Alberto Melis
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Autore: Alberto Melis
Titolo: Palestina, come i bambini imparano a odiare Israele.





Palestina, come i bambini imparano a odiare Israele.

Ecco cosa c’è scritto nei libri di scuola

Palestina, come i bambini imparano a odiare Israele

«Trova il soggetto nella seguente frase: La Jihad è un dovere religioso per tutti i musulmani.
Trasforma al plurale: Un martire è onorato da Allah. Studia la poesia Mamma: Mamma, io partirò presto, prepara il sudario/ Mamma, io affronto la morte, io non vacillo/ Mamma, non piangere per me se cadrò/ Non ho paura della morte e il mio destino è morire come un martire».
Frasi come queste hanno fatto sobbalzare i funzionari della Comunità Europea e dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata dell’assistenza ai profughi palestinesi. Perché non sono state tratte da un qualsiasi opuscolo delle organizzazioni fondamentaliste islamiche che da anni spargono il terrore tra la popolazione civile israeliana, ma dai libri di testo della scuola dell’obbligo palestinese. Libri in parte finanziati dagli Stati della Comunità Europea, Italia compresa.
A compiere un’accurata analisi dei libri di testo, e quindi del sistema educativo controllato direttamente dall’Autorità Palestinese dopo gli accordi di Oslo del 1994, è stata un’organizzazione non profit statunitense, il Center for monitoring the impact of peace di New York, che prima di diffonderli ha chiesto alle Nazioni Unite di certificare accuratamente le sue conclusioni. Che sono assolutamente sconcertanti e che gettano una nuova luce sulla terribile ondata di attentati suicidi, spesso compiuti da giovanissimi "martiri" indottrinati a un odio feroce e senza quartiere.
L’indagine del Cmip ha preso in esame sia i testi attualmente in uso nelle scuole israeliane, sia quelli in uso nelle scuole palestinesi, con l’intento di verificare se dopo gli accordi di Oslo le due parti in causa stessero agendo concretamente sul terreno dell’istruzione, per promuovere una nuova percezione del nemico storico, dell’Altro da sé. I risultati purtroppo parlano da soli. Se sui testi israeliani non è stato registrata alcuna affermazione di tipo razzista, e anzi è stata riscontrata l’esistenza di un’apertura concreta alla conoscenza positiva degli arabi e della loro grande cultura (salvo che in un’esigua minoranza di testi razzisti delle scuole private ultraortodosse), in nessun libro di testo palestinese è stata riscontrata una sola affermazione positiva nei confronti di Israele e degli ebrei. Israele non compare in nessuna carta geografica (neppure nei vecchi libri di testo scritti in Giordania e ancora in uso in numerose classi), e sugli ebrei, intesi come "popolo", è stata imbastita una campagna di odio, di aperto antisemitismo e di incessante invito alla ferocia dell’omicidio-martirio.
Cosa s’insegna dunque ai bambini, nelle scuole di Arafat, anche in quei 14 nuovi testi in uso dallo scorso anno scolastico e secondo le rigide direttive esposte nelle Guide per gli insegnanti? Si insegna, per esempio, che "gli ebrei sono traditori e sleali" (classe IV). Che "Gesù ha chiesto agli israeliti di abbracciare la religione (…) ed essi hanno risposto chiamandolo bugiardo, attaccandolo" (Guida per l’insegnante). Che "La Bibbia è piena di testi che appoggiano la tendenza degli ebrei al fanatismo razziale e religioso" (Guida per l’insegnante). Che le persecuzioni, la Shoah, "fu desiderabile e vantaggiosa per il movimento sionista e ancora lo è" (Guida per l’insegnante). Che "Colui che chiede sinceramente ad Allah la morte dei Martiri, sarà messo da Allah nella residenza dei Martiri" (La nostra lingua araba, classe VI).
Certo, oggi, sui bambini palestinesi senza patria e senza sicurezza per il futuro, non ci si può che augurare che la pace e il riconoscimento dei loro inalienabili diritti, cambi definitivamente il loro destino. Ma l’instillazione all’odio e all’antisemitismo dei padri di cui sono parimenti vittime, non li aiuta e non li aiuterà in futuro a riconoscere nell’Altro da sé, che oggi ha anche il viso dei bambini e delle bambine israeliane fatte a pezzi dal tritolo, un suo simile che ha ugualmente diritto alla pace e alla sicurezza.

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