Francesco Battistini
plauso
Testata: Corriere della Sera
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Autore: Francesco Battistini
Titolo: Gerusalemme, dove i bambini scoprono prima cos’è la morte
DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME - Ci vediamo domani, bezrat ashem : sempre che Dio voglia. La paura del kamikaze prossimo venturo è un trio di vecchiette che prende tè con poco zucchero e molte bodyguard al bar Atara, sotto la casa di Netaniahu. È la catena Super-Pharm che aumenta le forniture d’ansiolitici e di sonniferi ai suoi drugstore , il 15 per cento in più. È la maratona di Tel Aviv che venerdì non si correrà, la prima volta in ventun anni, per mancanza d’iscritti. Arriverà il botto, è l’unica sicurezza. I tassisti alzano il volume dell’autoradio per sapere della battaglia di Ramallah e quasi tirano il fiato, a scoprire che la rappresaglia palestinese stavolta è toccata a quelli del nord: niente kamikaze, oggi. Ma l’incertezza di questi domani è nelle battute quotidiane, coi ragazzi che si danno coraggio inventando barzellette nere («ho un amico che è una bomba, ma gli stanno tutti alla larga») o il saluto di sempre, shalom , che lascia il posto al fatalista bezrat ashem , chissà se ci rivedremo da vivi.
Gerusalemme non è una Belfast livida di terrore. E Gogol farebbe fatica a ritrovarvi le anime morte che l’ispiravano. Da queste parti s’è abituati a prenderla con ironia: «L’ultimo che esce per favore spenga la luce», scrivevano già nel ’67 all’aeroporto di Tel Aviv, per sfottere chi faceva le valigie preoccupato da tanto sparare. Nei cinema, così, l’altra sera s’ammassavano per vedere la Kidman e in teatro va sempre forte Yazpan Eli, il Benigni israeliano che fa scompisciare quando imita Mubarak o prende in giro Sharon. I ristoranti lavorano ancora bene e al cliente, al momento di pagare il conto, precisi elencano: caffè, ammazzacaffè, 17 per cento di tasse e mezzo shekel (cinque centesimi di euro) per la guardia armata all’ingresso... Sbarro, la pizzeria della strage d’agosto, offre sempre la sue capricciose nel mirino di tre poliziotti. «Piangiamo, piangiamo, piangiamo, ma la vita continua», hanno appeso all’ingresso del Moment, il bar del massacro di sabato sera: quattro muratori già stanno rifacendo il locale, fra lumini accesi e mazzi di margherite rosse, la riapertura è annunciata a fine mese. Il Seafood, dove i calciatori dell’Hapoel sono scampati alla sparatoria, ieri sera ha organizzato una grande festa per dimenticare, consumazioni gratis per tutti. All’Aroma Cafè s’è trovata una soluzione, per evitare folla intorno a eventuali clienti kamikaze: vietato accomodarsi ai tavolini, d’ora in poi funzionerà solo il servizio take away , e solo all’esterno.
La normalità è uno sforzo, però. Le risate, uno sfogo. E le discoteche aperte non sono una prova. Un giornale molto diffuso, Yedioth Ahronoth , da qualche giorno ha allacciato un telefono amico: tre psichiatri rispondono a centinaia di voci preoccupate. «Dottore, di notte sogno le bombe. Mi sveglio abulico. È grave?». Replica Yonatan Sever: «Per ora, no. Se fra una settimana continua, vada dal medico». «Dottoressa, dall’inizio degli attentati ho un senso d’oppressione, tachicardia, la bocca secca, sudo…». Tranquillizza Monica Bigdar: «Il suo è un attacco di panico, può accadere a chiunque. Provi a prendere un calmante». «Dottore, i miei genitori sono anziani, guardano tutto il giorno i tigì e mi telefonano decine di volte, per sapere se sto bene...». Risposta: «Non può spegnere la tv, perché questa è la realtà. Piuttosto, comperi loro qualche film in dvd, li spinga a parlare d’altro, magari ricorra a qualche camomilla». «Dottore, mio padre è morto in un attentato un anno fa. Il mio bambino, 6 anni, non ne ha mai parlato. Da qualche giorno, dice che il nonno gli manca e che a scuola hanno tutti paura delle bombe: che faccio?». Diagnosi: «Accade che un trauma sia rimosso per molto tempo e riaffiori in un momento di tensione. I bimbi ascoltano, sanno cosa succede e non gli si deve mentire, o nascondere la realtà. Di solito, assimilano il concetto della morte dopo i 9 anni, ma qualche psichiatra in Israele ha notato che i nostri figli realizzano già a sei anni. Così, è normale che ora il bambino faccia domande. Lei gli risponda e gli spieghi, naturalmente con un linguaggio adatto alla sua età. L’unica cosa che non deve capire, è che anche i genitori non capiscono e hanno paura».
Qualche psichiatra ha notato un regresso nei comportamenti di numerosi adolescenti, «tipico dei traumi», e sui giornali è tutto un consigliare attività che favoriscano la calma. Ai datori di lavoro, viene suggerito d’aumentare le pause dei dipendenti, di non esagerare nelle richieste, di non iniziare le riunioni parlando subito di problemi. Alla Mda, le autoambulanze di David, ci sono 7mila volontari sotto i 18 anni: visti gli «spaventosi danni psicologici riportati», d’ora in avanti sarà loro vietato di soccorrere le vittime dei kamikaze. C’è perfino il menù antipaura consigliato dal dietologo: molti amidi, riso integrale, pasta, cornflakes, latte, banane. E se 250mila israeliani (su sei milioni) hanno già prenotato le vacanze di Pasqua all’estero, l’appello è a non fuggire: «È sbagliato rimuovere».
Restare, ma per fare che? Il lavoro più offerto e meglio pagato, va da sé, è la guardia giurata. Gli asili di Tel Aviv, Herzliya, Raanana ne assumono a 1.300 euro al mese. Ed è la polizia a dire che, ormai, il controllo dappertutto è impossibile: fate da soli. Le mogli degli agenti ieri pomeriggio sono scese in piazza, per protestare contro le 16 ore di lavoro quotidiano dei mariti.
Su Ben Yehuda Street, nel triangolo della morte, il negoziante di «Jewels of Jerusalem» ha appeso un cartello: «Grande sconto!! Per i turisti che vengono in Israele in questi difficili momenti». Gli ultimi clienti, dice, erano dei russi a novembre. «Ne rivedremo altri», giura: « Bezrat ashem ».


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