Riportiamo l'articolo di Luigi Accattoli sulle critiche del Papa Giovanni Paolo II alla costruzione della barriera di difesa in Israele. E' stato pubblicato sul Corriere di oggi, lunedì 17 novembre 2003, a pagina 13. Questo il titolo: "Appello del Papa: in Terra Santa ponti non muri".
In seguito riportiamo la reazione di Elie Wiesel alla dichiarazione del Papa.
CITTÀ DEL VATICANO — Papa Wojtyla ritrova la voce, come gli capita nei momenti drammatici e la usa per ripetere la sua condanna dell’ « opera nefasta » del terrorismo, ma anche per protestare contro la costruzione del muro portata avanti da Israele: « Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti » .
Il Vaticano ha sempre parlato contro quel muro, ma è la prima volta che ne parla il Papa e la sua parola non poteva essere più netta, né arrivare in un momento più caldo: all’indomani degli attentati alle sinagoghe di Istanbul e alla vigilia dell’arrivo a Roma del premier israeliano Ariel Sharon.
Oltre alla condanna di « ogni azione terroristica » in terra Santa, Iraq e Turchia e al monito sul muro il Papa ha pure invitato tutti a non abbandonarsi allo « scoramento » o alla « ritorsione » .
« Ancora una volta, in questi ultimi giorni — ha detto Giovanni Paolo all’Angelus — il terrorismo ha compiuto la sua opera nefasta, particolarmente devastante in Iraq e in Turchia » . E’ seguita la preghiera per le vittime e i loro familiari e la « solidarietà » a coloro che « si adoperano per curare i feriti e rimediare ai danni provocati » .
Ecco le parole contro le ritorsioni: « Nessuno può abbandonarsi alla tentazione dello scoramento o della ritorsione: il rispetto della vita, la solidarietà internazionale, l'osservanza della legge devono prevalere sull'odio e sulla violenza » .
L’invito a evitare ritorsioni è abituale negli appelli di Papa Wojtyla.
Dopo l’ 11 settembre, aveva pregato « per i responsabili delle nazioni, perché non si lascino dominare dall’odio e dallo spirito di ritorsione » .
Le parole di ieri contengono un’allusione ai possibili sviluppi dell’operazione « martello di ferro » ( Iron Hammer), lanciata dalle forze statunitensi all’indomani della strage di Nassiriya e consistente in bombardamenti — terrestri e aerei — delle « basi » dei guerriglieri fedeli a Saddam. Così il Papa ha poi parlato del muro che Israele sta costruendo per difendersi dal terrorismo palestinese: « Rinnovo la mia ferma condanna anche per ogni azione terroristica compiuta, in questi ultimi tempi, in Terra Santa. Debbo al tempo stesso rilevare che, purtroppo, in quei luoghi il dinamismo della pace sembra essersi fermato. La costruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese è vista da molti come un nuovo ostacolo sulla strada verso una pacifica convivenza. In realtà, non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti. Senza riconciliazione degli animi, non ci può essere pace. I responsabili abbiano il coraggio di riprendere il dialogo e il negoziato, liberando così la strada verso un Medio Oriente riconciliato nella giustizia e nella pace » .
Quanto alla posizione vaticana sul muro, la presa di posizione di maggiore spicco era stata quella del cardinale Angelo Sodano a fine aprile: il segretario di Stato vaticano auspicava un maggior impegno internazionale per pacificare la Terra Santa e affermava che « la costruzione del muro decisa da Israele non è buon auspicio per l'avvenire » .
In agosto c’era stata una dichiarazione congiunta dei capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, che definiva il muro « un grave ostacolo alla road map e al processo di pace in Terra Santa » .
La contrapposizione tra i « muri » e i « ponti » usata dal Papa per dare efficacia al suo appello, era stata usata dal cardinale Carlo Maria Martini nell’articolo sulla pace in Terra Santa scritto per il Corriere della Sera del 27 agosto: « Alla costruzione di muri di cemento e di pietra per dividere le parti contrastanti è preferibile un ponte di uomini che, pur garantendo la sicurezza di entrambe le parti, consenta alle due comunità di comunicare e di intendersi » .
L'intervista a Elie Wiesel è firmata da Alessandra Farkas ed è pubblicata sul Corriere, sempre a pagina 13.
