Coloni estremisti?
Un illuminante raffronto fra l'atteggiamento dei "coloni" israeliani e gli arabi israeliani
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Data: 15/09/2003
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Coloni estremisti?
Un sondaggio condotto pochi giorni or sono fra 500 residenti degli insediamenti israeliani che nel contesto di un accordo di pace con la controparte palestinese verranno probabilmente evacuati ha fornito risultati che per gli osservatori lontani, influenzati dall'immagine distorta che i media ci trasmettono relativamente a questo problema, sono senza dubbio sorprendenti.

Se il governo israeliano decidesse di evacuare gli insediamenti, il 13% degli abitanti organizzerebbe manifestazioni per impedire l'evacuazione, ricorrendo a tutti i mezzi; il 59% lo farebbe ricorrendo unicamente a mezzi legali.

Se vi fosse realmente un ordine di evacuazione, il 40% degli abitanti accetterebbe una compensazione in denaro e deciderebbe di risiedere altrove; il 20% si trasferirebbe in una località diversa, ma sempre nei territori palestinesi sotto controllo israeliano; l'11% accetterebbe di rimanere a vivere sotto controllo palestinese; il 27% non ha risposto.

Alla domanda "Dove vorresti che vivessero i tuoi figli in futuro?" il 44% dei residenti in questi insediamenti ha risposto "Non ha importanza", il 14% ha risposto "Entro la linea verde" (Israele storico), il 41% ha risposto che preferirebbe comunque una località nei territori occupati.

Di tutti gli interpellati, il 56% ha affermato di aver avuto buoni rapporti coi vicini palestinesi in passato, ma di non averne più oggi.

Mettiamo a confronto queste risposte con una situazione speculare da un punto di vista politico.

Fin dal 1993, dopo la firma degli accordi di Oslo,l'Autorità Palestinese ha avviato uno sforzo non indifferente per convincere gli arabi israeliani che le loro vere radici sono in Palestina e non in Israele. Si tratta dei discendenti di quegli arabi che nel 1948 non fuggirono ed accettarono di vivere nelle loro case anche dopo la creazione dello stato d'Israele. Essi hanno ottenuto la cittadinanza israeliana, e fino a poco tempo fa erano stati sempre leali cittadini israeliani. Hanno mandato i loro deputati nel parlamento israeliano, ed hanno eletto i loro consiglieri comunali e sindaci nelle città israeliane.

Purtroppo, questa piena convivenza, che si è protratta con reciproca soddisfazione per quasi mezzo secolo, non piace ad Arafat, che sta tentando, talvolta con successo, di minarla alle fondamenta. Nella palazzina dell'Autorità Palestinese, egli ha istituito un ufficio, che si chiama "Comitato per i contatti con i residenti della Palestina Occupata", e già questa denominazione chiarisce ogni dubbio sulla volontà di Arafat di accettare l'esistenza di Israele come un dato di fatto.

L'Autorità Palestinese nega ufficialmente che esista la possibilità dell'esistenza di arabi israeliani ("Come potrebbero essere una cosa sola il carnefice e la vittima?", pubblicava Al Hayat Al Jadida, 18 agosto 1999, dunque un anno prima dello scoppio della seconda intifada, quando ancora sembrava che Palestina ed Israele fossero prossimi alla pace).

L'Autorità Palestinese ha sempre fatto in modo da avere suoi rappresentanti agli eventi ed alle cerimonie che interessavano gli arabi israeliani, ed ogni volta che ciò è stato possibile ha cercato di impedire loro di invitare anche i rappresentanti israeliani, cioè dello stato di cui sono cittadini. Questo è successo ad esempio nelle cerimonie di chiusura degli anni scolastici, e come ricorda lo stesso Al-Hayat Al-Jadida del 25 maggio 1999 a Gerusalemme quell'anno è stato suonato l'inno palestinese, non quello israeliano.

Ora, si sta verificando che in scuole arabe d'Israele insegnanti di geografia si rifiutino di far studiare la geografia d'Israele, o di usare i nomi israeliani di località che prima del 1948 avevano un nome arabo. Una ribellione strisciante ed invisibile sta dunque avvelenando i rapporti, sempre buoni, fra le due componenti storiche dello stato d'Israele, ed insinua fra gli israeliani ebrei il sospetto che i loro concittadini arabi possano essere spie e traditori, anche in base alla verificata realtà che alcuni di loro hanno collaborato con le fazioni più estreme dell'Autorità Palestinese nel portare a termine attentati suicidi.

Fino ad oggi questo aspetto della convivenza attuale all'interno dello stato d'Israele, e della convivenza futura - auspicabile - fra uno stato d'Israele ed uno stato palestinese è stato trascurato,ma si sta rivelando una bomba ad orologeria a fronte della quale, come abbiamo constatato, il temuto oltranzismo dei "coloni" si rivelerà di modesta consistenza.