Riportiamo l'articolo di Guido Olimpio pubblicato sul Corriere della Sera venerdì 19 settembre 2003.Il grande baratto. In cambio dei resti di tre soldati e di Elhanan Tanenbaum, uomo d’affari sospettato di essere un agente segreto, Israele rilascerà una quindicina di combattenti dell’Hezbollah e numerosi attivisti palestinesi. Tra questi, e se fosse confermato sarebbe una sorpresa, Marwan Barghouti, il capo dell’Intifada arrestato il 15 aprile di un anno fa. Il suo rilascio potrebbe avere infatti ripercussioni sulla scena palestinese, dove il leader dei Tanzim è molto popolare. Resterà fuori dallo scambio Ron Arad, il simbolo dei dispersi in guerra, dei «missing in action» israeliani. Navigatore su un caccia Phantom, venne abbattuto alle 15.45 del 16 ottobre 1986 a est di Sidone, in Libano. Il pilota ed Arad si lanciarono con il paracadute. Il primo venne recuperato in modo rocambolesco da un elicottero d’attacco Cobra: l’aviatore si aggrappò ad uno dei pattini del velivolo atterrato in mezzo alla battaglia. Nessuna traccia del navigatore, catturato dai guerriglieri libanesi.
Per Ron Arad inizia un dramma personale che diventa una trauma nazionale. Le forze armate israeliane sono famose perché «non abbandonano nessuno nelle mani del nemico». E infatti da quel pomeriggio dell’86, i servizi segreti non smettono di battere qualsiasi pista, di pagare qualsiasi somma, di sentire ogni fonte per scoprire la sorte dell’aviatore.
In base alle informazioni raccolte in Libano sembra che Arad sia stato catturato dai miliziani di Amal (sciiti filo-siriani) che lo cedono poi al gruppo di Mustafa Dirani, leader locale della Resistenza islamica. A sua volta il guerrigliero lo passa, o sarà costretto a farlo, agli iraniani che sperano di usarlo per qualche scambio. Le verità si intrecciano con le bugie. Gli israeliani compiono due incursioni nel Libano sud per rapire Dirani e lo sceicco Obeid. I due vengono torchiati - e probabilmente torturati - nel carcere di massima sicurezza di Atlit, vicino ai resti di una fortezza crociata. Sono pedine importanti. Israele spera di poterli offrire all’Hezbollah e ai protettori iraniani: la posta è sempre Arad. Con il passare del tempo Gerusalemme si convince che il militare è davvero detenuto in Iran. C’è chi sostiene di averlo visto in una prigione, chi afferma che ha subito un intervento chirurgico e chi è convinto che sia morto in una segreta a Teheran. Israele offre dieci milioni di dollari di ricompensa per ogni informazione su Ron, ne paga diverse migliaia ad un «mediatore» che porta delle ossa. Si scoprirà che i resti non appartengono all’aviatore.
Gli 007 contattano i loro colleghi all’estero, cercano aiuto persino tra i reduci della Stasi, la polizia segreta della Germania Est. Nulla. In Israele la pressione dell’opinione pubblica è forte. Ogni anno si tiene una manifestazione per rammentare a tutti che il caso deve essere risolto, migliaia di palloncini bianchi e blu vengono lanciati in cielo. Instancabile nella battaglia la moglie dell’aviatore, Tami, con a fianco la figlia Yuval che era piccolissima quando suo papà è scomparso. In una lettera pubblicata da «Maariv» nel 1994, Tami scrive: «Sei ancora vivo? Sei tu sei ancora lì, che respiri, che pensi, che provi emozioni, sono convinta che avrai ancora un po’ di energia per andare avanti ancora un poco... Se è così, certamente tornerai indietro».
Ma non è così. Un intermediario muore in circostanze misteriose durante una missione segreta, gli iraniani provano a vendere degli oggetti appartenuti a Ron, i segnali che lo danno in vita si fanno flebili. Altro indizio: pochi giorni fa gli viene dedicata una via. E la settimana scorsa il premier Ariel Sharon riceve la famiglia dell’aviatore per annunciare la decisione del governo di scambiare Obeid e Dirani, i due estremisti rapiti proprio per restituire la libertà ad Arad. E’ il segnale che anche l’ultima speranza sta per volatilizzarsi. La famiglia reagisce con rabbia, si sente tradita.
Sharon è costretto a questo passo perché il negoziato con l’Hezbollah è entrato in una fase decisiva. Merito della mediazione dell’intelligence tedesca che costruisce l’intesa. Insieme ai membri dell’Hezbollah saranno liberati, sembra, attivisti di Hamas e appunto Marwan Barghouti. Dall’altra parte sarà rilasciato un personaggio controverso, Elhanan Tannembaum, che è stato sequestrato con una sofisticata operazione a Dubai nel 2000. Il pacchetto include quindi i corpi di tre militari israeliani catturati, lo stesso anno, lungo il confine libanese. Feriti nell’attacco sarebbero deceduti - il condizionale è d’obbligo - durante la prigionia.
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