"Wiesel: condanni i terroristi, non faccia politica"La presa di posizione del Papa sulla controversa barriera che divide israeliani e palestinesi coglie di sorpresa il premio Nobel per la pace Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz e massimo portavoce degli ebrei della diaspora. « Dal leader spirituale di una delle più grandi e importanti religioni al mondo m'aspettavo qualcosa di ben diverso — spiega al
Corriere Wiesel — ovvero una dichiarazione che condannasse il terrore e l’assassinio di innocenti, senza mischiarli a considerazioni politiche e soprattutto senza paragonarli a un’opera di pura autodifesa. Politicizzare così il terrorismo è sbagliato: gli autori della strage ad Istanbul non hanno ammazzato a causa del muro, ma perché odiano gli ebrei. Questo il Papa avrebbe dovuto capire e condannare » .
Lei dunque approva la costruzione della barriera?
« Sì. Al contrario del terrorismo, la separazione non ha causato la morte di nessuno e semmai ha salvato tante vite. Il suo obiettivo è proprio questo. A Gaza sta funzionando e da quando è stato eretto non si è verificato un solo attacco suicida proveniente da quell'area.
Non è un caso che ad appoggiare la sua estensione ai Territori, oggi, siano leader israeliani sia di destra sia di sinistra » .
Il processo di pace e i « ponti » di cui parla il Papa sono dunque morti?
« No. Tutti sanno che la barriera è temporanea. Se ci fosse pace tra israeliani e palestinesi sarebbe abbattuto nel giro di 24 ore. Ma non dimentichiamoci che è stato l'odio dei terroristi a tirarlo su. Lo stesso odio che adesso prende di mira non solo gli israeliani, ma tutti gli ebrei, ovunque'.
Che ripercussioni può avere la presa di posizione della Santa Sede?
« Negli ultimi anni il Papa si è battuto instancabilmente per combattere e denunciare l’antisemitismo in tutte le sue forme. Ma proprio per questo un uomo nella sua posizione, sempre così attento alle parole, avrebbe dovuto essere più attento e specifico nel condannare il terrorismo invece che fare di ogni erba un fascio. Purtroppo, anche se quella non era affatto la sua intenzione, gli antisemiti potrebbero strumentalizzare quest’approccio per portare acqua al loro mulino e spargere ulteriore odio contro Israele e gli ebrei » .
Secondo le Nazioni Unite quel muro avrà conseguenze umanitarie molto gravi per i palestinesi.
« Sono certo che i disagi per i palestinesi possono essere evitati e che un accordo, in questo senso, verrà raggiunto tra le due parti.
Invece di criticare il muro, invito tutti a lavorare ad una moratoria, che fermi il terrorismo per tre mesi. Dateci 90 giorni senza un singolo assassinio e sono pronto a mettere la mano sul fuoco che la speranza tornerebbe a fiorire » .
Secondo alcuni il muro perpetua un circolo vizioso.
« Il circolo vizioso o meglio la globalizzazione del terrore è opera dei terrori sti. All'inizio la gente pensava che il problema fosse solo israeliano. Ma il modello degli attacchi suicidi è stato già esportato in Iraq, Asia, Arabia Saudita, Turchia e domani potrebbe arrivare a Roma e Milano, se non lo fermiamo subito. Alla conferenza internazionale che ho organizzato di recente a New York e cui sono intervenuti 20 capi di Stato ho proposto di dichiarare il terrorismo un crimine contro l'umanità. Ciò non fermerà forse i kamikaze ma di certo i loro sponsor » .
Secondo il miliardario George Soros il governo Sharon e l'amministrazione Bush hanno contribuito all' attuale revival d'antisemitismo.
« Deploro questo tipo di argomentazione. Credo di essere uno studente della storia assai migliore di Soros e posso testimoniare che gli antisemiti, oggi come ieri, non hanno bisogno di motivi per disprezzare gli ebrei. Mi creda: odiavano Elie Wiesel prima che fosse nato » .
Perché questo revival in Europa?
« Per due motivi: l'estrema destra e l'estrema sinistra, che stanno unendo le forze.
E poi c'è il fattore Israele: io non ho mai creduto che tutti quelli che criticano Israele siano antisemiti, però è anche vero che tutti gli antisemiti sono anti- israeliani.
Aveva ragione la studiosa tedesca Hannah Arendt, quando ha scritto che l'antisemitismo è l'unica malattia del 20 ˚ secolo ad essere sopravvissuta. Fascismo, comunismo, nazismo sono morti ma esso è più sano e vegeto che mai » .
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