Terrore organizzato a Gaza
Tutti i gruppi in campo
Testata: L'Opinione
Data: 17/10/2003
Pagina: 2
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: Guerra civile a Gaza tra i palestinesi
Pubblichiamo un'analisi di Aldo Torchiaro uscita oggi sull'Opinione.
Gli agenti di sicurezza dell'Autorità Nazionale palestinese hanno arrestato otto uomini, perché sospettati di aver avuto un ruolo nell’organizzazione dell’attentato avvenuto ieri a Gaza, contro un convoglio diplomatico statunitense, costato la vita a tre agenti di scorta americani. Lo ha reso noto la radio israeliana, citando fonti a Gaza. Secondo ‘Haaretz’ gli arrestati facevano tutti parte del Consiglio di Resistenza Popolare, un gruppo scissionista di Fatah, la fazione più consistente dell’Olp. Ieri il gruppo aveva prima fatto pervenire la sua rivendicazione telefonica, poi, forse per paura delle immediate ripercussioni, è arrivata una smentita. Fondatore e leader indiscusso del Comitato - nato nei campi profughi della Striscia di Gaza - è Abu Samadana. Il quale, due mesi fa, aveva detto dell’allora premier Abu Mazen: "E’ parte di un progetto degli americani e di Israele volto a dominare e annientare il popolo palestinese. La resistenza non riconoscerà mai un uomo che passa il tempo a rimproverare il suo popolo".

I membri di questa fazione sono perlopiù fuoriusciti da Fatah - il partito-stato di Arafat e di quasi tutta la dirigenza palestinese - che hanno ricevuto in quella sede una forte preparazione politica ma che vivono il loro attivismo armato con frequenti interscambi con Hamas, Jihad Islamica e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Un autentico snodo del network armato che Arafat prima e Abu Mazen in seguito, non riuscendo a controllare, hanno tentato di smantellare. Senza alcun successo. Anzi, il Comitato ha in qualche occasione sfidato apertamente i vertici dell’Anp: come nel luglio scorso, quando duecento uomini armati e a volto coperto sfilarono per le vie di Gaza minacciando tanto Israele quanto gli americani, e senza disdegnare accuse pesanti sia ad Arafat che ad Abu Mazen. Arrivati sotto casa di Mohammed Dahlan, che in quei giorni aveva tentato di imporre un coprifuoco, la fantomatica Hudna, a tutti i gruppi armati, i giovani del Comitato di resistenza popolare iniziarono a sparare in aria una serie di colpi che definirono "di avvertimento".

Scena ripetuta poco dopo sotto la residenza privata di Abu Mazen. Quando Arafat in persona aveva emanato l’ordine di scioglimento di questa fazione, in giugno, il gruppo rispose con un volantino in cui si asseriva: "Non vediamo nessuna giustificazione nell’ordine emanato. Noi confermiamo solennemente che il Comitato di resistenza popolare non si considera destinatario di detto ordine". Certo è che il Comitato è forse il più piccolo, numericamente, dei gruppi terroristici che operano a Gaza. Secondo alcune stime, ogni 100 militanti armati della Striscia 84 fanno a capo a Hamas o alla Jihad (entrambe le organizzazioni hanno seccamente smentito ogni coinvolgimento nell’attentato di ieri). Un numero nettamente inferiore milita invece nel Fronte popolare di liberazione della Palestina, un gruppo di formazione laica con ottime entrature in Siria. Quanto alle Brigate Al Aqsa, esse operano principalmente in Cisgiordania. Ma nel caos degli ultimi mesi i confini tra le diverse fazioni tendono a confondersi, e l’attribuzione precisa delle responsabilità diventa più ardua.

L’unica cosa certa è che un attentato come quello di ieri richiede un’organizzazione solida: un nucleo di esecutori e una talpa nei servizi di sicurezza palestinesi, i soli - almeno in teoria - a conoscere il percorso del convoglio diplomatico. Qualcuno avanza il sospetto che le soffiate mirate, che richiedono una contropartita in denaro, vengano però commissionate dall’alto, e che sia improbabile che il gruppo dei giovani dei Comitati di resistenza popolare possano permettersi, oltre alla prova d’ardimento, una grande disponibilità finanziaria. Siamo ad un nuovo capitolo, a quanto pare, del terrorismo palestinese. Eterodiretto, pilotato forse da mani esterne alla Palestina. Qualcuno avanza un ipotesi: Al Qaeda. Ma non si può escludere che ci sia la lunga mano dei baatisti di Saddam Hussein. C’è chi esporta la democrazia e chi esporta il terrorismo. Qualcuno dice che i palestinesi con l’attentato antiamericano hanno fatto un salto di qualità. Secondo noi è un salto nel buio.



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