Guido Olimpio delinea due profili, l'uno di Israele e l'altro di Hamas per meglio descrivere e spiegare i loro rispettivi obiettivi.
Ora ci occupiamo delle mosse che Israele deve compiere per difendersi da Hamas.1 Quale potrà essere la risposta di Israele agli ultimi attentati? Il governo ha sull’agenda tre opzioni: un’offensiva nella striscia di Gaza contro la rete di Hamas. L’assedio alla Mukata, la residenza di Arafat. Oppure l’espulsione del raìs. Quest’ultima ipotesi potrebbe avere una variante: Israele ne annuncia la cacciata, ma non la esegue esercitando una forma di pressione permanente.
2 Un intervento a Gaza sarebbe risolutivo?
L’incursione dovrebbe puntare alla distruzione delle "infrastrutture del terrore": depositi di armi, piccoli laboratori per gli esplosivi e soprattutto la leadership. Ma non mancano le controindicazioni. Usare blindati e tank in un’area densamente popolata come la Striscia di Gaza rischia di provocare pesanti perdite.
3 Che effetti avrebbe la cacciata di Arafat?
C’è un largo consenso nel governo israeliano sulla necessità di eliminare quello che viene considerato un ostacolo. E la reazione istintiva degli israeliani è quella di farla finita per sempre rimandandolo in esilio. Ma la testa consiglia prudenza. All’estero Arafat ridiventerebbe una star e direbbe: "Io ormai sono fuori, non mi potete addebitare più nulla di quello che accade".
4 Proseguiranno gli omicidi mirati?
Per Israele sono diventati un dogma irrinunciabile. L’eliminazione dei capi è considerata l’arma migliore contro il terrore. E ha il sostegno dell’opinione pubblica: il 59 per cento ritiene che si debba continuare su questa via.
5 Ci sono altre misure sul lungo termine?
E’ probabile un’accelerazione nell’edificazione del muro che deve separare Israele dai territori palestinesi. A Sharon il progetto non piace perché può significare la fine di molte colonie, è sgradito agli americani che temono la nascita di un nuovo confine, è invece ritenuto il giusto rimedio dalla maggior parte degli israeliani, a destra come a sinistra, per contenere fisicamente i terroristi.
Ora gli obiettivi di Hamas.1 Qual è l’obiettivo di Hamas? Creare un equilibrio del terrore: un attentato per ogni operazione militare israeliana. Dimostrare di essere capace di resistere alla campagna di annientamento decisa da Sharon. Competere con le altre forze radicali.
2 La fazione ha patito le incursioni di Israele?
In una certa misura. I capi sono costretti a vivere in regime di clandestinità, molti sono stati uccisi. Ma trattandosi di un movimento è di fatto impossibile arrestarne l’attività.
3 Sono possibili altri attentati?
Hamas ha promesso azioni spettacolari perché i sostenitori si attendono un’azione di peso e la stessa leadership, sul breve termine, ha tutto l’interesse a provare la sua forza.
4 Ma le rappresaglie provocate dagli attacchi non possono allineare l’appoggio della popolazione?
Certamente l’uomo della strada palestinese paga un prezzo pesante: blocchi stradali, coprifuoco, impossibilità di andare al lavoro. E dunque Hamas deve tener conto dell’umore della popolazione. Ma, al tempo stesso, l’uso degli attentatori suicidi porta prestigio.
5 E’ possibile che gli estremisti accettino un’altra tregua?
A parole si oppongono a quest’ipotesi, ma se sottoposti ad una prolungata pressione militare e diplomatica potrebbero dire di sì. La userebbero per riorganizzarsi.
6 Come si articolano i rapporti con il nuovo premier palestinese Abu Ala?
Con la strage, Hamas non ha sicuramente aiutato il premier. E’ probabile che cercheranno di creare un rapporto di non conflittualità.
7 Qual è la forza dell’apparato clandestino?
Alcune centinaia di miliziani, divisi in cellule su base locale. Nei villaggi della Cisgiordania c’è una collaborazione con i Tanzim del Fatah.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@corriere.it