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Panorama - La Stampa Rassegna Stampa
16.03.2017 Francia: che cosa voteranno gli ebrei?
Commento di Leonardo Martinelli, Paolo Levi intervista Michel Wieviorka

Testata:Panorama - La Stampa
Autore: Leonardo Martinelli - Paolo Levi
Titolo: «Sorpresa, gli ebrei francesi votano Marine - Marine all'Eliseo sarà un flop, non potrà cambiare il mondo»

Riprendiamo da PANORAMA di oggi, 16/03/2017, a pag. 22, con il titolo "Sorpresa, gli ebrei francesi votano Marine", il commento di Leonardo Martinelli; dalla STAMPA - ORIGAMI, a pag. 8, con il titolo "Marine all'Eliseo sarà un flop, non potrà cambiare il mondo", l'intervista di Paolo Levi al sociologo Michel Wieviorka.

Ecco gli articoli:

PANORAMA - Leonardo Martinelli: "Sorpresa, gli ebrei francesi votano Marine"

L'articolo di Leonardo Martinelli ha un titolo fuorviante: non è vero che la maggioranza degli ebrei francesi è schierata con Le Pen, al contrario la percentuale di chi l'ha votata nelle ultime consultazione è molto inferiore rispetto alla media nazionale dei consensi riscossi dal Front National, come lo stesso articolo non può fare a meno di ricordare. Inoltre l'articolo disinforma perché fonda sull'opinione di una sola persona, un poliziotto 36enne, la tesi (tutta da dimostrare) dello spostamento a destra dell'elettorato francese.

Vedremo come andranno le elezioni di maggio in Francia: ci saranno ovviamente ebrei che votano per diversi partiti, come tutto il resto della popolazione.

Ecco il pezzo:

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Leonardo Martinelli

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Marine Le Pen

Cranio liscio e fisico robusto. Michel Thooris, poliziotto di 36 anni, è ebreo. Ed è uno dei più strenui sostenitori di Marine Le Pen: «Oggi è lei a proporre il progetto più solido contro l'islam radicale, che è all'origine di un antisemitismo crescente in Francia». Per Thooris, «la preferenza nazionale di cui parla la Le Pen si applica a tutti i francesi, anche ai musulmani, ai gay. Sì, pure agli ebrei».

Ma non hanno sempre votato a sinistra? «È un falso mito» continua. «L'élite ebraica in Francia vota la gauche. Ma la maggioranza è di destra». Ripensando al negazionismo sfrontato di Jean-Marie Le Pen e ai suoi insulti contro gli ebrei durante i comizi, sembra impossibile. Ma è così: Marine guadagna sempre più terreno nella comunità ebraica di Francia, che conta 475 mila persone, la più grande fuori Israele, dopo gli Stati Uniti. Già nel 2011 la leader populista ha definito «i campi di concentramento nazisti il massimo della barbarie». Nel 2015 ha cacciato dal partito il padre dopo che aveva definito le camere a gas naziste «un dettaglio della storia».

D'altra parte, alle presidenziali del 2012 la Le Pen aveva già ottenuto il voto del 13 per cento degli ebrei, contro una media globale del 17,9: un risultato oltre ogni aspettativa. Poi ci sono stati gli attentati jihadisti, che hanno spinto, solo nel 2016, 5 mila ebrei francesi a emigrare in Israele. Louis Allot, compagno di vita di Marine e vicepresidente del Front national, è il suo trait d'union con la comunità dato che il nonno materno era ebreo. Pur di origini semplici, Louis ha in tasca un dottorato di diritto pubblico e un allure da «gentleman farmer». Insomma, è presentabilissimo.

Ma siamo proprio sicuri della sincerità della Le Pen? «Su di lei non ci sono dubbi» risponde Thooris. «Il partito è un'altra cosa. Lì ci sono ancora degli antisemiti, ma come in tutta la società francese». Nel 2011 Thooris ha preso la tessera e un anno fa ha creato l'Unione dei patrioti francesi ebrei, vicina al Fn. In effetti, intorno alla Le Pen, che cerca di conciliare vecchi e nuovi elettori, gravitano ancora strani personaggi. Come Frédéric Chatillon, una vecchia conoscenza dell'università: era leader del Gud (Groupe union défense), studenti di estrema destra e picchiatori. Oggi con le sue società fornisce servizi al partito per la propaganda ed è amico dell'ideologo Alain Soral e dell'umorista Dieudonné, entrambi accusati di antisemitismo. E nei meeting importanti, con i suoi quasi due metri d'altezza, è sempre ben visibile accanto alla «capa».

