Ipocrisie Vaticane
sto con tutti e due, ma preferisco rimanere al di qua del muro
Testata: Corriere della Sera
Data: 17/11/2003
Pagina: 13
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: Il Vaticano tratta sul tracciato
Riportiamo l'articolo di Elisabetta Rosaspina pubblicato sul Corriere della Sera di lunedì 17 novembre 2003, dal titolo: "Il Vaticano tratta sul tracciato". E' a pag. 13.
Il dissenso papale non fermerà ruspe e gru in Israele, ma segna una svolta nelle sofferte relazioni diplomatiche in Terra Santa. Per la prima volta dalla posa della prima pietra, l'anno scorso, il Papa interviene contro la barriera difensiva che Israele ha deciso di costruire fra sé e i palestinesi.
Per la prima volta, il pensiero del Papa risuona in piazza San Pietro, all'affollato Angelus domenicale, anziché filtrare attraverso le pagine dell'Osservatore Romano
o le ponderate parole delle gerarchie ecclesiastiche. Per la prima volta, ma forse nel momento più strategico: all'arrivo a Roma del primo ministro israeliano, Ariel Sharon. E pochi giorni dopo alcune indiscrezioni diffuse dalla stampa israeliana, secondo cui la Chiesa cattolica condanna pubblicamente il « muro » , ma ne contratta segretamente il percorso con l'esercito per ottenere l'inclusione nella parte israeliana di conventi e altre istituzioni, dislocate al di là della linea verde ( l'antico confine del 1967 tra Israele e Giordania).
« Non è così — sospira padre Battistelli, custode di Terra Santa — . Non c'è stato alcun intervento diplomatico da parte della Santa Sede, bensì la richiesta di alcune singole comunità, particolarmente danneggiate dalla barriera in costruzione perché ostruirebbe l'ingresso principale o provocherebbe altri inconvenienti » .
Nella dettagliata versione riportata dal quotidiano
Maariv, la traiettoria è stata discussa e modificata per salvaguardare almeno sette fra monasteri e proprietà vaticane, fra cui il convento di Cremisan, a sud di Gerusalemme, e i monasteri di Betanya, il luogo della resurrezione di Lazzaro, sulla strada per Gerico. E a discuterne con i rappresentanti del ministero degli esteri israeliano e con il colonnello Danny Tirza, responsabile del progetto, sarebbe stato il nunzio apostolico Pietro Sambi. « Il nunzio ha semplicemente ricordato e difeso gli accordi esistenti fra Israele e la Santa Sede per la protezione delle proprietà ecclesiastiche. Non può esserci invece alcun tipo di accordo diplomatico sul muro, proprio perché le gerarchie della Chiesa sono e restano contrarie alla sua costruzione. Accettare di concordarne il percorso vorrebbe dire accettarlo e legittimarlo » , smentisce e chiarisce padre Battistelli.
Anche se il punto di vista di Santa Romana Chiesa sul metodo scelto dal governo di Sharon per difendere Israele dagli attacchi terroristici era già stato sancito al mattino, ai massimi livelli: non muri ma ponti, aveva chiesto Giovanni Paolo II, con remote possibilità di essere ascoltato. Dietro il cemento, i reticolati, il filo spinato, i cancelli e i sensori elettronici resteranno tagliati fuori, forse, i terroristi, ma sicuramente anche la « pacifica convivenza » arabo- israeliana in cui non rinuncia a sperare il Pontefice.
Non è probabile che gli attriti fra la Chiesa cattolica e lo Stato di Israele sui cantieri aperti in Terra Santa si risolvano presto. A complicare la situazione ci sono i lavori in corso per la « metropolitana leggera » che correrà lungo la « road 1 » , tra Gerusalemme est e ovest, e soprattutto lungo le superbe mura della città vecchia: « Stanno buttando giù il convento di San Salvatore, scavando gallerie e trincee — è molto preoccupato padre Battistelli — . Ho avvertito consoli e ambasciatori e organizzato una riunione urgente per fronteggiare le conseguenze » .
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