Guido Olimpio snocciola ed analizza i risultati di una indagine condotta su un campione di 1.200 palestinesi dei territori occupati dall' Istituto per lo Studio e lo Sviluppo di Ginevra. Sono risultati interessanti e sconfortanti, ed Olimpio non ne trae motivi di ottimismo.
Eppure, un dato che Olimpio ha trascurato potrebbe contenere in sé il segnale di futuri cambiamenti.
Alla domanda "In quale leader ha fiducia?" sono state date risposte che paiono premiare il radicalismo ed il terrorismo, ma se li incrociamo constatiamo che i tre più noti leaders estremisti, Arafat, Yassin e Rantisi, raccolgono insieme il 40% dei consensi, mentre è superiore - il 41% - la percentuale di chi non ha fiducia in nessuno di costoro.
Ugualmente, la domanda "In quale fazione ha fiducia?" ci fornisce una sequenza non dissimile di risposte, che vanno dal 27% di Fatah al 21% di Hamas ed al 4% della Jihad; ma è del 42% il numero delle risposte "Nessuno".
Riportiamo il testo integrale pubblicato sul Corriere in prima pagina venerdì 12 settembre 2003.Su Yasser Arafat pesa la minaccia dell’esilio. Il dimissionario Abu Mazen medita sulla sua sconfitta. Abu Ala cerca di non fare la stessa fine. Le Brigate Al Aqsa e Hamas sono impegnate in una gara a colpi di attentati. Ma al palestinese della strada importa poco: il 42 per cento non ha fiducia in alcuna forza politica e il 41 per cento non crede nelle figure che animano la scena. A farti decidere da che parte stai non sempre è la convinzione ideologica, ma piuttosto la condizione economica. Una condizione ben raffigurata dagli islamici di Hamas, polo d’attrazione per i diseredati. E’ altrettanto evidente che le soluzioni elaborate dalla diplomazia volano alte sulle teste dei cittadini e vengono rivolte solo ai leader. Esiste una società civile, però è largamente ignorata. Un risvolto non da poco. Perché è l’ambiente che può incoraggiare od opporsi alla pratica della violenza. E’ il terreno su cui lavorare se si vuole spezzare il ciclo della vendetta. Questi i risultati di una ricerca condotta nei territori palestinesi dall’Istituto per lo studio e lo sviluppo di Ginevra.
IL GOVERNO ABU MAZEN - Il 43% lo giudica uguale ai precedenti, il 36% peggiore, il 21% migliore. Tra coloro che esprimono una valutazione positiva è forte l’affiliazione al Fatah (29%), al quale appartiene Abu Mazen. Una linea che conferma l’immagine del premier uscente apprezzato all’estero e visto con sufficienza nell’arena domestica.
FIDUCIA NELLA FAZIONE - I palestinesi in apparenza sono militanti ma nella realtà non si aspettano molto dai loro rappresentanti. Alla domanda «qual è la fazione in cui credete» hanno risposto: il 42% non ha fiducia in alcun gruppo, il 27% nel Fatah di Arafat, il 21% in Hamas, il 4% nella Jihad islamica, il 3% nel Fronte popolare di Habbash. I più sfiduciati appaiono i laici.
FIDUCIA NEL LEADER - Bush e Sharon hanno invocato a lungo «una nuova leadership palestinese», hanno benedetto con scarsi esiti la scelta di Abu Mazen, ora tocca ad Abu Ala. Ma cosa ne pensano coloro che devono essere governati? Qual è l’uomo migliore? Per ora non esiste. Il 41% non ha fiducia in alcuna personalità. Yasser Arafat raccoglie il 22%, Ahmad Yassin di Hamas il 12%, Abdel Aziz Rantisi, anch’egli dirigente del gruppo islamico, il 6%, Marwan Barghouti, l’ispiratore dell’intifada, il 4%, Abu Mazen un misero 3%. Dall’inchiesta emerge un punto evidente. Arafat è l’unico ad avere appoggio trasversale, in sostanza è la sintesi del pensiero palestinese.
POLITICA E POVERTA’ - Il retroterra sociale è fondamentale. Secondo lo studio il 68% dei sostenitori di Hamas vivono sotto la soglia di povertà mentre nel Fatah sono il 53%. Una tendenza confermata da un altro dato: nelle file di Hamas il 33% è disoccupato, il 19% lavora in modo saltuario, l’11% ha un impiego part-time. La condizione economica condiziona anche la simpatia nei confronti di un leader. Tra i più poveri l’idolo è Barghouti (50%). Si identificano con lui, non lo considerano corrotto e la sua detenzione in Israele accresce il prestigio. Seguono Rantisi (48%), Arafat (46), Yassin (42%). All’opposto, tra i più agiati è Abu Mazen a conquistare il 50%. Avendo il portafogli pieno pensano anche di avere un futuro politico diverso da quello che si identifica nella rivoluzione permanente.
