Le reazioni da Israele
al sondaggio Mannheimer-Corriere
Testata: Corriere della Sera
Data: 12/11/2003
Pagina: 15
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: Antisemitismo, Israele chiede più impegno all’Italia
I giornali commentano con preoccupazione i risultati del sondaggio pubblicato dal « Corriere » . Il direttore del museo dell’Olocausto dichiara: « Servono azioni decisive »
Da Gerusalemme ecco le reazioni israeliane al sondaggio del Corriere.

GERUSALEMME — Tu quoque italiano, amico nostro? La reazione della stampa israeliana al sondaggio pubblicato due giorni fa dal Corriere della Sera è più sorpresa e amareggiata che indignata. Sotto il titolo, « Sarebbe meglio che Israele non esistesse » , il quotidiano in lingua ebraica Yedioth Ahronot evidenzia l'asserzione più sconvolgente, condivisa dal 17 per cento degli intervistati: « Anche gli italiani sono contro di noi » constata, una riga più sotto, il titolista del giornale, ricordando anche che il governo italiano « è considerato uno dei migliori amici di Israele in Europa » . Eppure i dati sono lì, a dimostrare che « nessuno in Italia prova simpatia per Israele e il suo governo » esagera il commentatore. Le cifre sono indubbiamente allarmanti, tanto più viste da Israele, già mortificata dalle conclusioni dell' « Eurobarometro » , soltanto la settimana scorsa: « L'anti semitismo sopravvive anche in Italia » scrive
Yedioth Ahronot, se è vero che l' 8 per cento vorrebbe che gli ebrei lasciassero il Paese e l' 11 per cento accusa gli storici di mentire sui milioni di ebrei uccisi nelle camere a gas durante la Seconda guerra mondiale.
Viene tenuta però anche in considerazione l'analisi di Renato Mannheimer, secondo cui « nella popolazione italiana c'è un'enorme ignoranza per quanto riguarda la storia di Israele e il conflitto con i palestinesi — riferisce il quotidiano ai suoi lettori israeliani — .
Due terzi della popolazione non sanno nulla della storia dello Stato d'Israele e sono gli stessi che fanno le affermazioni più ostili verso gli ebrei e verso Israele » . A questa possibile attenuante si sono aggiunte ieri le dichiarazioni del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, in visita di cortesia al premier Ariel Sharon, al ministro degli Esteri Silvan Shalom, al suo omologo, Reuven Rivlin, portavoce della Knesset ( il Parlamento israeliano) e al premio Nobel Shimon Peres: « I sondaggi sono strumenti da maneggiare con cura — ha detto Casini poco prima di ripartire per Roma — . Perché non è detto che rispecchino il pensiero degli interlocutori e, comunque, lanciano messaggi che possono essere capiti male » .
La visita di Casini era iniziata al museo dell'Olocausto, lo Yad Vashem, il cui direttore, Avner Shalev, ha rivolto ieri un appello all'Italia, riferendosi proprio al sondaggio nazionale: « Chiedo che il Paese ne prenda a cuore il risultato e compia azioni decisive per mettere fine, nei suoi confini, all' antisemitismo e alla negazione dell'Olocausto. Noi crediamo all'uso di strumenti pedagogici e di tutti i metodi di comunicazione pubblica, per combattere l'ignoranza che porta al razzismo » . Non è da escludere che l'onda lunga dello choc provocato dal « barometro italiano » si rifletta negli ultimi dieci giorni di preparativi dell' ingresso di Gianfranco Fini in Israele, ormai ufficializzato per il 23 novembre: « L'opinione degli italiani in Israele è divisa — informa il presidente dell'associazione di connazionali, David Cassuto — .
C'è chi lo vede come il vice premier del governo europeo più vicino a Israele. E chi invece non dimentica che nel suo partito, An, ci sono ancora personaggi dichiaratamente fascisti. Fini dovrebbe prendere definitivamente le distanze dalla Repubblica di Salò, per ottenere il nostro incondizionato benestare alla sua visita » . Fini sarà comunque ricevuto da una rappresentanza degli oltre diecimila italiani d'Israele, ma non alla Sinagoga: « Non è il luogo appropriato » osserva Cassuto. Sebbene lo sia stato, due giorni fa, per Casini. Più indulgente Bruno Pantaleone, emigrato in Israele quasi 40 anni fa da Roma, dove era vice presidente della comunità ebraica: « Fini ha ripudiato il suo passato fascista e questo deve essere apprezzato » .




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