Due ottimi servizi sul Corriere . Il primo di Guido Olimpio, al quale il ritorno al desk sul terrorismo non ha portato che bene.
Il secondo di Magdi Allam, che finalmente sul Corriere ha trovato le condizioni ideali per lavorare e informare.
Complimenti a Stefano Folli. Come si sente il cambio di direzione.
1° Guido Olimpio:Come i serial killer studiano la psicologia delle loro vittime e sguazzano nelle paure dei cittadini. Puntano sull’effetto sorpresa e colpiscono nello stesso posto. Per dispiegare il loro piano utilizzano un’arma letale e inesauribile: gli uomini- bomba. Davanti hanno società e intelligence che non riescono a capirli. Dall’ 11 settembre a oggi avremmo dovuto imparare la lezione, definire il profilo del neoterrorista, valutare l a portata della minaccia, troncare i flussi di finanziamento. Ci siamo riusciti solo in parte.
LA LOGICA MILITARE — I kamikaze non sono solo il frutto della logica del martirio che pervade il radicalismo islamico. Il ricorso agli attentatori suicidi risponde a una logica militare. Se gli eserciti occidentali impiegano le bombe a guida laser, i terroristi replicano con un sistema offensivo ( individuo più esplosivo) capace di raggiungere qualsiasi obiettivo e di distruggerlo. Potremmo dire che è la loro arma intelligente.
LA PSICOLOGIA — Gli ideologi dell’eversione scrutano le opinioni pubbliche. Esultano quando ci vedono piangere dietro le bare.
Quando hanno colpito una petroliera francese al largo dello Yemen, Ayman Zawahiri, la mente dietro Osama, ha spiegato il valore simbolico: « Gli occidentali devono patire il freddo, devono capire che cosa vuol dire stare senza riscaldamento » . Noi tradiamo le nostre debolezze, loro enfatizzano il coraggio. Le intercettazioni delle polizie rivelano un senso di supremazia da parte degli estremisti: « Noi siamo più forti, resistiamo alle difficoltà » . C’è una disponibilità totale al sacrificio, coltivata dai discorsi che si fanno all’interno della cellula. Un microcosmo che è lo specchio esatto della loro
CAPACITÀ PROSELITISMO
L’attentatore suicida può arrivare carico di esplosivo sull ´ obiettivo e distruggerlo Gli estremisti cercano di creare proseliti con gli attacchi trasmessi dalle tv satellitari
mente. Seduti su un tappeto, assistono alle lezioni del leader locale che ha a sua disposizione una rudimentale nastroteca. Video con sgozzamenti e attacchi dalla Cecenia all’Algeria per eccitare gli animi dei più tiepidi. Nastri audio con lunghi sermoni di imam. Un estremista arrestato a Milano dormiva sottoponendosi a un training autogeno: ascoltava una cassetta guerresca. Un dato che ha colpito gli investigatori: « Gli
NUMERO
Dato l’altissimo impatto emotivo, l’atto terroristico è utilizzato con frequenza
estremisti non sono abituati a parlare con qualcuno che li tratta da pari a pari. Un atteggiamento troppo morbido viene scambiato per debolezza. Oppure sospettano che li voglia fregare » .
IL RECLUTAMENTO — Nel passato i gruppi del terrore erano attenti all’uso dei militanti, evitavano di sacrificarli in azioni inutili. Oggi il Jihad internazionale non ha questa limitazione. Le migliaia di
FREQUENZA ALLEANZE
Anche se non sincronizzati, gli attacchi evocano una forte capacità operativa L’ultimo atto terroristico è frutto dell’asse tra gruppi locali e Jihad internazionale
militanti passati per i campi di addestramento in Afghanistan, Bosnia, Cecenia rappresentano un’arena dove scegliere i migliori. E chi non ha condiviso quell’esperienza è pronto comunque. Per lo stesso motivo ricorrono ad un gran numero di kamikaze, in quanto il serbatoio — come in Palestina — è inesauribile. Seif El Adel, uno dei leader in clandestinità, proclama: « Noi non soffriamo troppo sotto il profilo psicologico per la semplice ragione che nessuno costringe un nostro giovane a frequentare un campo di addestramento... Il giovane viene per difendere la dignità dell’Islam e con la speranza di diventare martire » .
SFIDA
Possono agire in situazioni d ´ emergenza e colpire anche più volte nella stessa area
L’ONDATA — Una serie di attacchi che partono quasi sempre dall’Arabia Saudita. A maggio c’è stata Riad, la Cecenia, Casablanca. Ora di nuovo Riad, due volte Istanbul e forse Eilat. Questo non significa un’unica regia sul piano tattico, ma l’adesione ad un progetto destabilizzante indicato nei messaggi diffusi da Al Qaeda. Le parole di Osama sono un po’ come le quartine di Nostradamus, qualche volta vanno interpretate. I testi sono minacciosi ma vaghi, c’è una zona d’ombra che si presta a diverse letture.
