbe prendere atto del fatto che nel Giorno delle sinagoghe aperte, sabato 22 novembre, in tutt'Italia due soli musulmani hanno accolto l'invito a stringersi attorno alle comunità ebraiche per manifestare solidarietà all'indomani delle stragi di Istanbul. Soltanto Ali Shuetz e sua moglie si sono recati nella sinagoga di Milano. Shuetz si è recentemente distaccato dall'Ucoii, ha denunciato le moschee colluse con il terrorismo e si è fatto promotore del dialogo con gli ebrei.
Quanto all'Ucoii, che ritiene di rappresentare la maggioranza delle moschee, il suo segretario nazionale Hamza Piccardo ha detto: « Abbiamo deciso di non aderire all'iniziativa perché riteniamo la nostra visita nella sinagoga di Roma un gesto di carattere politico che in questo momento sarebbe stato fuori luogo. Noi siamo solidali per i morti di Istanbul, e il nostro presidente Nour Dachan ha telefonato al presidente delle comunità ebraiche Amos Luzzatto per portare la nostra solidarietà. Ma rimaniamo fermamente contrari alla politica del governo Sharon. Come potremmo entrare nella sinagoga di Roma quando ad accoglierci troveremmo il rabbino capo Di Segni che fa parte del Likud? » . Peccato che questa elaborata giustificazione politica sia del tutto infondata: « Io del Likud? » , ha reagito sarcasticamente Di Segni, « mi si potrebbe accusare di essere tifoso della Lazio, ma del Likud proprio no » .
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere al Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita. lettere@corriere.it