Un'opinione discutibile
ma interessante
Testata:
Data: 27/11/2003
Pagina: 5
Autore: un giornalista
Titolo: Lite (concertata) fra Washington e Gerusalemme
La notizia è quella della diminuzione dell'ammontare del credito agevolato concesso dagli Usa ad Israele di circa 290 milioni di dollari; il motivo è che il tracciato del "fence" (la barriera) non segue la linea verde. Il giornalista sostiene che paradossalmente questa decisione fa comodo a tutti: da una parte al presidente Bush che così diminuisce il suo "sbilanciamento" a favore di Israele in vista delle elezioni presidenziali del 2004, dall'altra in questo modo Sharon dà un segno di forza dicendo ai propri elettori "quando è in gioco la sicurezza dei miei cittadini neanche l'America può farmi desistere".
Gerusalemme. 290 milioni di dollari. Tanto, hanno calcolato a Washington, costa tirar su la "barriera di difesa", come la chiamano gli israeliani, o il "Muro", come viene ormai comunemente definito. E siccome sul percorso e sull’uso che di quella barriera Israele intende fare gli Stati Uniti sono in radicale disaccordo –ma il governo Sharon ha deciso di andare avanti lo stesso- la Casa Bianca ha deciso di passare al contrattacco. E di ridurre di esattamente 290 milioni di dollari l’ammontare dei crediti agevolati garantiti ad Israele. La punizione, specificano a Washington, è anche per la continua attività edilizia negli insediamenti in Cisgiordania e Gaza, che l’America vorrebbe invece venisse sospesa.
Il taglio non è una sorpresa, da tempo l’amministrazione americana minacciava misure punitive nei confronti di un progetto che ritiene rappresenti un ostacolo sul cammino della pace. Nondimeno, è una novità. Una novità che segnala l’intenzione di George W. Bush di liberarsi dall’abbraccio di Ariel Sharon in vista della campagna presidenziale: rimarcare la fedeltà al vecchio alleato è un conto, e negli Stati Uniti è politicamente obbligato; mostrarsi troppo molle, al contrario, può risultare pericoloso.
A Gerusalemme, il governo ha deciso di fare spallucce. Finanziariamente la botta è abbastanza pesante, ma non abbastanza da spingere Sharon a recedere. Anzi. Di fronte alle critiche che periodicamente giungono da Washington, la destra di governo ha scoperto di avere nel mazzo una carta in più da giocare: la (giudiziosa) ribellione. L’opinione pubblica israeliana, infatti, non ama sentirsi dire cosa fare, nemmeno se a dirlo è l’America. E ribadire di tanto in tanto la propria indipendenza, dimostrando di essere disposti a qualche scaramuccia con il potente alleato, fa guadagnare al governo un tot di credibilità in più.
«Trattandosi di una questione legata alla sicurezza –ha detto infatti uno dei consiglieri più stretti di Sharon, Zalman Shoval- gli Stati Uniti non avrebbero dovuto ridurre gli stanziamenti. Ma Israele è ben disposto a rinunciare ai soldi se in gioco c’è la sicurezza della sua gente». Morale, la costruzione della "barriera" va avanti come da programma, benché le critiche americane non riguardino l’edificazione della barriera in sé ma il suo percorso, in molte parti oltre i confini del ’67.
Forse proprio a causa del doppio vantaggio politico –per Bush che può mostrarsi meno prono davanti a Israele e per Sharon che può mostrarsi deciso anche davanti agli Stati Uniti –il taglio dei 290 milioni di dollari ha lasciato piuttosto tiepidi molti degli interessati. L’annuncio, benché a lungo invocato, non ha suscitato scene di giubilo né tra i ranghi dell’opposizione israeliana né tra i palestinesi. I quali, anzi, lamentano il fatto che il provvedimento sarà sostanzialmente ininfluente. «Temo che questo passo non scoraggerà Israele dalla costruzione del Muro né degli insediamenti», ha commentato laconico il ministro palestinese responsabile dei negoziati, Saeb Erekat.
Lo stesso modo in cui si è arrivati alla decisione, del resto, testimonia che se certamente il dissidio tra Washington e Gerusalemme c’è, c’è anche il desiderio evidente di non esacerbare il clima. Il taglio dei crediti agevolati, infatti, è stato annunciato al termine di un lungo incontro tra Condoleezza Rice, consigliera di Bush per sicurezza nazionale, e Dov Weisglass, capo di gabinetto di Sharon e più che assiduo frequentatore della capitale americana. I due hanno ripassato in dettaglio i capitoli del pacchetto di crediti garantito dagli Stati Uniti a Israele –complessivamente nove miliardi di dollari in tre anni- e sostanzialmente "trattato" l’entità del taglio. Taglio non finto, sia chiaro, e che Israele non gradisce affatto. Ma pur sempre concertato, per evitare strappi.

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