L’inserimento di un Paese — come è capitato all’Italia — in una lista nera ha un doppio risvolto: a) equivale ad un ordine d’attacco. b) è l’indicazione generica alla quale si ispirano i veri seguaci di Al Qaeda e i « federati » .
IL MODELLO — La rivendicazione di Istanbul, per quello che vale, contiene una novità.
Al Qaeda ha firmato in coppia con i Cavalieri del Grande Oriente. Questo potrebbe indicare un nuovo modello che santifica una realtà sul campo. La rete- madre che usa i locali.
2° Magdi Allam "Guerra santa su tv e Internet.Al Qaeda dà lezioni nei forum "La tv satellitare del Qatar ha in esclusiva i video di Osama Bin Laden.
Il corrispondente in Spagna è in stato di fermo con l’accusa di propaganda per Al Qaeda
L’investimento maggiore dei gruppi islamici? « È in Internet » . Il successo maggiore di Osama Bin Laden? « Essere riuscito a scatenare una vera e propria guerra tra le televisioni del mondo per aggiudicarsi i suoi proclami » . La prova della vittoria della strategia mediatica di Al Qaeda? « Le centinaia di giovani musulmani che vengono reclutati online e vanno in Iraq per immolarsi come martiri » . Omar Bakri, « ambasciatore » ufficioso di Bin Laden in Europa, parla con la sicurezza e la soddisfazione di un protagonista. E ha ragione. Basta un rapido giro d’orizzonte nel mondo dell’informazione araba per constatare il livello esplicito o implicito di contiguità con il terrorismo di matrice islamica. Le rivendicazioni delle stragi dei militari italiani a Nassiriya e degli attentati alle sinagoghe di Istanbul sono arrivate tramite dei siti islamici. Le principali tv, Al Jazira, Al Arabiya e Abu Dhabi, si astengono dal definire « terrorismo » le stragi di Istanbul. I grandi giornali, Asharq al Awsat, Al Hayat e Al Ahram, parlano di « resistenza » irachena anche quando vengono massacrati i funzionari dell’Onu e i civili innocenti.
La guerra del terrore di Bin Laden mira principalmente a condizionare la psiche umana.
Per conquistare l’animo degli aspiranti combattenti islamici e per terrorizzare la mente dei nemici. Bin Laden ha capito che la guerra contro « gli infedeli, gli ebrei e i crociati » la si può vincere prima ancora di far esplodere le bombe. L’ultima novità è di sole poche ore fa.
Un suo portavoce, Ahmad al Wasiq Billah, ha annunciato l’inaugurazione dell’ « Università on line di Al Qaeda per le Scienze del Jihad » . Offre specializzazioni in « Jihad elettronico » , « Jihad psicologico » , « Tecnologia degli esplosivi » , « Tecnologia delle autobomba » . Per accedervi è richiesto un unico requisito: « Noi accettiamo i figli della Nazione islamica orgogliosi e leali nei confronti dell’islam. Senza queste caratteristiche non è possibile fare il Jihad » . Inteso come Guerra santa. Che ora la si combatte anche davanti al computer o manipolando il flusso di informazioni destinate ai mass media. « Il terrorismo di Al Qaeda è benedetto e legittimo — ha assicurato il portavoce — perché è nostro diritto terrorizzare i nemici, incutendo nei loro cuori la paura e l’angoscia. Ciò è quanto sta accadendo con l’aiuto e la grazia di Allah » .
Lo stesso Bakri, gestore del sito almuhajiroun. com, che prende nome dal gruppo islamico di Londra da lui fondato, passa le giornate davanti al computer. « Se confrontiamo l’utilizzo di Internet tra i militanti delle varie religioni, vediamo che oggi gli islamici sono i principali fruitori e navigatori online. Personalmente sono stato il primo a rinvenire la rivendicazione della strage dei militari italiani a Nassiriya, fatta a nome di Saif al Adl, alias Abu Omar, il responsabile militare di Al Qaeda. Basta registrarsi e sapere come muoversi nella webmaster paltalk. com.
Vi si trovano oltre 600 forum islamici. Io non riuscirei a svolgere la mia attività di militanza islamica
ABU DHABI TV La prima tv generalista del mondo arabo ha cavalcato i sentimenti anti- americani nonostante la posizione filo- Usa dei governi degli emirati
AL AHRAM Il giornale più letto del mondo arabo, pur rispecchiando la posizione moderata del governo egiziano, definisce gli attentati azioni di resistenza contro l’occupazione
senza Internet. Tramite la rete, ogni giorno diffondo quattro conferenze che raggiungono i militanti islamici in tutto il mondo, standomene tranquillo a casa mia » .
