1) Terrorismo:
Cosa pensa di fare Abu Ala contro gli estremisti? Cosa chiede Israele?SHARON:
«Vorrei molto portare avanti il processo di pace — dice Sharon nell’intervista al « Washington Post» —. Ma si può realizzarlo solo gradualmente. Il primo stadio è quello di fermare completamente il terrore. Solo allora possiamo passare a un livello successivo: che è quello di riconoscere uno Stato palestinese». Il governo israeliano è disposto ad allentare la pressione sui palestinesi e a fermare gli omicidi mirati? «Se Abu Ala otterrà la fine degli attentati terroristici, non c’è motivo perché gli omicidi mirati continuino».
ABU ALA:
«Siamo pronti, abbiamo avviato le trattative con i gruppi armati per dichiarare il cessate il fuoco», ha fatto sapere ieri da Ramallah il premier palestinese Abu Ala. «Ci arrivano indicazioni molto positive — dice il suo capo di Gabinetto Abu Libdeh —, presto tre anni di attentati potrebbero finire. Tutto dipende da Israele». Ma Abu Ala, rispondendo al «Washington Post», rifiuta di chiamare i gruppi armati «terroristi». «Però ci sono atti, come le uccisioni dei civili, che io condanno con forza. Chiedo aiuto, perché il mio governo sia tanto forte da poterli combattere».
2) La barriera:
E' una delle quesitoni più delicate. Come la affronteranno?SHARON:
«La barriera è solo un mezzo in più per la nostra lotta contro il terrore » che impedisce le infiltrazioni dei terroristi palestinesi, dice Sharon al quotidiano catalano «La Vanguardia».
«Non è una barriera politica, né servirà a stabilire le nostre frontiere future». Per ora, di confini è prematuro parlare: «Propongo che Israele riconosca uno Stato palestinese, senza stabilire ancora i suoi confini definitivi». Gli americani vogliono dedurre dal prestito l’importo speso per la costruzione del muro? «Sono pronto ad accettarlo».
ABU ALA:
«Sharon vuole che io fermi la violenza e la resistenza. Perché invece lui si arroga il diritto di confiscare il nostro territorio?», dice Abu Ala a «Newsweek». Abu Ala invoca l’aiuto dei governi europei e guarda anche all’America per fermare la costruzione della « barr iera israeliana». «La sofferenza del nostro popolo è troppa — dice —. Chiediamo anche che smettano di demolire le nostre case. Il governo israeliano dice che vuole azioni, non parole? Beh, anch’io dico lo stesso».
3) Arafat:
Come giudicano il raìs? E cosa chiedono di fare alla controparte?SHARON:
Nessuna novità. Sulla questione Arafat, da parte di Sharon ( che oggi arriva a Roma), non ci sono aperture. «E’ il principale ostacolo alla pace», ripete a «La Vanguardia». «Per questo, se vogliamo andare avanti nel processo di pace, Arafat deve essere allontanato da tutte le posizioni di rilievo» . Ma Sharon, alla controparte palestinese, rinnova anche un’altra richiesta: «Tutte le forze di sicurezza, molte delle quali sono coinvolte negli atti di terrorismo, devono essere tolte dal controllo di Arafat e affidate nelle mani del primo ministro».
ABU ALA:
«Il vero problema non è Arafat, è Israele», dice Abu Ala al settimanale «Newsweek». E la guerra che il raìs ha mosso ad Abu Mazen? « Non era contento di Abu Mazen, e probabilmente non lo sarà neppure di me se la situazione rimane la stessa. Per questo, uno dei presupposti per un mio successo è che Israele cambi atteggiamento nei confronti di Arafat, ridandogli la libertà e permettendogli di andare a Gaza». Non è vero che Arafat non accetta Israele: «A lui lo Stato ebraico piace più che a me». E poi, sostiene Abu Ala, «io so come trattare con Arafat».
4) I rapporti tra i due:
Quali sono i rapporti personali tra i due leader?SHARON:
« Conosco Abu Ala da anni. È un politico, ed è intelligente. Credo che saprà muoversi meglio del premier precedente, Abu Mazen » , dice al « Washington Post » . Due, sostiene, gli handicap di quest’ultimo: il fatto che Arafat l’abbia costantemente boicottato, e la sua scelta di « stringere accordi con le organizzazioni terroristiche invece di combatterle » . C’è qualche possibilità che Abu Ala agisca diversamente? « Da quello che dice — sostiene Sharon — no.
Ma in questa situazione, le dichiarazioni non possono essere prese sul serio. Le azioni,sì».
ABU ALA:
«Dal punto di vista umano — dice Abu Ala al « Washington Post» — Sharon negli incontri si è dimostrato una persona calda, ma non è facile averci a che fare». E ricorda: «Dopo le ultime elezioni gli ho detto. 'Se vuole la pace, lei è la persona che può ottenerla'. Mi rispose: 'Abu Ala, io sono arrabbiato, e come lei hai detto, se io voglio'. Gli risposi: 'Se vuole, possiamo farlo in sei mesi'. Ecco, io temo che Sharon stia ancora cercando di trovare una soluzione ad interim. Mentre noi vogliamo una soluzione permanente, definitiva».
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