Riuscirà Abu Ala dove Abu Mazen ha fallito?
cronaca della formazione del nuovo governo palestinese
Testata: Corriere della Sera
Data: 13/11/2003
Pagina: 21
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: Abu Ala ci riprova: 'Tregua con Israele'
Riportiamo l'articolo di Elisabetta Rosaspina pubblicato sul Corriere della Sera di giovedì 13 novembre 2003.
Arginare Arafat e il suo potere sui servizi di sicurezza palestinesi, preparare le elezioni entro giugno 2004, raggiungere il « cessate il fuoco » tra organizzazioni armate ed esercito israeliano, bloccare il terrorismo, riprendere il dialogo con il premier Ariel Sharon, riesumare la « road map » : è una lista di impegni interminabili quella che, da stamattina, attende Abu Ala sulla sua scrivania di primo ministro palestinese. Il titolare del secondo governo in carica a Ramallah, lo sa, come sa che l’alternativa al suo successo è il collasso dell'autorità palestinese in Cisgiordania e a Gaza.
La formazione del nuovo governo di 26 ministri non è un punto d'arrivo, ma di partenza per il neo presidente del consiglio. Abu Ala si è presentato ieri al consiglio legislativo palestinese e alla ribalta internazionale per ottenere da entrambi fiducia e forza: ne ha ricevuto il minimo indispensabile dal presidente dell'autorità palestinese, Yasser Arafat, che ha conservato per sé le leve più importanti.
Quelle che azionano o disinnescano le undici formazioni di polizia palestinesi. Oltre a silurare Nasser Yousef, candidato alla guida del ministero degli Interni da Abu Ala, Arafat ha affidato l'incarico a un suo uomo di fiducia, e ha delegato al Consiglio di Sicurezza Nazionale, cioè a se stesso, il controllo delle forze di sicurezza. Il messaggio del malandato raìs a Israele e alla comunità internazionale è chiaro: sono ancora qui, ed è con me che, in definitiva, dovete fare i conti.
Ieri, alla presentazione del nuovo governo, i l combattivo leader palestinese si è rivolto direttamente al popolo israeliano, in inglese, invocando la sua collaborazione per mettere fine al circolo vizioso della reciproca violenza e a tre anni di guerra, ma criticando i suoi rappresentanti: « Il vostro governo - ha detto Arafat - non dà sicurezza né pace » .
Per Abu Ala, al secolo Ahmed Qurei, è già un buon risultato quello di aver messo fine a un governo d'emergenza che Arafat avrebbe volentieri prolungato, per certificare così la minaccia di Israele alla sua incolumità e alla sua permanenza alla Mukata, il quartier generale di Ramallah. Ma di fronte al rischio che anche Abu Ala, dopo Abu Mazen gettasse la spugna, il raìs ha accettato che il governo si presentasse ieri al parlamento, per ottenerne l'imprimatur ufficiale. Abu Ala in cambio ha adattato la scelta dei ministri ai gusti di Arafat, intuendo che se avesse cercato di lavorare contro il leader, anziché al suo fianco, avrebbe perso la partita e il posto, abbandonando i territori palestinesi alle lotte intestine. Il prossimo obiettivo del nuovo premier è la tregua: « Voi legislatori dovete trovare il modo di mettere fine a questo caos di fuoco e bombardamenti » , ha detto Abu Ala ai 68 parlamentari presenti, 48 dei quali gli avrebbero poco dopo assegnato la loro fiducia.
« Tendo la mia mano a Israele con sincerità - ha assicurato il neo premier — per dare inizio a un' azione pronta e seria di reciproco cessate il fuoco, per fermare lo spargimento di sangue e la violenza » .
A pochi chilometri di distanza, da Gerusalemme, il ministro degli Affari esteri Silvan Shalom non ha altra scelta che concedere il beneficio della buona fede ad Abu Ala: « Se il nuovo governo si dimostrerà sincero nel fermare la violenza e smantellare le strutture del terrorismo, troverà in Israele un partner autentico » .
Ma Arafat ha già posto, qualche ora prima le sue condizioni e i suoi obiettivi: il ritiro dell'esercito israeliano dai territori, la creazione di uno stato palestinese secondo i confini del ' 67, e con Gerusalemme capitale.
Abu Ala dovrà tenerne conto, se intende continuare a lavorare a fianco del raìs e dei suoi uomini più fidati, anziché cercare di contrastarne il potere.
Ma anche Israele potrebbe aver deciso di tener conto della lezione, dopo la caduta del precedente governo, presieduto da Abu Mazen: per indebolire Arafat, non deve lasciare solo il primo ministro palestinese, ma sostenerlo. E' l'errore che il capo di stato maggiore Moshè Yaalon ha rimproverato a Sharon e ai suoi ministri, sollecitando ( e ottenendo almeno in parte) un alleggerimento della presenza militare israeliana nei territori palestinesi.
La caduta di Abu Mazen e il conseguente stop alla road map hanno favorito il progresso di piani di pace alternativi, come gli accordi di Ginevra, che il governo di Sharon ha accolto quasi come un atto di alto tradimento da parte della sinistra israeliana, guidata da Yossi Beilin.
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