Internet è la nuova frontiera del terrorismo islamico. Prima privatizzato grazie all’ingente fortuna del miliardario saudita Bin Laden, che ha deciso di investire sull’arma del terrore per conquistare il potere politico ed economico in Arabia Saudita e nel resto del mondo islamico. Poi globalizzato sponsorizzando in una sorta di franchising del terrore una miriade di cellule attive e dormienti ai quattro angoli della terra. Ed ora scatenato nell’assalto frontale e generale al « nemico » per portare a termine la strategia di annientamento inaugurata l’ 11 settembre 2001 con le stragi delle Torri gemelle e del Pentagono.
Una strategia in cui la guerra dell’informazione assume un ruolo sempre più centrale.
« Pensi solo al fatto che la gran parte dei giovani musulmani che affluiscono alle frontiere
MANAR TV L’emittente libanese è ufficiosamente la voce degli hezbollah.
Polemiche sono sorte per uno sceneggiato anti- semita sulla storia degli ebrei in Palestina
LA TV DELL’ANP
L’emittente locale palestinese, trasmessa a Ramallah e Gaza, invita al martirio con lo slogan: « Chiedi la morte, ti verrà data la vita »
IL FORUM JIHADISTA
Comunicati di Al Qaeda, recensioni di libri online sulla Jihad e una guida per sostenere e prepararsi alla guerra santa nelle terre non musulmane
con l’Iraq in attesa di potervi entrare sotto le sembianze di contadini, artigiani o turisti, hanno un’età media tra i 20 e i 22 anni. Nessuno di loro è mai stato in Afghanistan ai tempi dei mujaheddin né ha frequentato un campo di addestramento di Al Qaeda — dice raggiante al telefono Bakri — . Ebbene, sono stati indottrinati e arruolati tra le fila di Al Qaeda tramite Internet. Bin Laden sta vincendo la sua guerra contro l’Occidente grazie a Internet » . È indubbio che ai più appaia inverosimile che i feroci burattinai del terrore e i sanguinari kamikaze possano essere figli della più sofisticata tecnologia informatica. Si tratta purtroppo di un dato di fatto che smentisce il luogo comune secondo cui il fanatismo religioso e la modernità sarebbero incompatibili. Il successo della strategia mediatica di Bin Laden lo si coglie anche nell’analisi critica dei messaggi trasmessi dai mass media arabi. Ad esempio ieri Al Jazira, nella corrispondenza da Londra sulla reazione alla nuova strage di Istanbul, ha detto testualmente: « Bush e Blair hanno ribadito l’impegno a fronteggiare ciò che loro definiscono terrorismo » . Si dovrebbe dedurre che per Al Jazira la catena di attentati che ha provocato centinaia di vittime non sarebbe terrorismo. Giorni fa Al Arabiya ha trasmesso in esclusiva l’ultimo discorso di Saddam Hussein, presentandolo come « il presidente iracheno » .
Difficile non ipotizzare che si sia trattato di un costo pagato per aggiudicarsi l’esclusiva. Dice al riguardo Bakri: « Le televisioni arabe sono disposte a pagare qualsiasi prezzo per poter diffondere in esclusiva i discorsi di Bin Laden o di Saddam.
Non gliene importa niente dei contenuti. È una competizione esclusivamente commerciale.
Ebbene per Bin Laden e per il movimento islamico jihadista è un’enorme opportunità, un grande successo » .
Più in generale Internet consente ai militanti islamici di infrangere le barriere che ostacolerebbero il loro movimento fisico qualora dovessero spostarsi da un paese all’altro. « Ormai tutti i segreti di Al Qaeda navigano in Internet. Se ci sapete fare e se avete pazienza, potreste sapere tutto di Al Qaeda monitorando Internet » , assicura Bakri. Nel nostro mondo globalizzato anche il terrorismo islamico si è emancipato, appropriandosi degli strumenti propri della globalizzazione.
Su tutt’altro versante, quello della popolazione civile palestinese, emerge la funzione di Internet nel superamento delle barriere fisiche imposte dall’assedio protetto israeliano ai territori occupati. Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Informazione palestinese, oggi l’ 8 per cento della popolazione della Cisgiordania è collegata alla rete contro il 2 per cento di prima dell’esplosione della seconda Intifada nel settembre del 2000. È un fenomeno simile che aiuta a comprendere l’evoluzione di Internet tra gli estremisti. Ormai negli uffici dei leader islamici c’è sempre il computer collegato alla rete.
Predicano il ritorno a un modello di società del settimo secolo, ma lo fanno tramite Internet. Trasformato sempre più nella Moschea virtuale dell’islam globalizzato. Dove i predicatori dell’odio razziale e confessionale sanno manipolare gli strumenti della modernità. E gli aspiranti kamikaze sono figli della modernità in crisi di identità. In qualche modo i mostri umani che stanno insanguinando le nostre città sono il prodotto aberrante della stessa civiltà globale che li ha generati.
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