Sull'abbattimento dei tre grattacieli di Gaza
alcune osservazioni
Testata:
Data: 28/10/2003
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Sull'abbattimento dei tre grattacieli di Gaza
Ha destato le abituali proteste l'abbattimento l'altro giorno dei tre grattacieli che sorgevano a Gaza, quasi al confine dell'abitato ebraico di Netzarim. Prendiamo la notizia da Repubblica (27.10.03), una fonte che non si presta di sicuro per essere vista anche solo minimamente favorevole alle ragioni di Israele.
Scrive Repubblica: "Alle forze di sicurezza fedeli ad Arafat appartenevano infatti tre palazzi di tredici piani, per oltre 150 appartamenti, che ieri (26.10.03) in tarda mattinata sono satti fatti saltare con alcune potenti cariche di esplosivo. Gli edifici, costruiti nei pressi di Netzarim, erano stati destinati alle famiglie dei poliziotti palestinesi che, tuttavia, non erano mai andate ad abitarli a causa delle sparatorie e degli scontri che si susseguono nella zone (nove morti dall'inizio dell'intifada). Ora, la sicurezza israeliana sospetta che il comando Hamas-Jihad si sia appostato in quei palazzi per osservare i movimenti dei soldati e scegliere il momento opportuno per attaccare."
Alcune osservazioni:
1) L'abbattimento delle case dei terroristi viene sempre descritto come una misura eccessiva e di fatto sbagliata. Cosa si deve dire allora di tre grattacieli che vengono costruiti proprio al confine con il villaggio ebraico, non vengono abitati con la scusa degli scontri (e allora perchè costruiri proprio lì e di 13 piani ciascuno?) e che - per ammissione della stessa Repubblica - servivano esclusivamente da punto di osservazione per capire quando era il momento di colpire?
2) Le ultime righe del pezzo di Repubblica vanno sottolineate per la loro profonda ipocrisia. Alberto Stabile, è lui l'autore del servizio, scrive che il comando Hamas-Jihad si era appostato in quei palazzi per "osservare i movimenti dei soldati e scegliere il momento opportuno per attaccare". Di quali soldati parla Stabile? Perchè non scrivere "isareliani"? Forse per non far capire al lettore di Repubblica che le vittime prescelte erano israeliane? Può sembrare un voler spaccare il capello in quattro, ma chi segue con attenzione quotidiana il linguaggio delle corrispondenze da Israele non può fare a meno di notare come la scelta delle parole, le inclusioni e le esclusioni, formino un vero e proprio dizionario del pregiudizio antisraeliano. E tutto ciò ciò non avviene a caso, come abbiamo ben dimostrato con l'analisi della tecnica giornalistica usata, per esempio, in TV da Paolo Longo.
3) Grazie a quegli appostamenti i terroristi palestinesi potevano scegliere il momento giusto per uccidere. L'abbattimento degli edifici non glielo permetterà più.