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Antisemitismo e c'è chi non lo vede...
Riflessione di Barbara Mella


"Un fantasma si aggira per l'Europa" diceva qualcuno tanto tempo fa: bei tempi, in cui i fantasmi ancora non erano globalizzati e si limitavano a scorrazzare per un solo continente. Il fantasma con cui abbiamo a che fare oggi è un fantasma globalizzato, planetario e anche bipartisan. Si nutre dell'aria stessa che respira e cresce di giorno in giorno. Ricordate? "Mai più!" si prometteva accoratamente sulle ceneri di Auschwitz, "mai più un tale orrore, mai più tali mostruosità, mai più un tale inferno in terra". Ci illudevamo che sotto le ceneri di Auschwitz fosse rimasto sepolto anche il mostro dell'antisemitismo, ma ci eravamo sbagliati. Rievocando e parafrasando uno slogan d'altri tempi, potremmo dire: "Hitler è vivo e lotta insieme a loro".

Ha cominciato in sordina. Il fanatismo religioso che per secoli aveva permesso di odiare gli ebrei in quanto "assassini di Cristo" era ormai passato di moda, non vi si poteva più far ricorso, e poi, dopo quello che era successo, mostrarsi antisemiti sarebbe stato abbastanza di cattivo gusto, e dunque pazienza. Ed ecco, come una manna dal cielo, profilarsi la questione palestinese. La guerra dei Sei Giorni l'hanno voluta gli arabi, l'hanno programmata gli arabi, l'hanno preparata gli arabi, ma il primo colpo lo ha sparato Israele. Prima della guerra c'erano state oltre duemila incursioni armate in territorio israeliano, ma nella guerra guerreggiata il primo colpo lo hanno sparato loro, gli ebrei! I palestinesi cominciano a raccontare che gli ebrei hanno rubato loro la terra: e perché non crederci? Raccontano che loro sono sempre vissuti lì: perché non crederci? Raccontano storie su storie, e noi ci crediamo, perché dopotutto lo abbiamo sempre saputo che gli ebrei sono una gran brutta razza, Hitler avrà anche esagerato, d'accordo, però...

Sia ben chiaro: noi siamo antisionisti, non antisemiti! Poi capita che qualcuno aggredisca il vicino di casa ebreo dicendogli: "Ma voi ebrei cosa fate ai palestinesi?" Il povero vicino di casa non ha neanche mai visto un palestinese da vicino, ma poco importa. Capita che in nome della causa palestinese si assaltino sinagoghe e istituzioni ebraiche in ogni parte del mondo, capita che venga assassinato un bambino italiano di due anni, o che un vecchio americano paralitico venga scaraventato giù da una nave, ma per carità, non veniteci a dire che siamo antisemiti. Certo, è chiaro che gli israeliani opprimono i palestinesi perché la sopraffazione è iscritta nel codice genetico dell'ebreo, lo dimostrano anche i Protocolli, ma cosa c'entra? Non siamo noi ad essere antisemiti: sono loro che sono ebrei! La questione palestinese? Colpa degli ebrei! Il terrorismo arabo? Colpa degli ebrei! I musulmani opprimono 250 milioni di cristiani nel mondo e ne ammazzano 160.000 ogni anno? Ebbene sì, colpa degli ebrei anche quello! La storia di Israele dimostra che le colpe, almeno le più gravi, stanno da tutt'altra parte? E noi la riscriviamo. Arafat? Sì, certo che lo sappiamo che non vuole la pace. Perché continuiamo a sostenerlo? Perché se arriva la pace e si risolve la questione palestinese, cosa diavolo ci inventiamo poi per poter continuare a odiare gli ebrei?



Poco più di mezzo secolo è passato, ancora vivono tra noi coloro che portano nella propria carne - e nella propria anima - le cicatrici di quell'inferno, e tutto sembra essere tornato, o sul punto di tornare, esattamente come prima: si chiedono loro improbabili mea culpa, si dimostra, grazie ai "Protocolli", che stanno tramando per conquistare e sottomettere il mondo, vengono indicati come responsabili del terrorismo islamico, si insinua che abbiano buttato giù le Torri e avanti e avanti, fino al delirio di Durban, senza che nessuno, o quasi, levi un grido d'allarme. Un fantasma si aggira per il pianeta: se non riusciremo a strangolarlo in tempo, l'inferno tornerà a regnare sulla terra.






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