Adriano Sofri
Plauso al Foglio
Testata: Il Foglio
Data: 19/03/2002
Pagina: 1
Autore: Adriano Sofri
Titolo: Piccola posta
Plauso ad Adriano Sofri, per la sua "Piccola posta" di martedì 19 Marzo. Plauso per la sua lucidità e nonostante la "fede politica" (dimostrando una volta di più ch'esser di sinistra non obbliga ad esser anti-sionista) e per le sue condizioni di detenuto (detenuto dimenticato, verrebbe da dire, a tutti quei "compagni"che ieri urlavano in piazza e che oggi preferiscono non comprare Il Foglio, sul quale scrive, chè comunque è di Ferrara e i soldi a lui è meglio non darli).




Ceronetti ha scritto cose belle su chi muore in mezzo a una guerra d'altri. E' sconcertante invece la proclamazione di Raffaele Ciriello come "martire della causa palestinese". In chi la offre, si capisce, è un riconoscimento supremo, ma chissà se si addicesse a chi la riceve. Ho guardato TV7 con speciale attenzione, non solo per la commozione per la morte di una persona così ammirevole, ma perchè è qui in causa il sospetto di un'intenzione israeliana di escludere testimoni dalle proprie operazioni in territorio occupato, intenzione spinta all'omicidio deliberato. Un'intimidazione rabbiosa era stata evidente nella lunga sparatoria condotta il giorno prima contro l'albergo che ospitava i giornalisti, descritta senza enfasi ma con esattezza impressionanate dalla voce di Ciriellio alla Radio24, e raccontata ancora da Amedeo Ricucci. Lo stesso Ricucci, il testimone più vicino della tragedia, ritiene di escludere che il tiro del carro armato che ha falciato Ciriello potesse avere un rapporto con la raffica sparata da quell'angolo di strada due o tre minuti prima. Non so che cosa mostrerà il filmato di Ciriello, che sarà reso pubblico mercoledì. Da quello che si è visto a TV7 ho tratto un'impressione, senz'altro dubbia, che voglio però esporre. I nostri giornalisti seguivano un gruppetto di palestinesi armati. A quell'angolo di strada un giovane palestinese si affaccia e spara la raffica di kalashnilov. Cosa tutt'altro che rara, dice Ricucci. Ancora meno rara, aggiungo, quando i combattenti sono guardati da giornalisti fotografi e telecamere. E' sembrato - sbaglio?- che un'altro palestinese abbia rimproverato bruscamente lo sparatore. Poi tutti erano rientrati al riparo. Il carro israeliano si era fermato e aveva rivolto la sua torretta verso l'angolo. E' ragionevole pensare che sia rimasto alla posta, con la mira presa, nell'attesa di veder risbucare qualcuno dall'angolo dal quale era stata sparata la raffica. Si è sporto Ciriello, ed è stato subito falciato. Come dice Ricucci, sarebbe stato ammazzato chiunque, anche il più innoquo passante. Ma, se fosse andata così, almeno non si dovrebbe pensare che ci sia stato l'assassinio volontario di un fotoreporter. Non è poco. Vorrei aggiungere una considerazione sulle frasi affettuose e responsabili che si ripronunciano sugli ammazzati, che erano persone esperte e non avventurose, che non esponevano la propria vita alla leggera e tantomeno cercavano l'azzardo. E' vero, ma c'entra poco. In quelle situazioni, o non si va, o si accetta una dose di rischio assurdo e largamente incalcolabile: si dipende da persone sconosciute o appena conosciute, si finisce d'improvviso in luoghi dai quali non si può andare avanti nè indietro, ci si acquatta o si corre come una lepre in una radura, e solo alla fine si saprà se si è portata la pelle dentro il prossimo cespuglio. Niente, in quelle situazioni, corrisponde alla logica che presiede alla ordinaria esistenza di quelle stesse persone, nessuna proporzione rimane fra rischio corso e il risultato che se ne ricaverà. Lo stesso ricordo di quelle situazioni sembrerà irreale, e sembrerà inutile provare a raccontarlo. Si capisce lo stato d'animo di chi, ritornato da simili viaggi, vada a offrire le sue fotografie a qualche frettoloso editore, e ne veda apparire qualcuna, distrattamente stampata o ritagliata, con una didascalia sbagliata e una firma omessa. Per questo vale la pena di rischiare e perdere la vita? Ma no. Non vale la pena. E comunque, non è per questo.
Adriano Sofri
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