L’ETA’ E LA POLITICA - Centinaia di giovani palestinesi sono morti durante l’intifada. C’è chi ha perso la vita per una fucilata durante le sassaiole contro l’esercito e chi ha scelto di immolarsi come un kamikaze. Sono loro l’avanguardia nella lotta. Vediamo come si dividono in base all’età compresa. Tra i 18 e i 25 anni: 31% con la Jihad, 27% con Hamas, 27% con il Fronte popolare, 25% con il Fatah. C’è però un 24% che non si riconosce in alcuna fazione. Tra i 26 e i 35 anni: 42% con il Fronte popolare, 40% con Hamas, 39% con la Jihad, 35% con il Fatah mentre c’è un 38% che non crede nella bandiera di un gruppo.
IL MODELLO - Quale modello di Stato copiare? I palestinesi preferiscono, ovviamente, i Paesi arabi (56%) e in alternativa quelli occidentali (28%). Seguono gli Stati islamici (11%) e l’avversario Israele (4%). Scendendo nel particolare l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Siria ricevono un indice di gradimento. In Europa è la Francia. L’Italia non è mai citata.
L’INFORMAZIONE - E’ un ganglio vitale. Nel conflitto in corso le notizie non mancano, però è facile diffondere le leggende. Irresistibile il ricorso alla propaganda. Tra chi vive al livello più basso della società l’informazione arriva dalle radiotv palestinesi (41%), dalla rete qatariota Al Jazira (22%), dai giornali locali (7%), dalle fazioni a cui si è affiliati (6%), dalle moschee (4%), dall’emittente degli Hezbollah libanesi e persino da amici e parenti (2%). Al Jazira conquista invece il primato tra i più abbienti (24%).
In quale leader ha fiducia?
- Yasser Arafat: 22%
- Ahmed Yassin: 12%
- Abdelaziz Rantisi: 6%
- Mohammed Barghouti: 4%
- Abu Mazen: 3%
- Altri: 12%
- Nessuno: 41%
In quale fazione ha fiducia?
- Fatah: 27%
- Hamas: 21%
- Jihad: 4%
- Fronte nazionale per la liberazione della Palestina: 3%
- Altri: 3%
- Nessun gruppo: 42%
Riteniamo che a questi dati si possa aggiungere, a titolo di integrazione, un elenco degli attentati terroristici sventati od impediti dalle forze di sicurezza israeliane in agosto.
Il totale degli attentati impediti è di 28 (erano stati 29 in luglio).20 di questi sono stati impediti arrestando i terroristi prima che potessero portarli a compimento, 8 sono stati resi impossibili dalla scoperta delle armi, e 7 sono i terroristi uccisi prima che potessero effettuare l' attentato.
Riportiamo alcuni degli episodi che hanno consentito di salvare molte vite innocenti.
Arresti:
1.8.03: arrestato a Tulkarem Sami Tzubuh, un capo operativo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palwestina e responsabile di alcuni attentati, uno dei quali a Hadera era costato la vita a persone; arrestato a Nablus Mahmoud Abu Amra, dei Tanzim (di Arafat), un reclutatore di terroristi che stava predisponendo un attentato nella valle del Giordano; arrestato Nafez Basharat, dei Tanzim, che stava preparando un attentato suicida a Nablus.
5.8.03: arrestati Halil Basharat e Jihad Ramaha, entrambi della Jihad Islamica, che stavano preparando attacchi suicidi e predisponevano allo scopo gli esplosivi.
11.8.03: arrestati Ali Arayet, Saed Arayet ed un minore di Tel Arad; sono arabi israeliani che preparavano rapimenti a carattere terroristico.
13.8.03: arrestato Bader Mlitat, dei Tanzim di Nablus, che stava preparando un attentato suicida ad Itamar.
14.8.03: arrestato Mussa Abu-Lil Askar, dei Tanzim di Nablus, che stava preparando un attentato presso la Tomba di Giuseppe a Nablus.
15.8.03: arrestato a Nablus Ahmed K'faya, della cellula di Hamas di Jenin; ha agito da supporto in attacchi suicidi ed ha organizzato un laboratorio per la fabbricazione di esplosivi.
19.8.03: arrestati Amar Utman, Ashraf Halil e Mahmed T'hayina della Jihad Islamica di Jenin; stavano organizzando un attentato suicida a Haifa, da effettuare con 10 Kg. di esplosivo. Altri 4 terroristi della medesima cellula e coinvolti nel medesimo progetto vengono arrestati il giorno successivo.
26.8.03: arestati in un ospedale Utman Yunes e Fahd Beni Uda, dei Tanzim, che avevano pianificato attacchi con esplosivi, attentati suicidi, imboscate, ed erano responsabili dell' attentato di Rosh Ha'ayin.
27.8.03: arrestato N'zar Na'if di Kalkilya, un trafficante di armi fornitore dei Tanzim.
30.8.03: arrestati Ahmed S'mara e Hussein Nazer B'kaot, del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina di Nablus, che stavano preparando un attentato suicida in una comunità religiosa di Hod Hasharon.
Sequestri:
7.8.03: a Nabuls vari quintali di esplosivi con carte geografiche trovati in un appartamento di Nablus
14.8.03: trovato un laboratorio di esplosivi in una falegnameria di Hebron
21.8.03: scoperto un laboratorio di esplosivi ed acidi a Nablus
24.8.03: a Nablus, scoperto un laboratorio con cento Kg. di epslosivi, cinture esplosive, un proiettile per mortaio
29.8.03: trovata una cintura esplosiva con un detonatore nel telefono cellulare.Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@corriere.it