LA STAMPA - Paolo Levi: "Marine all'Eliseo sarà un flop, non potrà cambiare il mondo"

In un romanzo di fantascienza, la Francia dopo la vittoria di Marine Le Pen.

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Paolo Levi

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Michel Wieviorka

Per raccontare la Francia governata da Marine Le Pen lei ha scritto una fiction, la storia di Michael W. Squirrel, un corrispondente americano, impegnato a raccontare la vita quotidiana dopo la vittoria del Front National. Cosa succede concretamente? Cambia tutto. La politica, l'economia, i rapporti internazionali con l'amico Putin, Trump, la mano tesa a Israele per dimostrare che non è antisemita come il padre Jean-Marie. E poi la vita sociale, culturale, intellettuale, morale, nulla in Francia sarà più come prima. E Squirrel, rispettato cronista, alla fine vincerà il Pulitzer.

Ci saranno scontri e violenze? Un po' ovunque. La gauche si strapperà i capelli per non aver saputo bloccare prima la Le Pen. Ma non ci sarà tempo da perdere perché subito dopo l'Eliseo ci sono le elezioni legislative, un voto che si annuncia complicato, impossibile per lei avere la maggioranza. Quindi due opzioni: o la coabitazione con l'opposizione, scenario maledetto che non va in porto, o l'alleanza con l'ala più radicale della destra classica, che forma l'esecutivo insieme alla presidente. Con Sarkozy dietro le quinte.

Squirrel sarà sicuramente andato a fare una capatina in banlieue. Nei quartieri popolari esplodono tensioni. In molti ora pensano di avere il diritto di dire ai musulmani ciò che pensano di loro. Ma la violenza non è solo verbale.

E che succede nelle scuole? Vengono modificati i programmi, soprattutto quelli di Storia. Le pagine gloriose del passato non sono le stesse per tutti. Sulla colonizzazione, per esempio, la nuova inquilina dell'Eliseo incarica il ministro dell'Istruzione, Eric Zemmour (un polemista di estrema destra, autore del best seller " Il suicidio francese", ndr) , di esaltare personaggi che prima non lo erano. Bisogna vantare l'apporto delle colonie alla civiltà e pentirsi di aver decolonizzato.

In classe viene imposta la divisa? E a mensa gli studenti musulmani hanno ancora diritto al menu halal? Tutte misure che corrispondono perfettamente allo zeitgeist lepenista. Un governatore di regione, Laurent Wauquiez (destra, Les Républicains), ha già annunciato l'arrivo di metal detector a scuola. A volte la realtà anticipa l'immaginazione e non solo nel Front National.

E all'università? Gli studenti francesi possono ancora partire in Erasmus? Certamente sì, è tutto qui il paradosso. Madame la Présidente non potrà modificare tutto in funzione del suo modello ideologico. Per certi versi vorrà dimostrare di essere aperta. Per lei l'Eliseo non è affatto semplice. Facile pronunciare un discorso populista quando sei fuori, ma una volta dentro tutto cambia. Sul programma Erasmus non è contro la circolazione dei giovani, a patto che la Francia resti la Francia, no all'Europa senza frontiere in cui i giovani se ne vanno a zonzo senza controlli.

E infatti brandisce l'ipotesi di un referendum in stile Brexit. Lo farà? Farà di tutto per lasciare l'Europa, l'euro, o trarre il massimo vantaggio dalla possibilità di un'uscita. Sarà un flop, perché non è abituata alle trattative internazionali, non sa nemmeno come si discute con i capi di Stato. Le Pen si troverà a dover rinunciare continuamente alle sue promesse, la realtà le resiste, ci sono le istituzioni, le leggi, gli accordi internazionali, sulla pena di morte ha fatto già retromarcia. E incapace di affrontare il reale e per lei finirà malissimo.

E sul piano economico? Crescerà il prezzo della baguette? Il suo programma è irrealizzabile. Il popolo si fionderà nei supermercati come durante la guerra, stock di riso, farina, burro, il Paese rischia una penuria o difficoltà di approvvigionamento.

Ci saranno commemorazioni nostalgiche, tipo Vichy o altro? Sì, parecchie, ma per questo la più radicale è la nipote Marion-Maréchal Le Pen. Nel mio libro a un certo punto, a Fréjus, nel sud del Paese, prende il volante di un bulldozer per abbattere una moschea ritenuta illegale. Michael W.Squirrel racconta di quando una volta rasa al suolo annuncia la costruzione di un grande museo alla gloria delle colonie.

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