Israele, Hamas
due profili a confronto
Testata: Corriere della Sera
Data: 11/09/2003
Pagina: 6
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Le opzioni di Sharon e le mosse di Hamas
Guido Olimpio delinea due profili, l'uno di Israele e l'altro di Hamas per meglio descrivere e spiegare i loro rispettivi obiettivi.
Ora ci occupiamo delle mosse che Israele deve compiere per difendersi da Hamas.

1 Quale potrà essere la risposta di Israele agli ultimi attentati? Il governo ha sull’agenda tre opzioni: un’offensiva nella striscia di Gaza contro la rete di Hamas. L’assedio alla Mukata, la residenza di Arafat. Oppure l’espulsione del raìs. Quest’ultima ipotesi potrebbe avere una variante: Israele ne annuncia la cacciata, ma non la esegue esercitando una forma di pressione permanente.
2 Un intervento a Gaza sarebbe risolutivo?
L’incursione dovrebbe puntare alla distruzione delle "infrastrutture del terrore": depositi di armi, piccoli laboratori per gli esplosivi e soprattutto la leadership. Ma non mancano le controindicazioni. Usare blindati e tank in un’area densamente popolata come la Striscia di Gaza rischia di provocare pesanti perdite.
3 Che effetti avrebbe la cacciata di Arafat?
C’è un largo consenso nel governo israeliano sulla necessità di eliminare quello che viene considerato un ostacolo. E la reazione istintiva degli israeliani è quella di farla finita per sempre rimandandolo in esilio. Ma la testa consiglia prudenza. All’estero Arafat ridiventerebbe una star e direbbe: "Io ormai sono fuori, non mi potete addebitare più nulla di quello che accade".
4 Proseguiranno gli omicidi mirati?
Per Israele sono diventati un dogma irrinunciabile. L’eliminazione dei capi è considerata l’arma migliore contro il terrore. E ha il sostegno dell’opinione pubblica: il 59 per cento ritiene che si debba continuare su questa via.
5 Ci sono altre misure sul lungo termine?
E’ probabile un’accelerazione nell’edificazione del muro che deve separare Israele dai territori palestinesi. A Sharon il progetto non piace perché può significare la fine di molte colonie, è sgradito agli americani che temono la nascita di un nuovo confine, è invece ritenuto il giusto rimedio dalla maggior parte degli israeliani, a destra come a sinistra, per contenere fisicamente i terroristi.
Ora gli obiettivi di Hamas.
1 Qual è l’obiettivo di Hamas? Creare un equilibrio del terrore: un attentato per ogni operazione militare israeliana. Dimostrare di essere capace di resistere alla campagna di annientamento decisa da Sharon. Competere con le altre forze radicali.
2 La fazione ha patito le incursioni di Israele?
In una certa misura. I capi sono costretti a vivere in regime di clandestinità, molti sono stati uccisi. Ma trattandosi di un movimento è di fatto impossibile arrestarne l’attività.
3 Sono possibili altri attentati?
Hamas ha promesso azioni spettacolari perché i sostenitori si attendono un’azione di peso e la stessa leadership, sul breve termine, ha tutto l’interesse a provare la sua forza.
4 Ma le rappresaglie provocate dagli attacchi non possono allineare l’appoggio della popolazione?
Certamente l’uomo della strada palestinese paga un prezzo pesante: blocchi stradali, coprifuoco, impossibilità di andare al lavoro. E dunque Hamas deve tener conto dell’umore della popolazione. Ma, al tempo stesso, l’uso degli attentatori suicidi porta prestigio.
5 E’ possibile che gli estremisti accettino un’altra tregua?
A parole si oppongono a quest’ipotesi, ma se sottoposti ad una prolungata pressione militare e diplomatica potrebbero dire di sì. La userebbero per riorganizzarsi.
6 Come si articolano i rapporti con il nuovo premier palestinese Abu Ala?
Con la strage, Hamas non ha sicuramente aiutato il premier. E’ probabile che cercheranno di creare un rapporto di non conflittualità.
7 Qual è la forza dell’apparato clandestino?
Alcune centinaia di miliziani, divisi in cellule su base locale. Nei villaggi della Cisgiordania c’è una collaborazione con i Tanzim del Fatah.
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