Come scrivevamo ieri la scandalosa decisione UE di ignorare il rapporto dell'Università di Berlino sul montante antisemitismo islamico e di sinistra ha avuto eco sull'informazione di oggi. Riportiamo il pezzo di Stabile sulla Repubblica e quello di Torchiaro sul portale di Tiscali.
1) Alberto Stabile: "La Ue non fa abbastanza contro l'antisemitismo"«I governi dell’Unione Europea non stanno facendo abbastanza per combattere l’antisemitismo», accusa Ariel Sharon, in un’intervista ondine all’agenzia Eupolitx.com. il fenomeno, si sa, non è nuovo: il pregiudizio anti-ebraico appartiene, purtroppo, all’armamentario mentale, culturale di vaste aree del Vecchio Continente. Quello che ne provoca, oggi, il risorgere e ne acuisce la pericolosità, è, tuttavia, secondo il premier israeliano, un fattore inedito e specifico: «Una presenza musulmana quanto mai forte in Europa».
Pochi giorni sono trascorsi dalla visita in Italia, nel corso della quale Sharon aveva colto l’occasione, parlando ai dirigenti di un paese considerato amico, e per giunta alla guida delle istituzioni comunitarie, di affrontare il tema dell’antisemitismo in Europa. Ed ecco che il premier israeliano torna sul tema con maggior determinazione, quasi a rispondere con una sfida alle critiche che parte dell’opinione pubblica europea ha di recente indirizzato alle scelte politiche del suo governo, per esempio alla contestata barriera di separazione.
Quello che Sharon percepisce e condanna è un «antisemitismo collettivo» che non distingue tra il popolo ebraico e il governo israeliano: «Lo Stato d’Israele è uno stato ebraico e l’atteggiamento nei confronti d’Israele va di conseguenza», afferma il primo ministro. «In questi giorni –spiega in un altro passaggio dell’intervista- condurre una politica antisemita non è popolare, così gli antisemiti legano insieme le loro politiche con il conflitto israelo-palestinese». Se ne deduce che le critiche a Israele nascondono, a giudizio di Sharon, un atteggiamento antisemita.
C’è da dire che, specialmente in queste ultime settimane, l’Europa ha fatto di tutto per giustificare i timori di una ripresa della malattia. Mentre è ancora caldo il ricordo del sondaggio europeo, secondo cui Israele rappresenta il maggior pericolo per la pace nel mondo, il Financial Times rivela un altro grave episodio: la decisione dell’Osservatorio europeo sul Razzismo e la Xenofobia di accantonare un rapporto sull’antisemitismo in Europa da cui emerge che dietro molti incidenti di chiara matrice antisemita ci sono gruppi musulmani o della sinistra radicale solidale con i palestinesi. Il rapporto è stato censurato con il pretesto che non chiariva bene la nozione di anti-semitismo.
Sharon sembra cogliere al volo le implicazioni di questo nuovo scandalo per accusare implicitamente l’Europa di opportunismo. «Il solo fatto che c’è in Europa una forte presenza di musulmani, circa 70 milioni, diventa un problema politico», premette Sharon. E «questa presenza mai così forte in passato mette certamente in pericolo la vita del popolo ebraico». Da qui l’accusa di non fare abbastanza per combattere l’antisemitismo. Il muro, infine. Per il premier israeliano non ci sono dubbi: «Davanti al dilemma se assorbire le critiche europee o contribuire alla sicurezza dei cittadini israeliani non ho alcun problema nel decidere su come agire».
2) Aldo Torchiaro: "Sinagoghe aperte per riflettere sull'antisemitismo"Gli ebrei italiani hanno colto l'invito a combattere l'antisemitismo costruendo ponti: idealmente, ne hanno eretti domenica verso tutte le sinagoghe d'Italia, per consentire a chiunque di entrarvi. Una operazione "porte aperte" che ha avuto un certo successo, coinvolgendo curiosi di ogni tipo. Il portale "antagonista" Indymedia racconta on line di tre attivisti di un centro sociale entrati al Tempio Maggiore di Roma con qualche intento provocatorio ed usciti ripromettendosi di studiare meglio l'ebraismo.
