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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio-Avvenire Rassegna Stampa
29.07.2017 Islam,palestinisti,terrorismo. Chi analizza i fatti e chi li manipola
Daniel Mosseri sul Foglio e Federica Zoja sul quotidiano dei vescovi

Testata:Il Foglio-Avvenire
Autore: Daniel Mosseri-Federica Zoja
Titolo: «Sfida intra islamica-Nuovi scontri in Cisgiordania: palestinese ucciso a Batlemme»

Minore attenzione oggi sui disordini in Israele e Cisgiordania.
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/07/2017, a pag.2 e da AVVENIRE a pag.12, alcuni commenti. Il pezzo del quotidiano dei vescovi è preceduto da una nostra nota.

Il Foglio-Daniel Mosseri:" Sfida intra islamica "

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Daniel Mosseri                        Michael Kobi

Berlino. Il dietrofront del governo israeliano sulla decisione (seguita all'attentato terroristico dello scorso 14 luglio) di installare metal detector per l'accesso al Monte del Tempio a Gerusalemme non è servita a riportare la calma nella città santa. Anche questo venerdì di preghiera islamica è stato segnato dalla tensione, con ampie proteste dei palestinesi contro le restrizioni imposte da Israele per l'accesso alla moschea di al Aqsa. Ricalcando in maniera mediatica la mappe medievali orbis terrae sviluppate a partire dall'antica città di David, da due settimane Gerusalemme è dunque tornata al centro del mondo. "Si tratta di una copertura del tutto esagerata rispetto all'entità dei fatti in corso". Per Kobi Michael, ricercatore senior dell'Inss (l'Institute for National Security Studies presso l'Università di Tel Aviv), l'attenzione dei media, "soprattutto di quelli occidentali", per le vicende gerosolomitane rivela che il Muro del pianto e le moschee non sono il vero oggetto del contendere ma "il riflesso di una campagna ben organizzata da parte dell'islam politico". Secondo Kobi, il primo artefice di questa campagna è "lo sceicco Raed Salah, capo del Movimento islamico", un chierico che da oltre vent'anni istiga all'odio anti ebraico, e fa della creazione del Califfato con capitale Gerusalemme il suo cavallo di battaglia, invitando alla jihad ora da un'università ora da un carcere israeliano al grido di "al Aqsa è in pericolo". Non è un caso che i tre attentatori che hanno ucciso due soldati israeliani il 14 luglio venissero da Umm el Fahem, località israeliana roccaforte di Salah. La sanguinosa provocazione iniziale, però, è stata accolta e fatta propria dai soliti noti: Hamas, l'Autorità palestinese e poi nella Turchia di Erdogan. Perché sette anni dopo l'inizio della primavera araba, spiega ancora Kobi, che è stato anche ex responsabile del desk palestinese del ministero degli Esteri israeliano, "il medio oriente va letto con occhi diversi: non sono più gli stati a contare ma i fronti in campo". Sul versante arabo e islamico i protagonisti regionali sono quattro: "l'Islam politico con Salah, Hamas, e la Turchia" (tutti espressione della Fratellanza musulmana); "gli sciiti radicali con l'Iran, la Siria e i loro alleati" (come Hezbollah in Libano e gli houthi in Yemen); "i jihadisti sunniti come l'Isis e al Qaida; e infine i paesi sunniti moderati" (come Marocco, Egitto, Arabia Saudita e monarchie del Golfo). E se nell'iconografia medievale Gerusalemme era il baricentro fra Europa, Asia e Africa, oggi la città santa è diventata l'oggetto del contendere fra i protagonisti islamici, accomunati solo dal comune nemico: Israele. "Gerusalemme - riprende Kobi - si presta benissimo all'abuso", diventando il fulcro, per esempio, del braccio di ferro fra Erdogan e la Giordania, il cui re si fregia del titolo di protettore dei luoghi santi cristiani e musulmani. Ieri Erdogan, presidente di turno dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), ha convocato una riunione dei ministri degli Esteri dell'organizzazione a Istanbul il 1 agosto per discutere di Gerusalemme. Per un motivo uguale e contrario, pochi giorni fa il re saudita Abdallah aveva definito l'installazione dei metal detector "un esercizio di routine". Scontro simile è quello che ha visto coinvolti Abdallah e Abu Mazen, il presidente palestinese. "Re Abdallah è furibondo con Abu Mazen", osserva Kobi, ricordando che il primo ha cercato di gettare acqua sul fuoco mentre il secondo sta cercando di cavalcare le proteste anti israeliane per togliere spazio a Hamas. "Abu Mazen non perde occasione per dimostrare di non essere un partner per la pace", dice Kobi aggiungendo però che la strada in rivolta si accorgerà presto di chi conta e chi no. In mezzo a questo braccio di ferro islamico a squadre, il governo israeliano sconta il repentino cambio di rotta sui metal detector. "Un errore e una prova di debolezza", dice Kobi.

