02-2002 Ci sono schiaffi e schiaffi
Gli schiaffoni di Arafat
Testata:
Data: 00/02/2002
Pagina: 0
Autore: Paolo Longo
Titolo:
Ieri ci chiedevamo come avrebbero reagito i nostri media all'affare Arafat-Rajub.
La nostra curiosità è rimasta inappagata. O meglio,insoddisfatta. Meglio ancora, confermata.
Se Busch minacciasse il suo vice Cheney con una pistola e lo prendesse a schiaffi alla casa bianca, se Berlusconi mollasse un manrovescio a Fini puntandogli con l'altra mano un revolver alla tempia, quale spazio avrebbero sui nostri media? La risposta è superflua: nove colonne in prima.
Invece per Arafat quasi niente.
Cominciamo da Paolo Longo. Ne ha accennato nel TG1 di ieri 13.2 ore 20, ma se lo spettatore non sapeva già la notizia e quindi conosceva i fatti, ci avrebbe capito ben poco. C'è stata una discussione, un diverbio, due parole e stop. Meglio parlare degli israeliani che hanno la pretesa di difendersi dai missili Kassam e che quindi cercano di bombardare le fabbriche che li costruiscono. Azioni che come sempre vengono definite di rappresaglia e quindi presentate in modo riprovevole.
Non molto diverso il comportamento dei giornali.
IL SOLE24 ORE ignora del tutto l'accaduto. Non è una notizia. Questo giornale si segnala ogni giorno di più per la sua faziosità e censura. Invitiamo i nostri lettori a tenerlo d'occhio e a non risparmiargli lettere di protesta.
LA STAMPA usa il condizionale, "avrebbe" schiaffeggiato. Non è nel titolo, ma nel breve riassunto. Poi la notizia si riduce a poche righe nel servizio.
Idem IL GIORNALE anche se le parole usate sono già più approppriate. E'stato un "alterco" e la titolazione è più visibile.
Un po' meglio il CORRIERE DELLA SERA con pezzo diffuso a firma di Guido Olimpio. Ma nelle pagine interne e senza alcun richiamo in prima.
Meglio LA REPUBBLICA (gusto per il pettegolezzo?, beh, se serve ben venga) che mette la notizia nel titolo principale e nell'insieme titola correttamente.
Morale: per una informazione che ci informa fino alla nausea di ogni benchè minimo movimento del signor Arafat, questo dimenticarsi le prime pagine ci conferma nei nostri sospetti. Divenuti certezza dopo il caso Cristiano. L'ordine di scuderia è sempre lo stesso: nulla che possa screditare Arafat va pubblicato. Meglio censurare ogni notizia spiacevole. Se poi proprio non si può allora li si ficchi nelle pagine interne, si usino i condizionali, si annacqui il più possibile.
Bush e Berlusconi sono avvertiti. Con loro il trattamento sarà diverso. Giù le mani e pistola nella fondina. Non sono mica Arafat.

Invitiamo i lettori di informazionecorretta ad inviare il commento che ritengono più opportuno al loro giornale di riferimento. Per Tg1 e giornali, le e-mail sono nella page "media". L'affare "Arafat e i suoi schiaffoni" è troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire!

tg1.segreteria@rai.it