Yosef Tiles
plauso
Testata:
Data: 00/00/2001
Pagina: 1
Autore: MARIA GIOVANNA MAGLIE.
Titolo: SE VA IN ONDA LA FAZIOSITÀ
"Yasser Arafat ha perso una messa. Ariel Sharon ha perso la faccia davanti al mondo". Questa la frase che colpisce al cuore la sera del Natale 2001, quando la guerra del mondo civile al terrorismo e all'integralismo è ancora in piedi, e la vittoria non è affatto sicura. Viene dalla radio palestinese, da un quotidiano del mondo arabo, dal commento di un politico radicale, dall'editoriale di un giornale fortemente opinionated", da un prelato con vocazioni terzomondiste (e ansia che tornino i pellegrinaggi di massa in terra Santa) che giustificatamente lo accechino, insomma da qualcuno che stia facendo il proprio mestiere? La frase viene dal tg1, televisione pubblica, edizione della notte, servizio ripetuto anche da altri canali della stessa televisione pubblica, è la conclusione, il fervorino, il predicozzo, il pensierino finale del servizio di un corrispondente da Gerusalemme. Così. come si usa dire in Italia lo ha detto anche il tg che Ariel Sharon ha commesso un ingiustizia nei confronti del leader palestinese che è uno statista screditato agli occhi del mondo. Lo appoggiano gli americani e solo loro, i soliti occupatori imperialisti. Segue dichiarazione indignata del cardinale Martini, ma anche lui fa il suo mestiere, Dio lo perdoni.

Altro che satira, altro che scandalo sulla satira televisiva, è l'informazione ragazzi. È quella la vergogna. Quando in una caserma della polizia palestinese, tre soldati israeliani furono lasciati in pasto alla folla e fatti a pezzi, una telecamera di una tv privata italiana riprese e trasmise la scena, con qualche rischio e non poco fegato da parte di un cameraman e di un'inviata. Un corrispondente di quella pubblica, non lo stesso di questo Natale si premurò di fare sapere all'Autorità Palestinese che mai e poi mai la Rai avrebbe dato un simile dispiacere agli amici palestinesi.

È passato del tempo, il giornalista è cambiato, ma vedete che si tratta di un replicante, cresciuto alla stessa scuola di ignoranza sistematica dei fatti, di disonestà completa nel suggerimento delle opinioni. I fatti sono che, dopo la scelta di Israele di esercitare massicce pressioni militari, di non fornire più alibi ad Arafat, il fronte politico palestinese, che era fermo, si è rimesso in movimento. Persino i terroristi di Hamas e Jihad islamica hanno annunciato che rinunciano agli attentati suicidi; le trattative fra Israele e Palestina sulla sicurezza sono riprese, e con qualche successo, al valico di Erez.
I sondaggi fra la popolazione palestinese confermano quel che non si dice quasi mai, che il settantuno per cento vuole la fine immediata del conflitto e la ripresa immediata delle trattative. Altro che aspirazione al martirio, la gente vuole la pace. Certo, i leader delle fazioni devono accettare di mettere termine a quella che (con generosità) viene chiamata la seconda Intifada, devono rinunciare a pretendere di trattare avendo proclamato che Israele è stato sconfitto.
Se lo faranno, è pronta addirittura una seconda Yalta, un accordo multilaterale per il Medio Oriente che già Shimon Peres giudica una buona idea. Quando e se si arriverà a uno sbocco dopo tanti anni di sofferenze, sarà anche perché a Yasser Arafat è stato impedito di andarsene tranquillamente a messa come in un Natale qualunque, come se il patriarca latino fosse mai stato in grado di ottenere un qualunque risultato di pace, come se il terrorismo non fosse un problema che il mondo deve affrontare e vincere, o ne sarà annientato.
I nostri bravi ragazzi della Rai Tv fanno finta di niente, non perché espongano solo i nudi fatti senza le opinioni che sarebbe il massimo per l'informazione pubblica, ma perché fanno l'esatto opposto. E giù a mostrarci bambini palestinesi profughi, che esistono, dimenticando di dire che non solo pietre vengono dai territori, come ci hanno mostrato per mesi i profughi afghani, dimenticando di dire che erano il frutto della dittatura dei talebani, non della prepotenza americana, e ci hanno mostrato le vittime civili della campagna afghana, che giravano e rigiravano, e sembravano migliaia, e invece erano sempre quelli, gli stessi, i morti inevitabili di una guerra giusta, inevitabile, rapida e la più incruenta possibile.

Non è la satira, che pure è infame, quando calunnia e non fa ridere, e se si accompagna alla faccia di un presidente che non conosce la dignità delle uscite di scena, fa quasi piangere. Non è la satira, è l'informazione la vergogna di questa Rai.