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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Varie
5/4/02 Confusi e smarriti
Riflessione di Federico Steinhaus
Gli Stati Uniti non sono in condizione di schierarsi a favore di una conferenza internazionale sul Medio Oriente perché nel Congresso americano c'è una presenza molto forte di deputati ebrei. Se questa frase fosse stata pronunciata da un arabo, lo accuserei di antisemitismo. Ma è stata pronunciata da Berlusconi, e se c'è un' accusa che non si può rivolgere a Berlusconi è proprio quella di essere antisemita. Eppure, anche lui è scivolato sulla classica buccia di banana di uno dei miti dell' antisemitismo: la potenza del denaro degli ebrei, il potere degli ebrei nei media...



E neppure questo pontefice può essere accusato in alcun modo di essere antisemita. Eppure l' Osservatore Romano scaglia parole veementi contro gli israeliani che profanano la sacralità dei luoghi santi del Cristianesimo, quando invece i carri armati se ne fermano a rispettosa distanza, ma tace sul fatto che sono i palestinesi - Tanzim, Jihad, Hamas, Brigate Al Aqsa di Arafat, tutti insieme - ad irrompere nella Chiesa della Natività sparando con i mitra contro le porte e barricandovisi armi in pugno.



Su Repubblica Tahar ben Jelloun sollecita i francesi a distinguere fra israeliani ed ebrei, a non bruciare le sinagoghe come stanno facendo anche da prima che Sharon scatenasse la sua offensiva, ma in tutte le interviste noi sentiamo che i palestinesi, popolo politici ed intellettuali, non parlano degli israeliani, ma degli ebrei: gli ebrei che uccidono, gli ebrei che invadono, gli ebrei che distruggono.



I giornalisti ci tempestano di richieste di interviste: cosa ne pensa Lei, che è ebreo, di Sharon? Lei, che è ebreo, è d' accordo con la politica israeliana? E gli altri ebrei della Sua Comunità, come la pensano? Sono antisemiti, questi giornalisti ? No, di certo, non lo sono. Ma ci chiedono cosa pensiamo di Sharon, non ci chiedono mai cosa pensiamo di Fassino o di Blair.



E noi? Già, perché è indiscutibile che noi ebrei siamo fortemente scossi da quanto avviene, dalla tragedia orrenda che sta squassando Israele e Palestina, ed è indiscutibile che questa tragedia tocchi più da vicino gli ebrei che i non-ebrei, se non altro perché quasi ogni ebreo ha, in Israele, parenti ed amici dei quali non sappiamo se finiranno dilaniati da un terrorista suicida, solo perché sono andati a fare la spesa o a bere un caffè.



Servirà veramente la potenza dei carri armati per stroncare il terrorismo? Da quando è cominciata questa operazione militare che si propone di stanare ed arrestare i terroristi sono pressoché cessati gli attentati suicidi, è vero, ma cosa succederà quando i carri armati se ne torneranno nelle caserme? E dopo i carri armati, entrerà finalmente in scena un serio ed onesto progetto politico, lungimirante ed equilibrato? Si renderà conto l'occidente che questo è un terrorismo da esportazione, nato prima dell' 11 settembre e destinato ad espandersi oltre lo scenario israeliano? Qualcuno dei nostri governanti europei, dei nostri politici pieni di belle parole e di buoni sentimenti, si assumerà l' ingrato compito di collegare questo terrorismo e questa cronica minaccia contro l' esistenza di Israele all' antisemitismo fomentato dal mondo arabo attraverso radio, televisione, stampa, internet?



Confusi e smarriti. Confusi, smarriti ed angosciati. Siamo accomunati tutti da questa sensazione di impotenza, spettatori che non conoscono il finale della tragedia alla quale stanno assistendo. Vogliono farci credere che a questo punto non importa più capire chi abbia ragione, che i due contendenti sono uguali nella loro brutalità, come se le radici profonde di questo conflitto non abbiano in sé anche la visione politica della sua soluzione. Una soluzione che non ne tenga conto, che non conosca e valuti adeguatamente le origini dello scontro quasi secolare fra il mondo arabo ed Israele, fra il mondo arabo ed il sionismo in quanto affermazione del diritto di autodeterminazione del popolo ebraico, non potrà che essere una soluzione ingiusta, e pertanto non duratura.



Federico Steinhaus

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