Una approfondita inchiesta di Magdi Allam
Il terrorismo di Al Qaeda minaccia Italia ma anche Israele
Testata: Corriere della Sera
Data: 20/10/2003
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: La chiamata alle armi per le cellule in sonno
Riportiamo l'articolo di Magdi Allam sui timori di un attacco all'Occidente di Al Qaeda anche dal mare, pubblicato sul Corriere della Sera lunedì 20 ottobre 2003. Acutamente Allam collega Al Qaeda e terrorismo palestinese.

- a cura della redazione di Informazione Corretta -

Si sta dando la caccia a dei terroristi solitari. Agenti in sonno chiamati all'azione dal recente proclama di Osama Bin Laden. L'arresto nelle scorse ore di tre marocchini è il frutto dell'intensificazione dell'attività di prevenzione. L'attenzione è rivolta anche oltre frontiera. Si teme che il terrore possa arrivare dal mare.
Nel mirino potrebbero esserci porti e località balneari ancora attive. I nostri servizi hanno allertato i colleghi egiziani per un possibile attentato a Sharm el Sheikh, molto frequentata dagli italiani. E' ancora vivo il ricordo della strage di Bali. Circa un anno fa un'autobomba provocò oltre 200 morti in una discoteca sull'isola indonesiana. Per la gran parte australiani. Era la punizione di Bin Laden per la partecipazione dell'Australia alla guerra in Afghanistan.
Non bisogna farsi prendere dal panico. In realtà l’allarme era già scattato l’ 11 novembre del 2002. Allora Bin Laden promise: « Come uccidete sarete uccisi » . Si rivolgeva agli Stati Uniti e a « tutti i popoli dei Paesi alleati » , tra cui menzionò l’Italia. Tuttavia è forte il presentimento che questa volta il « Principe del terrore islamico » faccia sul serio. La sua recente affermazione del « diritto di colpire tutti i Paesi che cooperano nelle azioni militari con gli americani » , tra cui ha indicato l’Italia, non può essere sottovalutata. Se questa esplicita minaccia dovesse cadere nel vuoto, verrebbe meno la sua credibilità.
Per un personaggio il cui carisma e la capacità di consolidare la rete internazionale del terrore dipendono dalla sua credibilità, sarebbe uno smacco letale.
Di fatto con i suoi ultimi messaggi ai popoli iracheno e americano, Bin Laden ha concluso la sua metamorfosi da ideologo a politico; da profeta della Umma, la Nazione islamica, a condottiero dei mujahidin, i combattenti di Allah; da dispensatore di consigli per l’Aldilà a pianificatore di attentati terroristici su questa terra. Qui e ora. Ovunque ci siano dei nemici da combattere. Tra questi figura ormai l’Italia. Perché il nostro Paese partecipa con proprie forze in Afghanistan e in Iraq al fianco del « Grande Satana » , l’America. E anche perché è accusato di reprimere i militanti islamici che si nascondono in varie città italiane. Sono la quinta colonna di Bin Laden, le cellule logistiche o dormienti di Al Qaeda.
Pronte a entrare in azione.
Il timore forte è che l’ordine dell’attacco fosse contenuto tra le pieghe degli ultimi messaggi di Bin Laden.
Gli esperti non hanno dubbi: questa volta Al Qaeda attaccherà. Colpirà un grosso obiettivo occidentale. Forse in Europa. I porti olandesi vengono considerati particolarmente a rischio, sono i più esposti. Ma l'attacco potrebbe avvenire anche nello stesso Iraq, in Afghanistan o perfino in Israele. Si sa che il terrorismo è perfido, colpisce a tradimento, semina la morte là dove meno ci si aspetta.