Avvenire- Federica Zoja: " Nuovi scontri in Cisgiordania: palestinese ucciso a Batlemme"

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Federeica Zoja

Ancora una volta il quotidiano dei vescovi si erge a difensore delle tesi palestiniste, citando una testimonianza che almeno il pudore avrebbe consigliato di ignorare. Definire 'disarmato' uno che sta per aggredire armato di coltello dei soldtai israeliani è ignobile.
Che dire poi su queste parole "
A sua volta, tale decisione ha fatto seguito all'assalto perpetrato il 14 luglio da due palestinesi proprio a partire dal luogo di culto" Quello che la Zoja definisce 'assalto' è l'uccisione dei due soldati israeliani, ignorati come non fossero mai esistiti. Avvenire sta superando il Manifesto in quando a menzogne, omissioni e propaganda anti-Israele.
Ai lettori cattolici sta bene così, è l'unico commento che se ne può trarre.

Nuovi incidenti si sono verificati ieri, al termine delle preghiere islamiche del venerdì, fra forze di sicurezza israeliane e manifestanti palestinesi in svariate località della Cisgiordania e sulla linea di confine di Gaza, mentre qualche tensione si è registrata anche a Gerusalemme. In particolare, è di un morto e tre feriti il bilancio di scontri avvenuti fra dimostranti palestinesi, organizzati da Hamas, e reparti dell'esercito israeliano all'altezza di al-Bureij, nei pressi del confine della Striscia. La vittima è stata identificata in Abdallah Abu Hameisa, di 17 anni. Fonti palestinesi hanno dato conto anche di incidenti alla periferia di Betlemme, nel centro di Hebron, a Qalandya (Ramallah) e a Huwara, presso Nablus, e dell'uso da parte dell'esercito israeliano di lacrimogeni e proiettili rivestiti di gomma. Sul fronte opposto, un portavoce militare israeliano ha riferito che un palestinese armato di un coltello ha cercato di attaccare dei soldati all'incrocio di Gush Etzion, presso Betlemme, ed è stato colpito dal fuoco di reazione. I militari sono rimasti incolumi, mentre l'assalitore (Abdullah Taqatqa, 24enne di Betlemme) è deceduto poco dopo. In merito all'episodio infuriano le polemiche: testimoni oculari palestinesi sostengono che i soldati abbiano sparato quando il giovane si trovava a una distanza di 20 metri, disarmato. Prosegue dunque la fiammata di violenza esplosa due settimane fa a Gerusalemme e nei Territori quando le autorità israeliane hanno disposto misure di sicurezza rafforzate per l'accesso alla Spianata delle moschee (Monte del tempio, per i fedeli ebrei). A sua volta, tale decisione ha fatto seguito all'assalto perpetrato il 14 luglio da due palestinesi proprio a partire dal luogo di culto. Giovedì le autorità israeliane hanno ordinato la rimozione dei metal detector, accogliendo le istanze musulmane. Nonostante ciò, 115 palestinesi e un soldato israeliano sono rimasti feriti nel corso di una guerriglia furibonda. Firas al-Dibs, portavoce del consiglio per i Beni religiosi (Waqf) della moschea di alAqsa, ha confermato che «almeno 10mila palestinesi hanno partecipato alla preghiera del venerdì», mentre «migliaia di altri fedeli hanno pregato per le strade della Città vecchia di Gerusalemme». Giovedì i disordini avevano provocato 37 feriti, con lesioni causate da lacrimogeni e percosse. Ieri ancora qualche tensione vicino alla Porta dei Leoni e all'interno del complesso sacro. Anche il corrispondente della sede Rai di Gerusalemme Carlo Paris è rimasto ferito alla Porta dei Leoni. Paris è stato colpito da una granata assordante lanciata dalla polizia che gli ha procurato una ustione alla gamba destra. Il giornalista è stato ricoverato in ospedale, dal quale è stato poi dimesso. Con lui è stato ricoverato, e poi dimesso, l'operatore tv israeliano mentre la producer palestinese è ancora in ospedale. «La polizia stava caricando un gruppo di giovanissimi manifestanti palestinesi quando ha cominciato a sparare una serie di granate assordanti. Tre di queste — ha raccontato Paris — ci hanno colpiti».

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