Sarà gratuita
Ma è spazzatura
Testata: Metro
Data: 26/11/2003
Pagina: 3
Autore: Milli Martinelli
Titolo: I sogni di pace più forti del muro
Sul numero di Metro di ieri, lunedì 25 novembre 2003, uno spazio è dedicato ad un editoriale della prof.ssa Milli Martinelli, docente in una non meglio precisata università italiana. Ecco il testo della lettera.


Per difendere il muro dell’apartheid, che lui definisce "muro di protezione", Ariel Sharon è venuto a chiedere la solidarietà del governo italiano, l’unico governo europeo, credo, su cui può contare. Il terrorismo è un’angoscia per tutti, ma la sua strumentalizzazione per giustificare l’occupazione violenta di terre altrui è vergognosa e non fa che incrementarlo.
Prima di tutto la definizione muro dell'apartheid è del tutto arbitraria in quanto il muro viene eretto non per dividere ma per difendere, e più precisamente difendere dal terrorismo suicida che spara nel mucchio senza porsi problemi morali. La professoressa Martinelli non si è ancora accorta che per parlare di occupazione, bisogna avere frontiere internazionalmente riconosciute, mentre in questo caso la linea verde del 1967 è solo una linea armistiziale. In ogni caso, l'occupazione dei territori, conquistati con la guerra dei Sei Giorni, sarebbe cessata subito se gli arabi avessero offerto in cambio la pace. Moshé Dayan, all'indomani della guerra, propose subito agli arabi "terra in cambio di pace", ma ottenne l'ennesimo rifiuto. E questa occupazione data dal 1967: come mai nessuno stato palestinese fu proclamato dal 1948 al 1967?
Ne sanno qualcosa i "Giusti" di Israele che hanno elaborato insieme a omologhi palestinesi quel Patto per la pace che sarà firmato ufficialmente a Ginevra il primo dicembre e che ha scatenato l'ira di Sharon e del suo governo.

