Agnellino, sostenitore della pace, incompreso
Così il settimanale dell'Ing.Carlo De Benedetti resuscita un terrorista
Testata:
Data: 19/09/2003
Pagina: 42
Autore: Dina Nascetti
Titolo: Leone Yasser
Dina Nascetti si è radicata nei territori palestinesi e ci propone notizie e osservazioni con un angolo di visuale molto particolare, anzi con un solo angolo di visuale.
La scorsa settimana ha proposto una serie di interviste con personaggi palestinesi che fornivano la loro opinione sul destino del piano di pace; come spesso accade, le domande più "scottanti" non sono state poste e le risposte fornite, in alcuni casi di mera natura propagandistica, non sono state in alcun modo commentate.
Questa settimana, possiamo a dir bene definire l’articolo "Elogio di un Terrorista" (le maiuscole sono volontarie); Dina Nascetti riporta un’intervista commossa, quasi preoccupata e comunque articolata in modo da proseguire la costruzione di un trampolino per il rilancio dell’immagine di Arafat. In particolare intende fornire un contributo all’intento di candeggiare la figura di Arafat, proponendolo come un agnellino, un sostenitore della pace fra i popoli, un incompreso.
Basta leggere le prime righe per rendersene conto:
"È un Yasser Arafat preoccupato quello che incontriamo a Ramallah. Israele ha di nuovo chiuso le città palestinesi dichiarandole zone militari. E lui è di nuovo sotto assedio, rinchiuso alla Muqata. Ci riceve nello stanzone delle riunioni. Un locale spoglio, senza tv o computer. Da un lato la sua scrivania. Al centro un tavolone. Poi, sparse, alcune poltroncine. Unico arredo: una bandiera palestinese, una foto di Gerusalemme e un quadro in madreperla della moschea di Al Aqsa."
L’occhio è immediatamente rivolto alla figura di Arafat, in una stanza spoglia, in un quartier generale sotto assedio. Il quadretto potrebbe quasi commuovere se non si sapesse che Arafat è uno degli uomini più ricchi del mondo, riceve contributi finanziari da numerosi enti governativi e non (finanziamenti spesso dirottati nei suoi personali conti correnti o alle organizzazioni terroristiche), protegge e favorisce organizzazioni terroristiche e se è confinato alla Muqata lo deve esclusivamente al suo comportamento a dir poco promiscuo.
Dina Nascetti chiarisce poi che:
"Negli anni in cui lo abbiamo seguito nel suo peregrinare da Beirut a Tunisi e infine a Gaza, mai Arafat, anche nei momenti più difficili, si era tirato indietro nel rispondere alle domande più scottanti."
L’affermazione lascia perplessi, anche perché è noto che Arafat aveva l’abitudine di cacciare dalla stanza chi si permetteva di porre domande considerate scomode o "scottanti". E questa volta invece, Arafat cosciente della sua delicatissima posizione avrebbe scelto un comportamento differente. La giornalista ci racconta:"Invece, in questa intervista a domande quali l´accusa israeliana di essere dietro la militarizzazione dell´Intifada ha risposto con il silenzio. ….. Forse l´età, 74 anni vissuti pericolosamente, hanno segnato l´uomo."
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