Questa volta Bin Laden potrebbe sorprendere. Basta leggere attentamente i suoi ultimi proclami. E’ nel finale che riserva le novità più clamorose. Il proclama al popolo iracheno si conclude con l'esortazione: « O mujahidin iracheni vi dico, per finire, che voi siete l'esercito di Allah e siete la prima linea per difendere la comunità islamica del mondo, la Nazione di Maometto » . L'attenzione va riposta sull'individuazione dell'Iraq come la « prima linea » della mobilitazione del radicalismo islamico. Mai Bin Laden era stato così esplicito nell’indicare il fronte iracheno come la frontiera più significativa nel suo scontro totale e epocale contro l'America e l’Occidente. In Iraq Bin Laden sta investendo la gran parte dei propri uomini e mezzi. Fonti dell’intelligence britannica ritengono che l’ 80 per cento degli attentati contro gli americani sia opera di mujahidin arabi arruolati e convogliati in Iraq da Bin Laden. Gli iracheni sarebbero estranei alla stragrande maggioranza degli attentati. Ecco perché è sbagliato parlare di resistenza. Si tratta indiscutibilmente di una campagna terroristica sferrata da Bin Laden. Che trova consenzienti ciò che resta delle milizie filo- Saddam, militari assetati di vendetta per essere stati abbandonati senza stipendio, miliziani sciiti del religioso fanatico Moqtada al Sadr, avanzi di galera non riciclabili e pronti a vendersi al miglior offerente. Di certo la totalità degli attentati suicidi sono stati sferrati da kamikaze arabi. Stranieri.
Non iracheni.
Il secondo proclama di Bin Laden, rivolto al popolo americano, si conclude invece con una esplicita minaccia di guerra del terrore: « Noi con il permesso di Allah combatteremo e continueremo nelle operazioni di martirio sia dentro gli Stati Uniti che fuori e lo faremo anche in Palestina contro gli ebrei e faremo contro di loro come nel giorno di New York » . Il passo che maggiormente colpisce, per la sua novità, è il riferimento a un nuovo 11 settembre in Israele. Significa l'allargamento dell'attività di Al Qaeda all'interno stesso di Israele. Sottintende la saldatura tra le più pericolose sigle del terrorismo mediorientale, quelle palestinesi di Hamas, Jihad e le Brigate dei martiri di Al Aqsa che fa capo a Al Fatah, con la rete globalizzata di Al Qaeda. In realtà questa saldatura è già avvenuta.
Lo scorso 30 aprile un cittadino britannico di origine pachistana si fece esplodere in un caffè di Tel Aviv provocando tre morti. Lo scorso 15 ottobre tre americani sono stati uccisi in un misterioso attentato a Gaza. Nessuna sigla palestinese ha rivendicato queste azioni. Ugualmente senza firma è rimasta una anomala sparatoria di un cecchino che il 12 marzo 2002 uccise sei soldati israeliani lungo la frontiera con il Libano. Ora sembra abbastanza evidente che dietro questi kamikaze e terroristi singoli ci sia la lunga mano di Bin Laden.
Tutto ciò giustamente preoccupa. La rete del terrorismo privatizzato e globalizzato di Bin Laden ha lanciato la sua offensiva generale in Iraq dove sono impegnati anche i soldati italiani. Presto il fronte iracheno potrebbe saldarsi con quello afghano, dove le milizie dei Taliban stanno riemergendo grazie al sostegno di una fazione radicale in seno ai servizi segreti militari del Pakistan. Contemporaneamente si assiste a un’intesa operativa tra Bin Laden e il terrorismo palestinese. Inoltre questo fronte del terrore riesce a coagulare i più disparati gruppi di estrema destra, estrema sinistra e integralisti islamici accecati dall’antiamericanismo e dall’antiebraismo. E’ probabilmente questo sviluppo il più destabilizzante sul fronte interno dell’Occidente.
Per un altro verso l’affermazione di Al Qaeda quale principale protagonista del terrorismo in Iraq e nuovo alleato del terrorismo palestinese potrebbero rendere più agevole il suo isolamento. La possibile presa di distanza della popolazione irachena e la macchia diffamante che condannerebbe i gruppi estremisti palestinesi finirebbero per segnare la sconfitta di Al Qaeda.
Specie nel caso in cui l’Unione Europea congelasse ogni forma di aiuto che, indirettamente, finisce nelle tasche degli estremisti palestinesi. Comunque vada è indubbio che Bin Laden ha lanciato la sua sfida totale all’Occidente. Che ci piaccia o meno siamo alla resa dei conti.
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