Decisioni di questa portata vanno prese dai governi. In Israele il governo in carica è espressione della volontà popolare e questo governo non ha dato alcun mandato ai "Giusti". Cosa intende la professoressa Martinelli con la parola "Giusti"? Forse, più che i famosi 36 giusti sui quali poggia il mondo, intende dire i "buoni" che si contrappongono ai "cattivi" (leggi: israeliani che sono contro Sharon e il suo governo). In Israele, al museo dell'Olocausto, esiste un viale dei Giusti, dove sono piantati alberi in memoria di chi si oppose al nazismo e salvò vite umane.
L'orrore del muro è tale che si sono mossi rappresentanti di quasi uttti i Paesi ONU, intellettuali israeliani, perfino il grande scrittore Avraham Yehoshua, che del muro, in fondo, era stato l'ispiratore, per chiederne la demolizione. "Non è questo il muro che volevamo per Israele", proclama lo scrittore. "Innanzitutto ci vuole il ritiro israeliano unilaterale, dalla maggioranza dei terriotri occupati(...) E poi la costruzione di una frontiera (...) che ricalchi la linea verde (il confine del '67).
Il muro suscita orrore in alcuni e approvazione in altri. Di questi ultimi la professoressa Martinelli non tiene conto. Inoltre la quasi totalità dei Paesi Onu è schierata automaticamente contro Israele e il fatto che adesso condanni il muro, non deve impressionare. Si tratta di paesi arabi o di paesi legati agli arabi da interessi economici e politici. Firmerebbero di tutto perchè non sono autonomi: si limitano a prendere ordini. Per quanto riguarda Yeoshua e gli intellettuali israeliani invece, è normale in una democrazia che ci sia l'opposizione, perchè stupirsi tanto? Tacciono invece gli intellettuali palestinesi, perchè sanno che una sola parola sbagliata li condannerebbe a morte. Il ritiro unilaterale di Israele, senza alcuna garanzia o senza la firma di alcun trattato di pace ufficialmente riconosciuto, sarebbe un suicidio.
Fra i promotori del "Patto di Ginevra" c'è un altro grande scrittore: Amos Oz, autore di quel bellissimo libro appena uscito da Feltrinelli ("Una storia di amore e di tenebra"), che per vincere la censura del governo ha deciso con l'apppoggio di tutta l'intellighenzia israeliana e dei Rabbini per i diritti umani,di diffondere tra i singoli cittadini di Israele i testo integrale del patto. E chissà che questo non scuota la fiducia della gente nella politica di aggressione del governo. Nessuno si illude che Sharon rinunci al muro e ritiri i coloni dai territori palestinesi e neppure che i terroristi palestinesi mettano fine al loro tragico mandato di morte prima che i territori siano liberati dagli insediamenti civili e militari.
In Israele la censura non è molto praticata, esistono giornali ferocemente critici con il governo, come ad esempio Haaretz, e c'è un grande dibattito su quello che accade. Anche il testo di questo accordo è arrivato alla gente e c'è chi lo appoggia, ma resta il fatto che si tratta di un acccordo proposto da un gruppo privato e non a livello ufficiale. Inoltre il testo ricalca molto le proposte che Barak fece a Camp David e che furono rifiutate da Arafat. La politica del governo Sharon non è di aggressione ma di difesa e, in ogni caso, è la politica di un paese che deve affrontare una situazione eccezionale. La professoressa Martinelli non mette in evidenza che è ben difficile fronteggiare il terrorismo e rimanere democratici, eppure Israele riesce a farlo. Non è chiaro quale sia il mandato di morte dei terroristi: la morte che procurano a loro stessi ed agli altri (soprattutto), è da condannare senza riserve. Un disprezzo della vita umana come quello proposto dai kamikaze, lo ab biamo visto solo nella Germania nazista da parte delle SS. Per quanto riguarda gli insediamenti civili, nel quadro di un accordo di pace, verranno rimossi così come è avvenuto in seguito ai trattati stipulati con l'Egitto.
Non sarà quel maledetto muro a femarli. Un muroche si insinua già ora per 125 km (dei 350 progettati) nella Cisgiordania fino a intrappolalre 15 villaggi con 13.600 abitanti, e ad erodere sedicimila ettari di terre. Cosa faranno quei trentamila agricoltori che vivono sul lato orientale della barriera e non possono raggiungere i loro orti e frutteti e fattorie che stanno sul lato occidentale, e le altre migliaia di palestinesi che abitano a Jenin, a Tulkarem, a Nablus e non hanno più accesso a scuole, università, ospedali?
Non si capisce se si tratta di 13600 o 30000 persone, ma non è questo il punto, bensì il fatto che la professoressa continui a ribadire "la natura offensiva e non quella difensiva del muro. Per quanto riguarda i palestinesi di Jenin, Tulkaren e Nablus, non bisogna dimenticare che il maggior numero di terroristi suicidi viene proprio da lì e che non sembra che la popolazione locale sia dedita agli studi universitari o liceali.
Solo i cittadini di Israele, se si uniranno al coro degli intellettuale, dei laburisti, dei Rabbini per i diritti umani, dei "refusniki", potranno battere la politica di Sharon e collaborare all'attuazione del Patto di Ginevra col quale s'intende "dare origine a una nuova era che si basi sulla pace, la cooperazione e le buone relazioni di vicinato fra le parti".
Esso stabilisce tra l'altro, la demarcazione dei confini dai quali i coloni devono ritirarsi, misure generali di sicurezza, riconoscimento reciproco del diritto di ciascun popolo a vivere in pace entro confini sicuri, riconoscimento delle reciproche capitali nelle due aree di Gerusalemme.
Sono più o meno le condizioni proposte a Taba, dopo il fallimento di Camp David, e ritirate all'ultimo momento dai delegati di Barak. L'unica differenza sta nell'attuazione immediata, e non dilazionata nel tempo, di tutti i punti dell'accordo. Si fa così e ci si impegna tutti. Un sogno? Forse. Ma un sogno comune a due popoli se si fa attiva partecipazione può trasformarsi in realtà.
Quest'ultimo capoverso inizia con l'elenco di gruppi israeliani organizzati, che dissentono dalla politica di Sharon e che hanno una loro collocazione precisa nella società israeliana. Purtroppo non è possibile fare un elenco analogo nella società palestinese, dove il dissenso non è ammesso e chi non è d'accordo viene giustiziato con l'accusa di collaborazionismo
Il vero problema che la Martinelli non ha focalizzato, è quello che bisogna far cessare il terrorismo suicida, isolarlo e non capirlo, dopodiché si può discutere per arrivare ad una pace vera, non fredda come quella con l'Egitto (che pure è meglio di niente) che componga una volta per tutte la questione israelo palestinese.

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