Interesse estemporaneo e - temono in molti - assai volitivo. Non arrivavano ad essere un centinaio, nella stessa serata di domenica, i simpatizzanti dell'associazione Italia-Israele che si sono radunati a Roma, in largo Augusto, per richiamare l'attenzione sul nuovo antisemitismo. Erano in parte ebrei ed in parte no, la metà studenti universitari, ma c'era anche qualche famiglia ed alcuni anziani, forse i più attivi.
All'improvviso è arrivato un giovane trafelato, con il Financial Times in mano. "E' scandaloso", ansimava. Secondo quanto riferisce il quotidiano, nello scorso febbraio l'EUMC (European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia), con sede a Vienna, ha deciso di non pubblicare uno studio di 112 pagine sull'antisemitismo, dopo uno scontro con gli autori della ricerca sulle loro conclusioni. L'osservatorio europeo sul razzismo ha evitato di pubblicare un proprio rapporto sull'antisemitismo i cui risultati indicavano che gruppi musulmani e pro-palestinesi sono dietro alla maggior parte delle manifestazioni di antisemitismo esaminate. Una circostanziata relazione sull'emergere del nuovo antisemitismo è stata chiusa per un anno in un cassetto dai funzionari dell'Unione Europea.
"Quella di non pubblicare il rapporto e' stata una decisione politica - sostiene un fonte vicina all'osservatorio, citata dal Financial Times - Ne emergeva una tendenza verso l'antisemitismo islamico, mentre a sinistra c'e' una mobilitazione contro Israele che non e' sempre scevra da pregiudizi". Documentandosi, si viene a sapere che di questa ricerca, ben più costosa e complessa del noto sondaggio Gallup, aveva addirittura chiesto informazioni nel luglio scorso un deputato americano, Robert Wexler, che aspettava di conoscere i risultati europei, ed è forse colui che ha permesso di rinvenire il rapporto occultato.
Una donna è amareggiata: "I fedeli di una religione che e' spiritualmente imparentata con l'ebraismo stanno divulgando una vera campagna di odio contro gli ebrei, e nessun leader arabo o musulmano dice una parola per opporsi a questa tendenza". Lo aveva puntualizzato anche Le Monde, il 19 ottobre: l'aspetto veramente assordante delle dichiarazioni antisemite del primo ministro malese Mahathir bin Mohamad consiste nel silenzio con cui tutto il mondo islamico aveva fornito a quelle parole un tacito passaporto di accettabilità.
Una studentessa, Ariela, è tornata da poco da un periodo di studio in Israele. "Non c'e' molta differenza fra la "calunnia del sangue" (secondo cui gli ebrei impasterebbero le azzime di pasqua col sangue di bambini non ebrei) e un'accusa come quella pubblicata da Le Nouvelle Observateur nel novembre 2001, secondo cui i soldati israeliani stuprerebbero le donne arabe ai posti di blocco per far sì che cadano vittime di "omicidi d'onore" per mano dei loro stessi famigliari. Il giornale ritrattò la calunnia un mese più tardi ma il fatto stesso che una cosa del genere sia stata pubblicata senza alcun controllo testimonia della volonterosa disponibilità a credere che gli israeliani siano capaci di qualunque abominio."
Anche Torino e Milano hanno visto scendere in piazza, in questi giorni, le loro comunità ebraiche e le associazioni Italia-Israele: le schegge delle sinagoghe di Istanbul sono arrivate idealmente sin dentro a ciascun ghetto d'Italia.
Un anziano signore è seduto ai margini del sit-in.. Mi parla dell'ex ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, oggi ambasciatore negli Stati Uniti, Sergio Vento, che arrivò ad accusare Israele di aver fatto andare di proposito due suoi riservisti per farsi linciare dai palestinesi a Ramallah nell'ottobre Duemila. Lo scopo? Causare un danno d'immagine ai palestinesi. "Ma come si può pensare una cosa del genere?" sillaba con gli occhi lucidi. "Non sono preoccupato tanto per il mondo arabo, né tanto per l'Europa", tira il fiato: "sono indignato per l'antisemitismo italiano. E' proprio qui, nell'indifferenza delle persone, il nostro problema".
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